Napoleone Bonaparte nacque il 15
agosto 1769. A 250 anni dalla nascita abbiamo smontato alcune false
credenze (non era basso come si crede, non aveva la fobia dei gatti
e, anche se amava l'arte, non fu lui a portare la Gioconda in
Francia) e raccolto alcune curiosità (è anche merito suo se abbiamo
il cibo in scatola, il codice civile e la traduzione dei
geroglifici).
Immaginate che il prossimo presidente
della Repubblica sia un altoatesino nato un anno dopo il passaggio
del Südtirol dall’Austria all’Italia, che sia alto, biondo, con
gli occhi azzurri e parli l’italiano con accento tedesco. O provate
a figurarvi come successore di Giuseppe Conte un africano, immigrato
bambino dall’Etiopia quando ancora era una colonia italiana (cioè
fino al 1941), e che al governo delle regioni insedi fratelli e
parenti.
Inverosimile? Eppure è grossomodo
quanto capitò ai francesi alla fine del Settecento, quando si
ritrovarono come capo dello Stato un oriundo italiano dalla erre poco
arrotata e la grammatica zoppicante: Napoleone Bonaparte.
La Corsica, dov’era nato nel 1769,
era stata ceduta dalla Repubblica di Genova alla Francia da appena un
anno. I genitori di Napoleone erano di origini toscane e in casa loro
si parlava italiano. Come poi quel ragazzino sbarcato in Francia per
frequentare un collegio militare ne sia diventato imperatore, rientra
negli oscuri piani del destino.
Come tanti stranieri fu deriso,
guardato con ostilità e sospetto, odiato da molti, mal sopportato
dai più: se fosse vissuto oggi, sarebbe magari stato relegato in un
centro di accoglienza o rispedito al mittente sul primo barcone e la
sua sarebbe stata una comune brutta esperienza da profugo.
Invece la condizione sociale,
l’ambizione e le giuste scelte politiche trasformarono la sua
avventura di emigrante in una carriera che lo portò a regnare su
mezza Europa. Il nome di questo fortunato immigré còrso e mezzo
italiano era Napoleone Buonaparte (Napoleone cambiò il cognome in
"Bonaparte" dopo la morte del padre, pochi giorni prima di
sposare Giuseppina e partire per la campagna d'Italia, per renderlo
più adatto alla lingua francese).
Malinconico e arrogantello, egocentrico
e un po’ complessato, sognatore ma capace di pragmatismo, era un
uomo dalle mille contraddizioni, ma soprattutto uno straniero in casa
degli oppressori della sua terra, i francesi.
Il futuro imperatore di Francia era
infatti nato ad Ajaccio, in Corsica, nel 1769, quarto di 12 fratelli
(secondo degli otto rimasti in vita). Pare fosse un ragazzino vivace,
pronto a sfidare la severità della madre, Maria Letizia Ramolino
(nobildonna discendente da italiani emigrati in Corsica), con un
cipiglio da primogenito che mancava al fratello più grande,
Giuseppe. Forse per questo, il padre Carlo Maria, avvocato, borghese
affascinato dall’aristocrazia, aveva destinato il minore alla
carriera militare e il maggiore alla vita ecclesiastica. Entrambi
furono spediti in prestigiosi collegi francesi.
ITALIANO. I Buonaparte vantavano nobili
origini toscane, anche se si erano trasferiti in Corsica, allora
genovese, già nel 1567. Lo stesso Napoleone confessò: “Io sono
italiano o toscano, piuttosto che còrso”. Questa frase però non
deve trarre in inganno. Raccontava di essere italiano, ma dell’Italia
diceva peste e corna: come ogni politico badava al sodo, a quello che
poteva tornargli utile. La familiarità linguistica (in Corsica
l’italiano era lingua ufficiale) gli rendeva congeniale l’Italia
e probabilmente è vero che ci metteva piede con piacere, dato che vi
si era affermato come militare e politico. Ma in più occasioni
Napoleone si fece scappare valutazioni non troppo positive sul
carattere italico. Come quando, rivolto al viceré d’Italia, il
figlioccio Eugenio Beauharnais disse: “Avete torto a pensare che
gli italiani siano come fanciulli: c’è del malanimo in loro; non
fategli dimenticare che io sono padrone di fare ciò che voglio,
questo è necessario per tutti i popoli, ma soprattutto per gli
italiani, che non obbediscono che alla voce del padrone”.
Inoltre:
1. ERA UN NANEROTTOLO?
Napoleone basso? Sì, ma non
"così" basso: gli storici concordano che fosse alto circa
1,68 cm, 3 centimetri più della media dei francesi del
suo tempo (e 3 centimetri in più
dell'ex presidente francese Nicolas Sarkozy). Quella di Napoleone
"formato mignon" sarebbe una maldicenza degli inglesi per
sminuirne la fama sui campi di battaglia.
2. RUBÒ LA GIOCONDA?
Non è neppure vero che trafugò
la Gioconda di Leonardo: secondo gli storici il dipinto si trovava in
Francia dal 1517, dove lo aveva portato proprio l'autore. In seguito
il quadro fu acquistato molto probabilmente dal Re Francesco I:
Napoleone, grande appassionato d'arte nel 1800 si limitò ad
appenderlo nelle stanze della moglie Josephine e in seguito la Monna
Lisa entrò a far parte della collezione permanente del Louvre (che
all'epoca si chiamava Museo Napoleone). La bufala del furto
napoleonico nasce forse dal fatto che i soldati napoleonici
trafugarono davvero alcune opere d'arte durante la campagna d'Italia.
Ma non la Gioconda.
3. PERCHÉ LO VEDIAMO SPESSO
RITRATTO CON UNA MANO NEL GILET?
Che fosse un tic? Un segno del feroce
mal di stomaco di cui soffriva? No, semplicemente un'usanza diffusa
tra coloro che si prestavano a un ritratto tra il 18°e il 19°secolo.
4. QUAL ERA IL SUO "NICKNAME"?
Se fosse vissuto nell'epoca di
Twitter, forse avrebbe scelto come nickname Nabulio: il soprannome
con cui lo chiamavano i genitori da piccolo.
5. INNOVATORE.
Fu durante le campagne
napoleoniche che si cominciò a sperimentare il cibo in scatola:
merito del pasticciere Nicolas François Appert che ideò un metodo
di cottura del cibo in vasetti di vetro a chiusura ermetica. Appert
per la sua invenzione fu premiato con 12 mila franchi.
6. STORICO.
Strano ma vero, la più grande
conquista della spedizione in Egitto non è militare o politica, ma
scientifica: la scoperta da parte di un ufficiale francese della
Stele di Rosetta, una tavola di granito dove accanto ai geroglifici
c'è il testo tradotto in greco. Una scoperta di eccezionale
importanza: ha aiutato i linguisti a capire finalmente i geroglifici,
aprendo la strada allo studio dell'antico Egitto.
7. LEGISLATORE.
Sul web circola la leggenda che in
Francia ancora oggi è vietato dare a un maiale il nome Napoleone: in
realtà non ne parla nessun articolo del Codice Napoleone. Che sia
un'altra diceria?
In realtà il più importante lascito
dell’età napoleonica sono le riforme attuate fra il 1800 e il
1804, anni durante i quali fu redatto il Codice civile, detto anche
Codice Napoleonico, approvato il 21 marzo 1804. Durante il periodo
napoleonico, il sistema amministrativo francese abbandonò il
decentramento della rivoluzione e si caratterizzò per un fortissimo
accentramento statale.
Il Codice andò a toccare anche le
regole per la successione imponendo che una parte delle eredità
dovesse essere divisa in modo uguale tra i discendenti. Napoleone
però volle che nel Codice la donna risultasse totalmente sottomessa
all’uomo al quale doveva assoluta obbedienza: non poteva ad esempio
sottoscrivere un contratto o avviare un’azione autonomamente. Le
controversie tra coniugi potevano tuttavia essere risolte col
divorzio (al quale non si fece gran ricorso, almeno in Italia),
purché chiesto consensualmente.
Grazie a Napoleone venne sviluppata
anche l’istruzione superiore con l’introduzione dei licei
statali, scuole impegnative e riservate ai giovani di buona famiglia
o di eccezionale talento. I licei napoleonici erano, come quelli di
oggi, pubblici, finanziati cioè dal denaro raccolto con le tasse e
con gli investimenti del governo, e i docenti erano dipendenti dello
Stato.
Analogamente a quanto accade ancora
oggi, le scuole private venivano sottoposte a controlli e verifiche
da parte di funzionari statali e nel 1806 venne introdotto il
monopolio statale dell’istruzione universitaria una sorta di
Ministero per la ricerca e l’università.
8. TEMERARIO (E SUPERSTIZIOSO).
E non è vero che avesse la fobia dei
gatti. Lo ha precisato la storica Katharine MacDonogh nel libro
"Storia dei cani e gatti a corte dai tempi del rinascimento",
dopo averlo letto da più parti: non esiste alcuna evidenza storica
che Napoleone soffrisse di ailurofobia. Ma era superstizioso e come
molti europei del tempo si teneva lontano i gatti neri.
Un pezzo del pene di
Napoleone.
9. IL MISTERO... DEL PENE.
John K. Lattimer urologo della
Columbia University, nel 1972 disse di aver acquistato il pene di
Napoleone per 4.000 dollari. «La misura del pene di Bonaparte -
spiegò, senza fornire dettagli - era di 4,5 centimetri in stato di
riposo che diventavano 6,1 in erezione». Come l'urologo abbia fatto
a capirlo rimane un mistero. La sua diagnosi? L'imperatore avrebbe
sofferto di un problema endocrinologico che ha limitato la crescita
degli organi genitali di Napoleone.
Il primo a possedere la reliquia
sarebbe stato l'abate Vignali, suo cappellano a Sant'Elena. Sulla
vicenda è stato scritto anche un saggio sul Journal of Sex Research:
La peregrinazione postuma e itinerante del pene di Napoleone. Jean
Tulard, esperto di storia napoleonica, sull'evirazione post mortem è
sempre stato scettico e finché non si riesuma la salma, la questione
si può archiviare come "leggenda metropolitana".
Il tutto ricavato da Internet, in
particolare da FOCUS.