sabato 5 ottobre 2024

Tuileries: l’ascesa e la caduta della reggia dimenticata di Parigi

Dimenticato dai più, oscurato dalla magnificenza di Versailles e annientato dalle fiamme della storia, il Palazzo delle Tuileries rappresenta una delle testimonianze architettoniche e politiche più eloquenti della Francia moderna. Nato per volontà di Caterina de’ Medici nel cuore del XVI secolo, l’edificio affonda le sue radici in un luogo dal nome umile, legato alle fornaci per la produzione di tegole – “tuiles” in francese – che sorgevano sulle rive della Senna. Eppure, ciò che prese forma nel 1564 fu ben più di una semplice dimora reale: le Tuileries divennero il teatro del potere, del cambiamento e infine del collasso delle istituzioni monarchiche francesi.

Sin dalla sua fondazione, il palazzo fu concepito come simbolo di potere e continuità dinastica. Caterina de’ Medici lo commissionò con l’intento di stabilire una nuova sede per la corte dopo la morte del marito, Enrico II. Tuttavia, la sua funzione restò fluttuante per oltre un secolo. Durante il XVII secolo, in attesa del completamento della reggia di Versailles, anche Luigi XIV – il Re Sole – risiedette alle Tuileries. Ma con lo spostamento definitivo della corte a Versailles, il palazzo parigino fu abbandonato, lasciando che i suoi giardini si aprissero al passeggio dei cittadini, divenendo uno dei primi spazi pubblici del nascente urbanesimo moderno.

Il destino delle Tuileries cambiò bruscamente nel 1789. In seguito allo scoppio della Rivoluzione francese, la famiglia reale fu costretta a lasciare Versailles per trasferirsi a Parigi. Luigi XVI e Maria Antonietta vissero confinati tra le mura del palazzo sino al tragico assalto del 10 agosto 1792, quando le masse rivoluzionarie irruppero violentemente nell’edificio, decretando la fine della monarchia assoluta e la fuga della famiglia reale.

Con l’avvento di Napoleone Bonaparte, prima come Primo Console e poi come Imperatore, le Tuileries tornarono a brillare. Divennero la residenza ufficiale del potere esecutivo francese e furono profondamente ristrutturate in stile neoclassico, riflettendo l'estetica razionalista e maestosa del nuovo regime. L’ambizione imperiale del Bonaparte vide nel palazzo non solo una dimora, ma il fulcro di un progetto urbanistico più ampio: l’unificazione del Louvre con le Tuileries in un complesso continuo. Un’idea che rimase incompiuta, ma che ancora oggi si percepisce nella disposizione degli edifici parigini.

Anche dopo la caduta di Napoleone e la Restaurazione borbonica del 1815, le Tuileries continuarono a essere la residenza ufficiale dei monarchi. Tuttavia, l’instabilità politica del XIX secolo fece del palazzo una scena di costanti rivolte. Durante la Rivoluzione di luglio del 1830, fu nuovamente preso d’assalto. Luigi Filippo, il “re borghese”, vi abitò fino al 1848, quando anche il suo regno fu rovesciato da un’insurrezione popolare culminata il 24 febbraio con un altro violento attacco all’edificio.

Fu Napoleone III, nipote del primo imperatore, a dare alle Tuileries la sua ultima vita. Dopo il colpo di Stato del 1852, Luigi Napoleone Bonaparte trasformò il palazzo nella sua residenza imperiale. Il Secondo Impero vide nuove modifiche, ampliamenti e un tentativo di modernizzazione che riflettevano le ambizioni del regime. Ma la fine era già scritta.

Il 23 maggio 1871, mentre Parigi era sconvolta dalla repressione della Comune, le Tuileries vennero incendiate dai comunardi in uno degli atti più drammatici e simbolici di rottura con il passato monarchico. L’incendio ridusse in cenere secoli di storia, arte e architettura. Le rovine rimasero visibili per oltre un decennio, a testimonianza del vuoto lasciato da quella distruzione. Solo nel 1883, dopo molte esitazioni e polemiche, le autorità francesi decisero di procedere alla demolizione definitiva, completata il 30 settembre dello stesso anno.

Oggi delle Tuileries rimane soltanto l’ampio giardino, ridisegnato da André Le Nôtre nel XVII secolo e divenuto uno dei polmoni verdi più frequentati di Parigi. Il palazzo in sé, invece, sopravvive solo nei dipinti, nei documenti d’archivio e nella memoria degli storici. Eppure, la sua parabola – fatta di splendore e rovina, arte e rivoluzione – continua a offrire uno specchio fedele delle vicende tumultuose della Francia moderna.

Mentre il Louvre, suo gemello architettonico, si erge oggi a tempio dell’arte mondiale, le Tuileries sono diventate simbolo di un’altra memoria: quella che ricorda quanto effimero possa essere il potere, e quanto fragile sia la gloria, quando poggia su fondamenta agitate dal vento della Storia.



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