La rivoluzione del Brabante o
rivoluzione brabantina
(in francese: Révolution
brabançonne, in olandese: Brabantse Omwenteling), talvolta indicata
col nome di
Rivoluzione belga del
1789-1790, fu un'insurrezione armata che scoppiò nei Paesi Bassi
austriaci (moderno Belgio) tra l'ottobre del 1789 ed il dicembre del
1790. La rivoluzione, che scoppiò in contemporanea a quella francese
ed a quella di Liegi, riuscì per breve tempo a destabilizzare il
governo degli Asburgo ed a proclamare una repubblica, unificando gli
stati federati della regione.
La rivoluzione fu il prodotto
dell'opposizione che si manifestò alle riforme liberali
dell'imperatore Giuseppe II negli anni ottanta del Settecento che
vennero percepite dalla popolazione come un attacco alla chiesa
cattolica ed alle istituzioni tradizionali dei Paesi Bassi austriaci.
La resistenza di focalizzò nelle ricche regioni del Brabante e delle
Fiandre. Nelle prime fasi della rivolta, nota come Piccola
Rivoluzione, nel 1787, molti dissidenti trovarono rifugio nella
vicina Repubblica delle Sette Province Unite dove costituirono un
esercito. Poco dopo lo scoppio delle rivoluzioni francese e di Liegi,
l'esercito degli émigré attraversò i Paesi Bassi austriaci e
sconfisse gli austriaci nella Battaglia di Turnhout nell'ottobre del
1789. I ribelli, supportati da altre sollevazioni nel territorio,
presero ben presto il controllo di gran parte dei Paesi Bassi
meridionali e ne proclamarono l'indipendenza. Malgrado il supporto
tattico della Prussia, gli Stati Uniti del Belgio costituitisi nel
gennaio del 1790, non ricevettero il riconoscimento di altri stati
europei, innescando differenze ideologiche anche al loro interno. I
Vonckisti, guidati da Jan Frans Vonck, chiesero progressivamente un
governo liberale mentre gli statisti, capeggiati da Hendrik van der
Noot, furono degli strenui conservatori e supportarono solo gli
interessi della chiesa. Gli statisti, con un supporto più ampio,
riuscirono a esiliare gran parte dei vonckisti.
Alla metà del 1790, l'Austria
asburgica terminò la propria guerra contro l'Impero ottomano e si
preparò a sopprimere i rivoluzionari brabantini. Il nuovo
imperatore, Leopoldo II, liberale come il suo predecessore, propose
un'amnistia generale qualora i ribelli si fossero arresi subito. Di
fronte alla rinuncia di questi ultimi, dopo aver sconfitto l'esercito
degli statisti nella Battaglia di Falmagne, il territorio venne
ripreso velocemente dalle truppe imperiali e la rivoluzione risultò
sconfitta nel dicembre di quello stesso anno. Gli austriaci per breve
tempo rioccuparono l'intero Stato di cui saranno poi nuovamente
privati durante le Guerre rivoluzionarie francesi.
Per il suo corso degli eventi distinto,
la rivoluzione brabantina è stata spesso paragonata dagli storici
alla Rivoluzione francese. Alcuni storici come Henri Pirenne, hanno
visto questa rivoluzione come il momento chiave del risveglio della
coscienza nazionale belga nonché una notevole influenza per la
Rivoluzione belga del 1830.
Il governo austriaco
I Paesi Bassi austriaci erano un
territorio con capitale a Bruxelles che copriva gran parte
dell'attuale Belgio e Lussemburgo. Nel 1714, il territorio, che era
stato governato della Spagna, venne ceduto all'Austria come parte del
Trattato di Rastatt che aveva messo fine alla Guerra di Successione
spagnola.
Negli anni ottanta del
Cinquecento, la Rivolta olandese aveva separato l'indipendente
Repubblica delle Sette Province Unite dal resto del territorio,
lasciando i Paesi Bassi austriaci che avevano una strenua maggioranza
cattolica. Il clero mantenne infatti un sostanziale potere in tutta
la regione.
I Paesi Bassi austriaci erano sia una
provincia della Monarchia asburgica come territori ereditari del
sovrano, sia parte del Sacro Romano Impero. Nel 1764, Giuseppe II
venne eletto sacro romano imperatore.
La madre di Giuseppe, Maria
Teresa, aveva nominato sua figlia Maria Cristina e suo marito Alberto
di Sassonia-Teschen come governatori dei Paesi Bassi austriaci nel
1780. Sia Giuseppe che Maria Teresa vennero considerati dei grandi
riformatori per la loro epoca e particolarmente interessati
all'assolutismo illuminato
Giuseppe II, noto col soprannome
di imperatore-filosofo, fu tra l'altro l'ideatore del
"giuseppinismo", una corrente illuministica che egli stesso
inaugurò e fece proliferare. Giuseppe ebbe in particolare parole
negative nei confronti delle istituzioni considerate "fuorilegge"
come ad esempio la chiesa ultramontana la cui alleanza col papato
impediva all'imperatore di avere un controllo totalitario sui suoi
territori.
Poco dopo aver ottenuto il trono,
nel 1781, Giuseppe lanciò un tour d'ispezione proprio nei Paesi
Bassi austriaci dove le riforme erano state mal recepite dalla
popolazione e dalle istituzioni
Politicamente, i Paesi Bassi austriaci
comprendevano un gran numero di territori federati ed autonomi,
ereditati dall'epoca spagnola, che risalivano in molti casi al
medioevo. Questi territori, conosciuti in maniera collettiva come
Stati Provinciali, mantenevano molto del loro potere tradizionale
sull'amministrazione dei loro affari interni. Gli stati erano
dominati dal potente e ricco Ducato di Brabante e dalla Contea delle
Fiandre. I governatori generali austriaci vennero costretti a
rispettare l'autonomia degli stati provinciali che comunque si
riserbarono sempre di accettare o meno le disposizioni pervenute da
Vienna. Oltre alla presenza degli stati, l'indipendenza dell'area era
sentita anche a livello culturale tramite personaggi come Jan-Baptist
Verlooy che si era dedicato allo studio del dialetto fiammingo.
Mosso dalle sue credenze
sull'Illuminismo, poco dopo aver ottenuto il trono, Giuseppe II
lanciò un gran numero di riforme nella speranza che i territori da
lui controllati divenissero più efficienti e più semplici da
governare. Daò 1784, Giuseppe promosse riforme in campo economico,
politico e religioso su quelle istituzioni in particolare che egli
riteneva ormai sorpassate.
Alcuni hanno azzardato un
confronto tra il governo di Giuseppe II nel Sacro Romano Impero e
quello di Filippo II di Spagna nei Paesi Bassi, dove entrambi
tentarono di scardinare le tradizioni locali di modo da accentuare lo
spirito centralistico dei loro governi.
Come Filippo, Giuseppe dovette subire gli attacchi innanzitutto della
classe dirigente locale che ovviamente si oppose a queste novità.
Le sue riforme iniziali erano dirette
soprattutto alla chiesa cattolica che, per la sua alleanza con la
Santa Sede, era vista come una forza potenzialmente sovversiva. Il
primo atto di Giuseppe in tal senso fu la proclamazione della Patente
di tolleranza del 1781–82 che abolì i privilegi di cui i cattolici
godevano in tutto l'impero rispetto alle minoranze non cattoliche.
Questo fatto, comprensibilmente profondamente impopolare tra i
cattolici, risultò negativo in particolare perché nei confini
dell'Impero i non cattolici rappresentavano una netta minoranza con
una scarsa rappresentanza nella società. L'Editto venne condannato
dal cardinale Joannes-Henricus de Franckenberg il quale insisteva che
la tolleranza religiosa, la correlazione con la censura e la
soppressione delle leggi contro i giansenisti costituivano un chiaro
attacco alla chiesa cattolica.
Successivamente, 162 monasteri i
cui residenti avevano una vita esclusivamente contemplativa (quindi
che non applicavano la regola dell'ora et labora benedettino) vennero
aboliti. Nel settembre del 1784, tutti i matrimoni vennero resi
un'istituzione innanzitutto civile prima ancora che religiosa. Queste
riforme ridussero l'influenza ed il potere tradizionale della chiesa
sui propri parrocchiani.
Oltre a ciò, nell'ottobre del
1786, il governo abolì tutti i seminari sul territorio per
stabilirne uno solo centrale, il Seminarium Generale di Lovanio.
Qui si insegnava una teologia più
liberale e favorevole allo Stato che però venne fortemente
osteggiata dall'alto clero.
Nel dicembre del 1786, con l'idea della
liberalizzazione del territorio dei Paesi Bassi austriaci, Giuseppe
II iniziò i primi attacchi alle gilde locali ed ai loro privilegi
rimuovendo tutte le tariffe sul commercio del grano, ma questo portò
ad una crisi. Egli rimpiazzò le locali organizzazioni caritative con
una centrale nell'aprile del 1786.
Anche l'apparato scolastico venne
riformato, togliendo alla chiesa cattolica l'esclusività della
formazione.
Soprattutto, ad ogni modo, Giuseppe
tentò di sconvolgere la struttura degli stati autonomi che
costituivano i Paesi Bassi austriaci. Egli introdusse due riforme
all'inizio del 1787 che istituirono nuove riforme amministrative e
giudiziarie per creare un sistema più centralizzato.
Il primo decreto abolì molte
delle strutture amministrative che esistevano dai tempi
dell'imperatore Carlo V (1500–58) che vennero rimpiazzate da un
Consiglio di Governo Generale sotto il comando del ministro
plenipotenziario.
Inoltre vennero create nove
province amministrative (cercles), ciascuna controllata da un
intendente con l'intento appunto di slegare i poteri tradizionali dal
loro territorio.
Un secondo decreto abolì ad hoc i
tribunali semi-feudali o ecclesiastici che operavano nei vari stati,
rimpiazzandoli da un sistema centralizzato simile a quello presente
in Austria. Un solo Consiglio Sovrano di Giustizia venne stabilito a
Bruxelles, con due corti d'appello a Bruxelles ed a Lussemburgo, e
circa 40 tribunali locali nei distretti.
Minacciando l'indipendenza degli stati
regionali, gli interessi della nobiltà e le posizioni della chiesa,
le riforme contribuirono ad unire la popolazione contro il governo
austriaco.
Le riforme di Giuseppe II furono
profondamente impopolari nei Paesi Bassi austriaci. L'Illuminismo
aveva aperto nuove strade nella coscienza delle persone e soprattutto
tali riforme, concepite come una imposizione esterna, non venivano
sentite come compatibili con i tradizionali valori locali. La
maggioranza della popolazione, influenzata in particolar modo dalla
chiesa, credeva che queste riforme sarebbero andate a minare la
cultura e le tradizioni locali. Persino i circoli maggiormente
favorevoli agli Asburgo si dimostrarono contrari alle riforme che
erano viste come insufficientemente risolutrici dei problemi dello
Stato. L'opposizione popolare venne incentrata sugli stati
provinciali, in particolare sull'Hainaut, sul Brabante e sulle
Fiandre.
Vi fu un'ondata di pamphlet
critici. In alcuni villaggi, scoppiarono delle rivolte che vennero
soppresse dalla milizia comunale.
Lo Stato del Brabante chiamò un
noto avvocato, Hendrik van der Noot, a difendere la propria posizione
pubblicamente. Van der Noot accusò in pubblico le nuove riforme di
violare le precedenti costituite con la Gioiosa Entrata del 1356 che
era la carta dei diritti della regione.
Il malumore si cristallizzò in ondate
di rivolte conosciute sotto il nome di Piccola Rivoluzione (Kleine
Revolutie) del 1787. La rivoluzione venne soppressa dalla milizia
locale ma allarmò i governatori generali sulla situazione generale
dello Stato. La Piccola Rivoluzione diede prova che l'esercito
austriaco era insufficiente a mantenere l'ordine senza il supporto
popolare. L'alleanza della milizia civile a quelli che avevano
iniziato a definirsi come patrioti (Patriotten) sarebbe stata
certamente il passo successivo. Temendo per la sicurezza del regime,
i governatori generali temporaneamente sospesero temporaneamente le
riforme imperiali senza il permesso dell'imperatore il 20 maggio
1787. I governatori invitarono tutti i rappresentanti dei vari
partiti a esprimere la loro opposizione tramite delle petizioni ma
questo non fece altro che aumentare le critiche. L'imperatore stesso,
furioso, richiamò il suo ministro conte Ludovico Barbiano di
Belgioioso. Allarmato dal livello della rivolta, Giuseppe si accordò
per non applicar ele riforme sul sistema di governo e giudiziario, ma
premette per mantenere le riforme sulla chiesa. Egli sperava che,
togliendo almeno la borghesia dall'opposizione armata, i
rivoluzionari si sarebbero divisi e quindi sarebbero stati più
semplici da annientare. Egli nominò inoltre un nuovo ministro
plenipotenziario per sovrintendere alla provincia. Anche queste
concessioni ad ogni modo non fermarono il crescere dell'opposizione
al governo austriaco, sempre più fomentata dal clero cattolico, e
specialmente dall'Università di Lovanio.
Tra il 1788 ed il 1789, il ministro
plenipotenziario decise che l'unico modo per sedare le rivolte era
quello di rafforzare la presenza militare in loco, ma per tutta
risposta alcuni stati si rifiutarono di pagare le tasse alle autorità
austriache. La Gioiosa Entrata venne ufficialmente annullata e gli
Stati Generali di Hainaut e Brabate vennero soppressi.
Dopo la soppressione della Piccola
Rivoluzione, l'opposizione iniziò a consolidarsi in una resistenza
più organizzata. Temendo per la propria vita, Van der Noot,
l'organizzatore della rivolta del 1787, si esiliò nella Repubblica
delle Sette Province Unite dove tentò di ottenere il supporto dello
stadtolder Guglielmo V d'Orange. Van der Noot tentò di persuadere
Guglielmo a supportare la detronizzazione del regime austriaco e ad
installarvi suo figlio, Guglielmo Giorgio Federico, come stadtolder
della Repubblica belga. Ad ogni modo, Guglielmo era sospettoso su
quest'idea ed espresse poco interesse alla proposta di Van der Noot.
Come tale nessuna delle fazioni politiche olandesi si espresse a
favore dell'idea del Brabante. Ad ogni modo, Van der Noot fu in grado
di stabilire un quartier generale nella città di Breda, al confine
belga, dove fomentare ed organizzare la fazione locale di émigré.
La popolazione olandese si dimostrò invece favorevole ai patrioti
belgi per ideale. Del resto molti fiamminghi e brabantini si erano
trasferiti nella Repubblica delle Sette Province Unite e da qui si
erano recati poi a Breda per dare il loro contributo alla liberazione
della loro patria.
Anche negli ambienti dei Paesi Bassi
austriaci, gli avvocati Jan Frans Vonck e Verlooy formarono una
società segreta chiamata Pro Aris et Focis nell'aprile o nel maggio
del 1790 di modo da pianificare la rivolta armata contro il governo
austriaco, occupandosi tra l'altro della distribuzione di armi ed
esplosivi. Gran parte dei membri dell'organizzazione provenivano da
professioni liberali (avvocati, scrittori e mercanti). Molti erano
moderati che non obbiettavano alle riforme di Giuseppe II ma
piuttosto perché queste erano state imposte senza una consultazione
locale. Essi erano supportati finanziariamente dal clero.
Inizialmente i membri dell'opposizione erano divisi su quanto
occorresse per creare una vera e propria rivoluzione. A differenza di
Van der Noot, Vonck credeva che il Belgio avrebbe potuto liberarsi da
sé degli austriaci senza aiuti esterni.
Col supporto del clero belga, tutte le
opposizioni (inclusa quella di Van der Noot) si accordarono per
riunirsi nel Comitato Patriottico del Brabante (Brabants patriottisch
Comité) che venne istituito con sede a Hasselt.
Il 30 agosto, Pro Aris et Focis
votò per installare Jean-André van der Mersch (o Vandermersch), un
ufficiale militare in pensione, quale comandante dell'armata degli
émigré a Breda.
Il Comitato si accordò perché la
ribellione avesse inizio nell'ottobre del 1789.
Nella primavera del 1789, una rivolta
scoppiò in Francia contro il regime dei Borboni di Luigi XVI.
Nell'agosto del 1789, gli abitanti del principato vescovile di Liegi
rovesciarono il governo tirannico del principe-vescovo
César-Constantin-François de Hoensbroeck in un sanguinoso colpo di
stato noto come "Felice Rivoluzione" (Heureuse révolution).
I contemporanei videro la sollevazione di Liegi, ispirata anch'essa
dalle idee illuministiche, come un sintomo del "contagio"
della rivoluzione in Francia.
Di fronte ad una ribellione che
proclamava idee di libertà ed uguaglianza, il principe-vescovo venne
costretto a rifugiarsi nel vicino Elettorato di Treviri e questo
consentì ai rivoluzionari di proclamare una repubblica a Liegi.
La rivoluzione del Brabante scoppiò il
24 ottobre 1789 quando i patrioti émigré sotto il comando di Van
der Mersch attraversarono il confine olandese verso i Paesi Bassi
austriaci. L'armata, che constava di 2.800 uomini, attraversò la
regione di Kempen a sud di Breda. L'esercito giunse alla città di
Hoogstraten dove, nel municipio cittadino, venne eletto il Manifesto
del Popolo del Brabante (Manifeste du peuple brabançon), preparato
per l'occasione. Il documento denunciava il governo di Giuseppe II e
dichiarava la sua illegittimità a proclamare le riforme emanate. Il
testo del discorso era una versione rivista e rimodernata della
dichiarazione del 1581 (la Verlatinge) degli Stati Generali olandesi
che denunciarono il governo di Filippo II nei Paesi Bassi.
Il 27 ottobre, l'esercito dei patrioti
si scontrò con le forze austriache nel vicino villaggio di Turnhout.
La conseguente battaglia fu un trionfo per i ribelli e una "sconfitta
umiliante" per gli austriaci. Il trionfo dei ribelli irruppe
anche tra le forze austriache in Belgio e molti soldati locali
disertarono e si unirono alla causa dei patrioti. Riforniti di nuove
reclute e col sostegno della popolazione, l'esercito dei patrioti
avanzò rapidamente nelle Fiandre. Il 16 novembre la principale città
fiamminga, Gand, venne conquistata dopo quattro giorni di
combattimenti e gli Stati Generali delle Fiandre proclamarono il loro
diretto supporto alla causa dei ribelli. Le armate ribelli
penetrarono ulteriormente nel territorio, sconfiggendo le forze
armate austriache in un gran numero di piccole schermaglie, e
catturando la città di Mons il 21 novembre. Dal dicembre di
quell'anno, le forze austriache, ormai completamente stremate, si
ritirarono verso la Fortezza di Lussemburgo a sud, abbandonando il
resto del territorio nelle mani dei patrioti.
Gli storici hanno evidenziato dei
parallelismi tra l'invasione dell'esercito dei patrioti nei Paesi
Bassi austriaci del 1789 con l'invasione della Frisia da parte di
Luigi di Nassau nel 1566 che portò poi alla Rivolta olandese contro
il governo spagnolo.
Con la caduta del regime austriaco, i rivoluzionari vennero costretti
a decidere quale forma politica avrebbe avuto il nuovo Stato. Figure
come il rivoluzionario francese Jacques Pierre Brissot, mostrarono
pubblico apprezzamento per l'opera svolta e invitarono i
rivoluzionari brabantini a dichiarare una propria indipendenza
nazionale nello spirito della Rivoluzione americana[26] Il 30
novembre, venne siglata una Dichiarazione di Unità tra Fiandre e
Brabante. Il 20 dicembre, venne siglata una dichiarazione
d'indipendenza che proclamò la fine del governo austriaco e
l'indipendenza degli stati.
La dichiarazione
d'indipendenza
"La Felice
Rivoliuzione che abbiamo appena portato a gloriosa conclusione sotto
i visibili auspici di Dio ha posto il supremo potere nelle nostre
mani. In virtù di questi poteri ci siamo proclamati liberi ed
indipendenti ed abbiamo privato e rigettato l'ex duca, Giuseppe II,
di tutta la sua sovranità..."
Dichiarazione d'indipendenza, 20 dicembre 1789.
Dichiarazione d'indipendenza, 20 dicembre 1789.
Dopo la presa di Bruxelles da parte dei
ribelli il 18 dicembre, i lavori iniziarono per la creazione di una
nuova costituzione nazionale. Nel gennaio di quello stesso anno, i
ribelli avevano richiamato gli Stati Generali, l'assemblea
tradizionale composta dalle élite provinciali che si riuniva dal
medioevo, per discutere di quale forma politica avrebbe dovuto avere
il nuovo Stato. I suoi 53 membri, rappresentanti gli stati e le
classi sociali, si incontrarono a Bruxelles nelgennaio del 1790 per
iniziare i negoziati. La costituzione che venne presentata agli Stati
Generali venne ispirata sia dal Verlatinge olandese del 1581 sia alla
Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America del 1776. I
liberali rimasero disgustati dal fatto che i membri della società
tra cui il membri delle gilde, il clero e la nobiltà non fossero
stati consultati per la redazione di questo documento così
importante per la nazione. Queste stesse fazioni ritenevano ridicolo
il concetto di sovranità popolare come espresso presso gli Stati
Generali. La dichiarazione d'indipendenza non venne riconosciuta
dalla Gran Bretagna né dagli olandesi che ritenevano che il nuovo
Stato indipendente non sarebbe stato in grado di sopravvivere alla
crescente espansione territoriale francese nella regione.
L'11 gennaio del 1790, gli Stati Belgi
Uniti (État-Belgiques-Unis o Verenigde Belgische Staten) vennero
ufficialmente costituiti con un Trattato d'Union. Dopo i negoziati, i
delegati decisero che gli stati si sarebbero unificati per una sola
politica. Il Congresso Sovrano venne creato a Bruxelles che avrebbe
avtuo le funzioni di parlamento per l'intera unione. L'autonomia
sulla maggior parte delle questioni di stato, ad ogni modo, continuò
ad essere mantenuta dagli stati stessi.
Poco dopo la fondazione degli Stati
Belgi Uniti, la politica del nuovo governo iniziò a scontrarsi con
fazioni opposte tra loro. La prima fazione, nota col nome di
"Vonckisti" dal loro leader Vonck, era "più o meno un
partito riformatore liberale" che credeva che la rivoluzione
dovesse rappresentare un trionfo della sovranità popolare. Essi
erano in gran parte derivati dalla borghesia e speravano che la
rivoluzione avrebbe potuto portare al governo la classe media anziché
il clero e l'aristocrazia. Molti di loro non erano contrari alle
riforme di Giuseppe II per principio, ma non credevano giusto il suo
libero arbitrio sui territori da lui governati, senza il consenso
della popolazione locale. Tradizionalmente, gran parte dei Vonckisti
avevano base nelle Fiandre che erano considerate più liberali del
Brabante.
Opposti ai Vonckisti vi erano i più
conservatori Statisti (talvolta chiamati semplicemente
"Aristocratici"), guidati da Van der Noot. Gli Statisti
potevano contare su un consenso maggiore dei Vonckisti dal momento
che dalla loro parte avevano il clero, le classi più povere, la
nobiltà e le corporazioni di stampo feudale. Gli Statisti vedevano
la rivoluzione come un mero fatto di reazione a riforme considerate
inaccettabili. Gran parte degli Statisti erano favorevoli a mantenere
i tradizionai privilegi dell'aristocrazia e del clero.
Le due fazioni ben presto giunsero a
scontrarsi sulla composizione delle assemblee provinciali che fu "un
conflitto in cui non esisteva pace". Gli Statisti accusarono i
Vonckisti delle medesime visioni dei radicali della Rivoluzione
Francese. Gli Statisti riuscirono ad ottenere il supporto di diverse
associazioni patriottiche (Patriottische Maatschappij), simili ai
"clubs" della Rivoluzione Francese, composti da membri
delle classi agiate. Dal marzo del 1790, i Vonckisti vennero
costretti all'esilio da Bruxelles da un moto popolare. Una crociata
armata di contadini che portavano crocifissi e guidata da sacerdoti,
marciò su Bruxelles a giugno per confermare il loro supporto agli
Statisti e rigettare le idee dell'illuminismo. Influenzati dal
crescente potere dei radicali in Francia, la folla credeva che i
Vonckisti fossero anti-clericali, fatto probabilmente non vero.
Col supporto della popolazione, Van der
Noot lanciò una persecuzione dei Vonckisti conosciuta col nome di
"Terrore degli Statisti" (Statistisch Schrikbewind).
Verlooy e Vandermersh vennero arrestati ed imprigionati, mentre Vonck
ed il restante dei suoi sostenitori vennero forzati all'esilio a
Lilla dove tentarono invano di opporsi agli Statisti. Scontrandosi
col crescente governo reazionario degli Stati Belgi Unitio, molti
Vonckisti esiliati iniziarono a preferire dei negoziati con Leopoldo
II che con gli altri rivoluzionari. Con le forze austriache presso i
confini del Belgio, gli Statisti posero le loro sorti nelle mani dei
prussiani che ritenevano a questo punto i più adatti al loro
supporto, non tanto per empatia con gli ideali rivoluzionari, ma per
una comune causa contro gli austriaci.
Alcuni mesi dopo la proclamazione
dell'indipendenza, nel dicembre del 1789, la Repubblica di Liegi
venne condannata dagli austriaci ed occupata dalle truppe della
vicina Prussia. Discordanze tra i prussiani ed il principe-vescovo
sulla restaurazione successiva portarono i prussiani a ritirarsi ed i
rivoluzionari a riprendere il potere.
Inizialmente, la rivoluzione del
Brabante fu in grado di condurre comodamente i propri successi per la
mancanza di un'opposizione esterna. Poco dopo l'inizio della
rivoluzione, Giuseppe II iniziò ad ammalarsi. Dopo le sconfitte e la
crescita del potere nelle mani dei rivoluzionari, l'unica forza
austriaca rimasta nella regione, si rifugiò nel Lussemburgo. La
Guerra austro-turca che nel frattempo minava il fronte orientale
dell'Impero, fece si che l'Austria non potesse occuparsi a tempo
pieno della questione brabantina.
Rendendosi conto che sarebbe stato
necessario avere un supporto esterno per continuare l'esistenza degli
Stati Belgi Uniti, gli Statisti presero contatti con le potenze
straniere che credevano potessero essere empatiche nei confronti
della loro causa. Malgrado molti tentativi, ad ogni modo, la
rivoluzione non ottenne il consenso sperato in Europa. Gli olandesi
si erano già detti non interessati, ed il re prussiano Federico
Guglielmo II inviò solo poche truppe in supporto ai rivoluzionari
nel luglio di quell'anno, ma venne costretta poco dopo a ritirarle su
pressione combinata dell'Austria e della Gran Bretagna.
Giuseppe II morì nel febbraio del 1790
e venne succeduto da suo fratello minore, Leopoldo II. Leopoldo,
riconfermandosi un liberale, proclamò un armistizio coi turchi e
ritirò 30.000 soldati dal confine per muoverli a reprimere la
rivolta del Brabante.
Il 27 luglio 1790, Leopoldo siglò
la Convenzione di Reichenbach con la Prussia il che permise
all'imperatore di riconquistare i Paesi Bassi austriaci, impegnandosi
però a garantire il rispetto delle tradizioni locali in futuro.
Venne offerta inoltre un'amnistia
ai rivoluzionari in caso di resa alle forze austriache.
L'esercito austriaco, sotto il comando
del feldmaresciallo Blasius Columban von Bender, invase quindi gli
Stati Belgi Uniti incontrando poca resistenza dalla popolazione che
già si era detta scontenta del nuovo governo dei ribelli.
Gli austriaci sconfissero
l'esercito degli Statisti nella Battaglia di Falmagne del 28
settembre. L'Hainaut fu il primo Stato a riconoscere la sovranità di
Leopoldo II ed altre città seguirono il suo esempio poco dopo. Namur
venne presa il 24 novembre. Il Congresso Sovrano si incontrò per
l'ultima volta il 27 novembre prima di essere sciolto. Il 3 dicembre,
gli austriaci accettarono la resa di Bruxelles e rioccuparono la
città, sopprimendo de facto la rivoluzione.
Come conseguenza della sconfitta degli
Stati Belgi Uniti, venne siglata una convenzione a L'Aia il 10
dicembre 1790 per decidere quale forma di governo avrebbero
ristabilito gli austriaci nei Paesi Bassi austriaci. La convenzione,
che includeva rappresentanti dell'Imperatore e della Triplice
Alleanza di olandesi, inglesi e prussiani, decise di cancellare gran
parte dei provvedimenti di Giuseppe II.
Malgrado il ritorno degli
austriaci al governo, i pamphlet anti-governativi continuarono. Il
radicale olandese Gerrit Paape pubblicò le sue dettagliate
osservazioni ed osservò che vi era necessità di una nuova
rivoluzione perché fossero rispettate "la felicità e la
libertà tra i popoli".
La
Rivoluzione di Liegi fu l'atto finale che le forze austriache
soppressero nel gennaio del 1791, ristabilendovi il governo del
principe-vescovo.
Gli esiliati Vonckisti in Francia
abbracciarono il progetto di invasione dei francesi della loro patria
col solo obbiettivo di portare a compimento i loro propositi,
dimenticando il nazionalismo profondo che stava alla base delle loro
ideologie originarie. Dopo che le due rivoluzioni belga vennero
schiacciate, un gran numero di rivoluzionari brabantini e di Liegi si
raggrupparono a Parigi dove formarono il Comitato dei Belgi Uniti e
dei Liegiani (Comité des belges et liégeois unis), che riunì per
la prima volta i rivoluzionari dei due territori per la causa
francese.
La Guerra della Prima coalizione
(1792–1797) fu il primo grande scontro tra le monarchie europee ed
i rivoluzionari di Francia. La Francia dichiarò guerra all'Austria
nell'aprile del 1792, ed il Regno di Prussia si schierò con
l'Austria alcune settimane dopo. La Francia venne attaccata dai
prussiani e dalle forze del Sacro Romano Impero dei Paesi Bassi
austriaci. Quando i francesi sconfissero l'esercito austriaco nella
Battaglia di Jemappes del 1792 ed occuparono per breve tempo i Paesi
Bassi austriaci e Liegi, ne vennero cacciati dagli austriaci l'anno
successivo con la vittoria della Battaglia di Neerwinden. Nel giugno
del 1794, le forze rivoluzionarie francesi espulsero le forze
imperiali dalla regione per l'ultima volta con la Battaglia di
Fleurus. Il governo francese votò per l'annessione formale del
territorio nell'ottobre del 1795 ed esso venne diviso in nove
dipartimenti provinciali come accadeva per la Francia. Il governo
francese della regione, noto come "Periodo francese"
(Franse tijd o période française), venne segnato da una rapida
estensione di una serie di riforme proprie della Rivoluzione Francese
dal 1789. L'amministrazione venne riorganizzata sul modello francese,
per selezione meritocratica. Vennero introdotte l'uguaglianza legale
ed il secolarismo dello Stato.
Dopo la sconfitta dei francesi nelle
Guerre napoleoniche del 1815, il Belgio passò sotto il governo
dell'Olanda andando a comporre il Regno Unito dei Paesi Bassi. La
Rivoluzione belga, che scoppiò il 25 agosto 1830 dopo la
rappresentazione di un'opera nazionalistica a Bruxelles che portò a
delle insurrezioni tra i borghesi della capitale, venne ispirata
dalla rivoluzione brabantina. Il giorno dopo lo scoppio della
rivoluzione, i rivoluzionari iniziarono ad esporre le loro bandiere
che vennero chiaramente influenzate dai colori scelti dalla
Rivoluzione brabantina del 1789. I colori (rosso, giallo e nero) sono
quelli che ancora oggi compongono la Bandiera del Belgio.
Alcuni storici hanno suggerito
inoltre che i Vonckisti e gli Statisti possono essere considerati i
progenitori delle due principali fazioni politiche belghe, i Liberali
ed i Cattolici, che domineranno la politica belga dopo
l'indipendenza.
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