giovedì 21 novembre 2024

JEAN LANNES: IL LEONE DELLA REPUBBLICA E DELL’IMPERO

Il più coraggioso tra i marescialli di Napoleone, morto in piedi, come un eroe dell’antichità

In un’epoca in cui gli uomini sembravano forgiati nel bronzo e nel fuoco, Jean Lannes si distinse per un tratto che nessun nemico, battaglia o strategia poté mai offuscare: il coraggio puro, viscerale, assoluto. Non quello calcolato dei comandanti da scrivania, né quello sbandierato a fini di gloria, ma il coraggio istintivo, animale, che lo trascinava sempre un passo più avanti dei suoi soldati, al centro del fragore delle cannonate, dove la morte era una possibilità costante e accettata. Fu il più temerario, il più umano e forse il più amato tra i marescialli dell’Impero. E proprio per questo fu anche uno dei più rimpianti.

Nato nel 1769 a Lectoure, nel cuore della Guienna, Lannes venne al mondo in un’umile famiglia di artigiani tintori. Nessuna accademia militare, nessuna educazione formale: solo forza fisica, spirito indomito e un patriottismo viscerale che lo portò ad arruolarsi nel 1792, quando la Rivoluzione chiamava i suoi figli più coraggiosi. All’inizio fu un semplice volontario, poi caporale, sergente, tenente… e nel giro di pochi anni, generale. Ogni promozione se la guadagnò sul campo, con le unghie e con il sangue, guadagnandosi la stima dei suoi superiori e l’adorazione dei soldati.

Fu durante le campagne d’Italia, sotto il comando di Bonaparte, che Lannes si affermò come uno dei più brillanti comandanti del giovane esercito francese. A Arcole, prese la bandiera e la portò avanti sotto il fuoco nemico. A Rivoli, condusse cariche disperate con una calma e una ferocia impressionanti. Napoleone, che non regalava mai parole superflue, lo definì “l’uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto”.

Durante le campagne d’Egitto, fu tra i primi a sbarcare, tra i primi a combattere, tra i pochi a non lamentarsi. E quando la Repubblica lasciò il posto all’Impero, fu tra i primi a essere nominati Maresciallo, nel 1804. Ma a differenza di altri, non dimenticò mai le sue origini popolari. Lannes restò semplice, diretto, schietto, talvolta persino volgare, ma autentico. Disprezzava l’arroganza degli aristocratici e non esitava a dire in faccia a Napoleone ciò che pensava, anche a costo di perdere favori.

Il suo talento non era solo coraggio: era anche intuito tattico, rapidità di manovra, capacità di improvvisare in condizioni impossibili. A Austerlitz, comandò l’ala sinistra con una determinazione che contribuì in modo decisivo alla vittoria. A Jena e a Friedland si confermò tra i più affidabili dei capi. Ma fu nella campagna di Spagna che Lannes iniziò a soffrire: non per le sconfitte, bensì per le atrocità, per la brutalità inutile, per la guerra senza onore. Scrisse lettere amare, disilluse, in cui traspariva un animo ormai segnato.

Nel 1809, durante la campagna contro l’Austria, Lannes fu richiamato per contribuire a fermare l’offensiva nemica. A Eckmühl, come sempre, guidò i suoi uomini dal fronte. Ma fu a Aspern-Essling, nei pressi di Vienna, che si consumò la tragedia. Il 22 maggio, mentre organizzava la difesa sul ponte del Danubio, un colpo di cannone gli tranciò entrambe le gambe. Fu trasportato via tra le lacrime dei suoi soldati, ancora cosciente, ancora impavido.

Napoleone, scosso come raramente gli accadde, andò a trovarlo personalmente. Si dice che pianse. Lannes, conscio della fine imminente, affrontò la morte con la stessa fierezza con cui aveva affrontato la guerra. Morì il 31 maggio 1809, a 40 anni, lasciando un vuoto incolmabile.

La sua morte segnò un punto di svolta. Senza Lannes, l’Impero perse non solo un comandante formidabile, ma anche una coscienza morale. Era l’unico, forse, che poteva parlare all’Imperatore come a un pari, l’unico che riusciva a mescolare onore e violenza, gloria e pietà. L’esercito perse il suo cuore, Napoleone perse il suo migliore amico, la Francia perse un eroe autentico.

Il suo nome è inciso sotto l’Arco di Trionfo, ma il vero monumento a Jean Lannes è la memoria collettiva di chi, sui campi di battaglia, vide in lui qualcosa che andava oltre la guerra: vide l’incarnazione del coraggio, dell’onore e della dedizione assoluta.

Nessun commento:

Posta un commento