Perché le potenze straniere non aiutarono il Regno delle due Sicilie quando Garibaldi iniziò la sua conquista?
A dire il vero, fecero esattamente l'opposto: appoggiarono e finanziarono Garibaldi.
Abbandoniamo l'immagine romantica della spedizione dei Mille, partiti all'avventura e armati alla bell'e meglio, che fecero capitolare un Regno dalla storia millenaria, protetto da un esercito e una marina agguerriti, quelli borbonici.
Ormai è noto che a proteggere i Mille fu la marina inglese. Lo sbarco in Sicilia fu agevolato da due navi di Sua Maestà Britannica che con la loro presenza impedirono ai borbonici di cannoneggiarli.
Occorre sfatare anche il mito del "furto" dei due vapori Lombardo e Piemonte della compagnia Rubattino. Garibaldi stesso nelle sue memorie narra di come Bixio avesse trattato con l'amministratore della compagnia. Erano entrambi massoni, come lo erano del resto Garibaldi e buona parte dei deputati del regno sabaudo.
Le stesse massonerie americana e inglese avevano raccolto fondi per la spedizione: 3 milioni di franchi francesi dalle sole logge britanniche. La compagnia Rubattino inoltre era in stretti rapporti con il conte Cavour che, pur considerando la spedizione rischiosa, la appoggiò procurando decine di carte topografiche della Sicilia e del Regno di Napoli.
A Marsala dunque due navi inglesi, la Argus e la Intrepid, appoggiarono lo sbarco dei Mille. Lo racconta lo stesso Garibaldi nelle sue memorie: "La presenza dei due legni da guerra inglesi influì alquanto sulla determinazione dei comandanti dei legni nemici (…) La nobile bandiera d'Albione contribuì ad evitare lo spargimento di sangue umano…".
L'intento della massoneria inglese era che la spedizione non si fermasse a Napoli, ma proseguisse fino a Roma, con l'obiettivo di eliminare il potere temporale dei papi e gli Stati Uniti, che non avevano rapporti diplomatici col Vaticano, diedero il loro sostegno.
L'appartenenza di Garibaldi alla massoneria gli garantì l'appoggio della stampa internazionale, soprattutto di quella inglese che mise al suo fianco diversi corrispondenti che contribuirono a crearne il mito.
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