Quando si parla di grandi figure storiche, è facile lasciarsi andare a semplificazioni, confronti forzati e giudizi anacronistici. Uno dei più controversi è il parallelo tra Napoleone Bonaparte e Adolf Hitler. Ma è davvero corretto, o utile, equiparare i due? La risposta, dal punto di vista storico e razionale, è chiaramente negativa.
Napoleone Bonaparte non fu il folle conquistatore assetato di potere spesso descritto dalla storiografia anglosassone. Al contrario, il suo operato va compreso nel contesto esplosivo e rivoluzionario dell’Europa di fine Settecento, quando le monarchie europee si coalizzarono con l’unico obiettivo di annientare la Francia rivoluzionaria e restaurare l’assolutismo. In questo scenario, la Francia non fu l’aggressore, bensì il bersaglio di una controrivoluzione internazionale.
Napoleone, militare geniale e stratega innovativo, prese il comando in un momento in cui la Francia era circondata da eserciti nemici. Dotato di un sofisticato sistema di intelligence e di una diplomazia sorprendentemente moderna per l’epoca, non attaccò indiscriminatamente i paesi vicini, ma agì sempre con l’obiettivo di prevenire invasioni, colpendo gli eserciti nemici prima che potessero varcare i confini francesi. Questo gli permise di evitare, almeno per un certo tempo, che le battaglie si svolgessero sul suolo nazionale.
Uno dei suoi punti di forza era la rapidità: spostava le truppe con velocità inedita, sfruttava l’effetto sorpresa e adottava una strategia che oggi definiremmo “di contenimento preventivo”. Solo una volta si discostò da questi principi, e fu una scelta disastrosa: la guerra in Spagna. La Spagna non rappresentava una minaccia per la Francia, e la decisione di intervenire si rivelò un grave errore politico e militare, che lo stesso Napoleone riconobbe durante l’esilio, esprimendo profondo rammarico.
Un altro fronte decisivo fu la campagna di Russia. Dopo aver stretto la pace con lo zar Alessandro I a Tilsit, Napoleone considerava la Russia un alleato. Tuttavia, le pressioni britanniche e l’influenza economica del Regno Unito – la "perfida Albione", come veniva soprannominata – spinsero la Russia a rompere gli accordi. L’obiettivo della campagna non era la conquista del territorio russo, ma il ristabilimento del dialogo e la firma di un nuovo trattato. Il fallimento fu dovuto alla sottovalutazione delle condizioni climatiche estreme e non a un’ideologia espansionistica cieca.
Attribuire a Napoleone lo stesso disprezzo per la vita umana, la stessa visione razziale e genocidaria che fu propria del regime nazista è un errore grave. Le motivazioni, gli obiettivi e i risultati delle due figure storiche non potrebbero essere più diversi. Hitler fu il promotore di una guerra totale ideologica, fondata su un progetto sistematico di sterminio. Napoleone fu il figlio di una rivoluzione, un riformatore pragmatico che cercò – talvolta con violenza, talvolta con diplomazia – di consolidare gli ideali di libertà e modernità in un continente ancora dominato da monarchie assolute.
Le tracce che ha lasciato in Francia sono ovunque: fondò il Consiglio di Stato, il Senato, le prefetture, i licei, il sistema del baccalaureato, le camere di commercio, la Banca di Francia, il tribunale del lavoro, la Corte dei Conti, il catasto. Riorganizzò le università e introdusse il Codice Civile, che ancora oggi è alla base del diritto francese e ha ispirato molti ordinamenti giuridici nel mondo. Fu anche il primo capo di Stato a risiedere ufficialmente all’Eliseo.
Certo, non mancano le ombre. Due scelte restano fortemente criticabili: l’invasione della Spagna e la temporanea reintroduzione della schiavitù nelle Antille, su pressione dei grandi proprietari terrieri. Tuttavia, va riconosciuto che verso la fine del suo governo, Napoleone revocò questa decisione.
In definitiva, Napoleone non fu un dittatore nel senso moderno del termine. Fu un costruttore di Stato, un uomo del suo tempo che seppe interpretare e, in parte, guidare un’epoca di profondi sconvolgimenti. Equipararlo a Hitler, figura ideologicamente opposta e moralmente incommensurabile, è non solo storicamente scorretto, ma anche profondamente ingiusto.
Dal mio punto di vista? Napoleone fu un protagonista contraddittorio ma grandioso della storia europea, non un tiranno simile a Hitler.
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