Un dipinto che ritrae Gesualdo da Venosa e Maria d’Avalos nel 1590 a Napoli
Tutti noi conosciamo anche
sommariamente la triste storia di
Donna Laura Lanza di Trabia
e della sua dipartita decisa dal
Padre, Don Cesare Lanza, con l'ausilio del marito di lei, Don
Vincenzo II La Grua-Talamanca, ed avvenuta a Carini il 4 dicembre del
1563.
Ma non tutti conoscono la storia di
Donna Violante Boyra,
nobildonna siracusana uccisa dal marito, Don Gutierre La Valle,
esponente di una famiglia alquanto rissosa e sanguinaria.
Il
presente articolo prende spunto dal metodico lavoro svolto dalla
Professoressa Maria Sofia Messana sulle carte dell'Inquisizione
e che ha la finalità di tracciare il
peso politico del Tribunale nel difendere i componenti della
familiatura.
La
storia in questione è un intreccio intricato tra gli esponenti
dell'Inquisizione, le sue strutture parallele e la
presenza beffarda
della Famiglia Lanza nell’azione
di
riconciliatura
tra la Famiglia La Valle e la
Famiglia offesa dei Boyra.
Ma
veniamo ai fatti: nella notte del 21 giugno del 1589, cioè 26 anni
dopo la morte di Laura Lanza, Donna Violante sente avvicinare la
propria imminente fine poiché sta per arrivare il marito insieme al
suo sgherro, tal Juan Andres Calabres, che sospetta un tradimento da
parte della consorte.
I coniugi La Valle, dopo il
matrimonio, hanno ottenuto
dal Padre di Donna Violante un appartamento in un'ala separata del
Palazzo di proprietà dei Boyra. Al momento del misfatto, purtroppo e
probabilmente anche calcolato dal La Valle, Don Ottavio Boyra e
Gioeni,
Barone del Casale di Siracusa,
non era presente in casa ma vi erano la consorte, madre di Donna
Violante, la balia e dei servi.
All'arrivo del marito, Donna
Violante in camicia da notte corre verso la stanza dove si trovano il
bambino, balia e alcune donne, dicendo di voler dormire con loro. Don
Gutierre entrando nella camera, tra mille moine e carezze, però,
riesce a trascinare la povera vittima nella loro camera da
letto.
Donna
Violante
non è tranquilla, cerca della
compagnia nella propria stanza e per non rimanere sola con il suo
carnefice chiama prima la sua serva personale, Catilina Spitaleri, e
poi una schiava per accendere i lumi nella stanza; ma Don Gutierre
attende pazientemente che la schiava finisca e che vada via dalla
stanza per chiudersi a chiave con la moglie.
Dopo circa mezz'ora
Catilina sente girare il chiavistello dove dorme con la balia e il
bambino e sente la voce strozzata di Donna Violante chiedere aiuto;
Catilina prontamente riesce ad uscire dalla finestra e chiedere aiuto
alla Baronessa Boyra che accorre con i servi e sfonda la porta della
stanza, trovando Don Gutierre e il Calabres uno con il pugnale in
mano e l'altro con la scopetta e la
figlia morta sul letto
con una tovaglia intorno al collo.
I due depongono la donna a terra e Don Gutierre cerca di colpire la
suocera ed i servi accorsi, ma la Baronessa riesce a sfuggire al
colpo affacciandosi dalla finestra gridando e chiedendo
aiuto.
Ovviamente accorre molta gente che riesce ad entrare nel
palazzo ed a raggiungere la stanza, trovandosi fronte al dramma
consumato; vengono chiamati i medici che non possono far altro che
constatare la morte della giovane donna.
Naturalmente scatta la
rappresaglia della famiglia Boyra ed il 25 giugno
il Padre, Don Ottavio Boyra,
sapendo che il genereo è un familiare del Tribunale, scrive
all'Inquisitore Lope de Varona denunciando il fatto; l’Inquisitore
non può fare altro che incaricare il Commissario del Sant'Uffizio di
Siracusa, Gioan Baptista Rincion, di svolgere le indagini contro il
La Valle attuando il sequestro preventivo dei suoi beni.
Vengono
ascoltati i Testimoni
che sono: Catilina, la figlia di
Catilina, Eleonora, Violante Boyra schiava bianca della Baronessa
Madre, Antonella Pantaleo altra schiava, Vincencio, schiavo di Don
Ottavio, Agata La Condorela, la balia, Francesca La Genovesa, vicina
di casa della famiglia Boyra accorsa in aiuto, Antonino Vinchi,
bordonaro di Don Ottavio ed i medici Josepe Castella e Luciano De
Marino, quest’ultimi testimoniano affermando di aver compreso che
Donna Violante era stata
strangolata
con una corda o una tovaglia.
Per
le dinamiche dell'accaduto e le
prove
raccolte contro il La Valle, che
parrebbero schiaccianti, ci si aspetta l'arresto immediato di
quest'ultimo ma è qui che interviene il “peso politico e
sociale” della
Santa Inquisizione
a difesa di un suo familiare
poiché, in teoria, pur non potendo intervenire direttamente su una
questione di giustizia secolare a seguito della concordia del 1580,
essa agisce in maniera diversa.
Tra le carte dell'Inquisizione la
Professoressa Messana trova varie lettere del Boyra all'Inquisitore e
che hanno per oggetto la “vicinanza” del Tribunale al lutto della
Famiglia ma anche le
pressioni
di quest’ultima per far ritirare la
denuncia sul La Valle, cosa che accadde molto presto.
Ma l'opera
del
Tribunale
non finisce certamente qui poiché
riesce a far sistemare anche la questione dei testimoni, facendo
dichiarare loro l'onestà e integrità del La Valle, che è
oltretutto certificata dall’appartenenza alla
familiatura.
Parallelamente al Tribunale si muovono le
Congregazioni e strutture collegate e composte dal fior fiore della
nobiltà Siciliana i quali sono aggregati nella Compagnia della Pace,
costituita guarda caso nel 1580 anno della stipula della concordia, e
che ha il compito di “ricomporre le controversie” (per questo
viene detta della Pace) e, in questa occasione, di convincere la
Magna Regia Curia che la questione tra le famiglie può essere
risolta attraverso una conciliazione.
Ed è qui che avviene la
beffa
vera e propria, poiché ad
intervenire sono i due primi titoli del
Regno: Don Ottavio Lanza
Conte di Mussomeli, figlio di Don Cesare Lanza e fratellastro di
Donna Laura Lanza, e Don Giovanni del Carretto Conte di Recalmuto.
Don Ottavio Lanza sigilla questa riappacificazione tra le famiglie il
6 dicembre 1589, attuando di fatto le direttive del Tribunale poiché
egli stesso, come Don Giovanni del Carretto e il La Valle, è un
componente attivo della Compagnia della Pace, come risulta da un
elenco di donativi dei familiari al Sant'Uffizio conservato presso
l'Archivio di Stato di Palermo, Ufficio della Ricevitoria.
E per
concludere la storia, qualche decennio dopo, anche la stessa famiglia
Boyra preferisce inserirsi tra i familiari dell'Inquisizione giacché,
tra gli atti del Consejo de la Suprema Inquisiciòn conservati
nell'Archivio Storico di Madrid, compare il nome di Donna Bonavides
Aragon, moglie di Luis Ignacio Boyra y Cordoba.
Dalla lettura
della vicenda risaltano
due aspetti fondamentali:
la potente organizzazione del Sant'Uffizio che pur non potendo agire
direttamente a difesa di un proprio familiare attua delle pressioni
morali e psicologiche sia sulla famiglia che ha subito l'offesa che
sui testimoni presenti all'accaduto e il ripercorrere a distanza di
anni la storia di Donna Laura Lanza attraverso il volto di Donna
Violante, con la ingombrante presenza del fratello Don Ottavio Lanza
Conte di Mussomeli che interviene, in maniera indiretta, in una
questione di tradimenti e accordi.
Ed è come voler gridare ed
affermare nuovamente che la
morte
di Donna Violante equivalesse ad
una nuova fine di Donna Laura; questa è la storia di due donne
vissute in anni differenti ma
unite in un unica tragica fine.
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