Se esistesse un’arena astratta in cui mettere a confronto i grandi condottieri della storia, il nome di Napoleone Bonaparte dominerebbe indiscutibilmente la conversazione. Tuttavia, ogni epoca genera i propri giganti, e nel XVII secolo inglese nessuno ha esercitato una forza più decisiva, militare e politica, di Oliver Cromwell. Il paragone tra i due non è soltanto una questione di bilancio tra vittorie e sconfitte, ma di ciò che rappresentarono come soldati, capi politici e simboli dei rispettivi secoli.
Napoleone Bonaparte (1769–1821), figlio di una Corsica appena annessa alla Francia, non era predestinato alla gloria. Ma il giovane ufficiale d'artiglieria seppe distinguersi sin dai primi incarichi nella Francia rivoluzionaria. A soli 24 anni era già generale, e nel giro di un decennio fu imperatore. Le sue campagne – dall’Italia all’Egitto, da Austerlitz a Jena – furono studiate nei secoli a venire come esempio di arte operativa. Fu un maestro nella guerra di movimento, nell’uso della massa di manovra, nell’accentramento del comando. Entro il 1812, la mappa d’Europa parlava francese, e non per diplomazia.
Napoleone però non fu solo un militare. Riformò il diritto (il Code Napoléon), la pubblica amministrazione, la scuola e la società francese. Ma fu anche vittima del suo titanismo. L’invasione della Russia nel 1812, condotta senza logistica invernale adeguata e con una sottovalutazione del nemico, fu il principio della fine. Waterloo nel 1815 fu l’epilogo, ma l’eco del suo genio continua a risuonare nei manuali di strategia e nei cuori francesi. Ancora oggi, il suo corpo riposa con onore agli Invalides, nel cuore di Parigi.
Oliver Cromwell (1599–1658), invece, fu un uomo di altra tempra e altra epoca. Nacque nella piccola nobiltà terriera e non ricevette alcuna formazione militare. Divenne comandante per necessità, nel contesto della Guerra Civile Inglese. Ma ciò che gli mancava in istruzione lo compensava con disciplina, rigore morale e una fede incrollabile nella causa puritana. Fondò i “New Model Army”, una forza moderna, meritocratica, disciplinata. Fu in grado di sconfiggere l’esercito reale e far giustiziare un re – un evento senza precedenti in Europa occidentale.
Cromwell fu il primo a governare l’Inghilterra senza un re, assumendo il ruolo di “Lord Protettore”, una forma di dittatura repubblicana, fondata su rigore morale, ordine e repressione. Le sue campagne in Irlanda e Scozia furono brutali, ma efficaci. Sotto il suo comando, l’Inghilterra fu temuta come potenza navale e rispettata come nuova forza protestante in Europa. Tuttavia, la sua morte segnò la fine del suo esperimento politico: nel 1660 fu restaurata la monarchia, e il suo cadavere subì la damnatio memoriae. La sua testa fu esposta a Westminster per decenni, simbolo vivente della vendetta regale.
Mettere a confronto i due significa confrontare due concetti diversi di “soldato”: Napoleone come figura totalizzante del genio militare, artefice della guerra moderna e della mobilitazione di massa; Cromwell come comandante moralista, emerso dal caos della guerra civile per riformare – o purificare – la nazione. Uno brillò sulla scena internazionale, l’altro si impose nel conflitto intestino più radicale della storia inglese.
Chi fu il miglior soldato? Se parliamo di abilità tattica, innovazione strategica e scala operativa, la palma spetta indiscutibilmente a Napoleone. Se, invece, si valuta la trasformazione politica e sociale generata da un leader militare, Cromwell ha pochi rivali. Napoleone fu sconfitto, ma rimane un colosso della memoria storica. Cromwell fu cancellato, ma il suo esperimento repubblicano ha lasciato il seme di una nuova visione dello Stato.
La storia non sempre onora con equità i suoi protagonisti. Ma entrambi, in modi profondamente diversi, hanno scolpito il mondo moderno con la forza delle loro convinzioni e delle loro armate.
Nessun commento:
Posta un commento