venerdì 25 ottobre 2024

Jane Austen e Napoleone: un incontro mai avvenuto, tra realtà storica e suggestioni letterarie

Nel vasto panorama della storia europea, i nomi di Jane Austen e Napoleone Bonaparte evocano immagini radicalmente diverse: l’una, simbolo della letteratura inglese raffinata e domestica, l’altro, icona di ambizione imperiale e rivoluzione militare. Due figure che, a prima vista, sembrerebbero non avere nulla in comune se non il periodo storico in cui vissero. Ma una domanda affascinante continua a incuriosire studiosi e appassionati: Jane Austen ha mai incontrato Napoleone?

La risposta, sostenuta da tutte le fonti storiche disponibili, è no. Non esistono prove che suggeriscano un incontro diretto tra la scrittrice e l’imperatore. Eppure, c’è spazio per una riflessione più ampia su cosa significasse per una donna come Austen, vissuta in un’epoca di profondi sconvolgimenti politici e militari, trovarsi nello stesso mondo – sebbene a debita distanza – di un uomo che aveva cambiato il volto dell’Europa.

Dopo la disfatta di Waterloo, Napoleone si arrese il 15 luglio 1815 e fu trasferito a bordo della HMS Bellerophon, ancorata dapprima al largo di Brixham e successivamente nel porto di Plymouth. La sua presenza attrasse immediatamente l’attenzione del pubblico britannico: folle di curiosi si accalcarono lungo le coste sperando di scorgerlo, anche solo per un istante. Fu un momento di intensa fascinazione collettiva, in cui il nemico giurato dell'Inghilterra divenne, quasi paradossalmente, un'attrazione da osservare da lontano.

All’epoca, Jane Austen viveva a Chawton, un tranquillo villaggio dell’Hampshire, ben lontano dal trambusto delle coste del Devon. Sebbene teoricamente avrebbe potuto compiere il viaggio – un tragitto di circa 240 chilometri, affrontabile in carrozza in diversi giorni – non esiste alcuna documentazione che attesti un suo spostamento verso Plymouth. Austen era malata e già nel 1815 la sua salute stava declinando visibilmente. Inoltre, il suo stile di vita e le sue abitudini quotidiane rendono improbabile un’improvvisa partenza solo per partecipare a quello che oggi potremmo definire un evento mediatico.

Eppure, Napoleone era una figura familiare nel mondo intellettuale di Jane Austen. Ne era consapevole, lo osservava a distanza, lo evocava persino con ironia. In una lettera del 1813 scritta alla sorella Cassandra, Austen scherzava: “Non dispero che il mio libro venga letto da qualche futura imperatrice di Francia, quando Francia e Inghilterra saranno una cosa sola. Anzi, vivo nella speranza che ciò accada.” Un passo che testimonia tanto la sua consapevolezza geopolitica quanto la sua sottile vena satirica.

La reticenza con cui le guerre napoleoniche compaiono nei suoi romanzi – appena accennate, quasi mai protagoniste – potrebbe apparire sorprendente, soprattutto considerando che due dei suoi fratelli, Francis e Charles, erano ufficiali della Royal Navy e parteciparono attivamente agli scontri dell’epoca. Tuttavia, questa scelta letteraria si inserisce perfettamente nel mondo microcosmico di Austen, dove le tensioni sociali si riflettono nei balli, nei matrimoni, negli scambi epistolari e nelle convenzioni borghesi più che sui campi di battaglia.

Sebbene Jane Austen e Napoleone Bonaparte abbiano respirato la stessa aria e vissuto sotto lo stesso cielo – quello turbolento dell’Europa tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo – i loro mondi non si sono mai toccati davvero. Né un incontro né un contatto epistolare, né tantomeno una dichiarata fascinazione personale. Piuttosto, la loro mancata interazione sottolinea due realtà profondamente diverse: quella dell’uomo che cercava di riscrivere la storia con la spada e quella della donna che la scriveva con la penna. Entrambi, ciascuno a modo proprio, hanno lasciato un’impronta indelebile nel nostro immaginario.



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