(FR)
«Ceux qui n'ont pas connu l'Ancien Régime ne pourront jamais
savoir ce qu'était la douceur de vivre» |
(IT)
«Coloro che non hanno conosciuto l'Ancien Régime non potranno
mai sapere cos'era la dolcezza della vita» |
| (Talleyrand) |
L'Ancien
Régime (o Antico
Regime) era, per i rivoluzionari francesi, il sistema di governo
che aveva preceduto la Rivoluzione francese del 1789, cioè la
monarchia assoluta dei Valois e dei Borbone. Aveva una chiara
connotazione dispregiativa e come tale venne usata per estensione
anche per le altre monarchie europee che mostravano sistemi di
governo simili; in chiara contrapposizione al precedente venne
coniato il termine di
Nouveau Régime
(in Spagna,
Régimen Liberal).
Il termine cominciò a essere usato
durante la Rivoluzione francese, ma si generalizzò, soprattutto in
ambito letterario, grazie a Alexis de Tocqueville, autore del saggio
L'Ancien régime et la révolution. Nel testo viene indicato che «la
rivoluzione francese ha battezzato ciò che ha abolito» (in
francese: «la Révolution française a baptisé ce qu'elle a
aboli»). Tocqueville conferì al concetto un vago sapore di
contrapposizione fra l'Ancien régime e il periodo rinascimentale,
che venne generalmente accettata dalla storiografia del XIX e della
prima metà del XX secolo e che è stata ampiamente discussa dagli
storici posteriori (e, in particolare, da François Furet).
L'uso del termine nelle discipline
economiche e sociali viene attribuito a Ernest Labrousse, celebre
studioso dell'Ancien Régime (vedasi il saggio Crise de l'économie
française à la veille de la Révolution del 1945) e fu diffuso
dalla contemporanea École des annales, con grande accettazione in
Italia e in Europa.
Lo storico francese Goubert ha scritto:
| «L'antico regime è un magma di cose vecchie di secoli e millenni lasciate tutte in vigore.» |
da qui la difficoltà a periodizzarlo.
La maggioranza degli storici ritiene
che il passaggio dal Medioevo all'Ancien Régime non sia segnato da
una frattura netta, ma da una lenta evoluzione tra il XIV e il XVII
secolo. Si tratta infatti di una transizione lungo vari assi.
Economicamente, si potrebbe vedere come la transizione dal
feudalesimo al capitalismo; socialmente come una crescente
contrapposizione fra l'aristocrazia di corte e una nascente borghesia
che non ha ancora accesso alle prerogative e privilegi della classe
dominante; politicamente come l'affermazione della monarchia assoluta
che difende le prerogative del clero e dell'aristocrazia.
Considerata tendenzialmente immobile,
la società dell'Ancien Régime subì in realtà alcune profonde
trasformazioni nel corso del XVIII secolo. La crescita demografica fu
lenta, ma ininterrotta, difatti nel XVIII secolo la popolazione
europea crebbe del 66%, passando da 118 a 193 milioni di abitanti. In
Italia la crescita fu più o meno in linea con le altre nazioni
europee, registrando un incremento del 38%, passando dai circa 13
milioni di abitanti del 1700 ai quasi 18 milioni di fine secolo.
Gli storici e i demografi non sono in
grado di dare motivazioni univoche a questo incremento della
popolazione. Le ragioni principali vanno cercate nella riduzione
della mortalità e da un incremento della natalità, soprattutto a
causa della riduzione delle epidemie che avevano flagellato tutto il
Medioevo, delle guerre e delle carestie. Infine s'interruppe il
tradizionale andamento ciclico della demografia caratterizzato dal
rapporto e dalla dipendenza reciproca fra popolazione e risorse
alimentari. Si parla in demografia di un Ancien Régime demografico,
caratterizzato per l'appunto da una transizione demografica che
contempla nella sua teoria il passaggio dagli alti tassi di nascita e
mortalità dell'epoca precedente a una speranza di vita più lunga e
una ridotta mortalità dovuta alla riduzione delle catastrofi che
colpivano periodicamente la popolazione.
Era comune, durante l'Ancien Régime,
il matrimonio tardivo rispetto ai secoli precedenti. Questo avveniva
tipicamente dopo la morte del padre, il quale esercitava la patria
potestà per tutta la sua vita su tutti i figli. Il figlio
primogenito prendeva il posto di Pater Familias, assicurando a sé
stesso e alla sua famiglia la continuità della stabilità economica.
Una vita di celibato era l'alternativa a una vita di ristrettezze per
secondogeniti e terzogeniti. Si intuisce perché l'aumentare della
speranza di vita abbia fortemente influito sulla società verso la
fine del periodo. Lo sviluppo economico era reso difficile a causa
dei forti vincoli ai quali la coltivazione della terra era
sottomessa. Ricordiamo che fino alla Rivoluzione Industriale, la
maggior parte della popolazione era contadina e la proprietà della
terra era nelle mani della nobiltà o del clero, poteri che
esercitavano forti imposte sulla produzione.
I feudi in questo periodo non erano
ereditari perché il vassallo aveva tutto il potere di concedere e
revocare i diritti di utilizzo del feudo a proprio piacimento e
questo rendeva difficile la crescita economica delle famiglie
contadine. A tal proposito influiva anche la Chiesa, che teneva a
"manomorta" i propri territori, e i comuni, che possedevano
il resto delle terre coltivabili. Le conseguenze di questa
distribuzione delle ricchezza faceva sì che non si potesse disporre
liberamente delle proprietà terriere, bloccando di fatto il libero
mercato della terra. Solo i mercanti, investendo le ricchezze
accumulate nel commercio, riuscirono a poco a poco ad acquistare
vaste aree di terreno, soppiantandosi localmente alla nobiltà
tradizionale.
Al tempo stesso, su una parte delle
terre feudali la comunità contadina godeva di certi diritti, i
cosiddetti usi civici, come quelli di pascolo, di spigolatura, di
raccolta della legna, ecc. Questi erano ben lontani da un regime
equilibrato di reciprocità, ma indicavano un'erosione dei privilegi
signorili. I contadini non erano più servi della gleba dal Basso
Medioevo, il che permetteva loro durante l'Ancien Régime di
approfittare nell'eccedenza produttiva delle terre del signore,
almeno in Europa Occidentale mentre in Europa Orientale venivano
asserviti agli inizi del XVII secolo. I signori feudali tentavano di
recuperare quanto più potevano di questa ricchezza inasprendo i
gravami feudali come reazione dalla mancanza di privatizzazione
integrale della terra.
Una delle caratteristiche principali
dell'Ancien Régime è un ordinamento sociale in tre ceti, la cui
appartenenza è perfettamente definita praticamente sin dalla
nascita, i cosiddetti Stati: clero (Primo Stato), nobiltà (Secondo
Stato) e resto del popolo (Terzo Stato). L'aristocrazia era laica,
anche se in parte coincideva con il clero. Aristocrazia e clero erano
al di sopra del resto della popolazione, anche se il Terzo Stato era
costituito dalla stragrande maggioranza dei cittadini. I diritti
delle persone non erano uguali: legalmente gli ecclesiastici e i
nobili detenevano una serie di privilegi che erano negati al resto
del popolo.
L'interpretazione
storiografica della naturalezza della società suddivisa in
compartimenti stagni[10] ha dato origine a un dibattito animato fra
chi usa il concetto di classe, derivato dal materialismo storico e
chi da una posizione vicina dal funzionalismo sociologico e
antropologico preferisce parlare di una società costituita da
ordini. Roland Mousnier identifica l'onore, lo status e il prestigio
come marcatori sociali più significativi della ricchezza. Secondo
questa prospettiva, la società dell'Ancien Régime era divisa
verticalmente secondo dei ranghi sociali, ossia secondo relazioni fra
padrone e cliente e non orizzontalmente secondo le classi sociali.
Il ruolo della borghesia è stato anche
oggetto di profonde controversie. In alcuni casi, i ricchi
commercianti sono stati l'appoggio principale dei monarchi per
rafforzare il loro potere, in un'alleanza benefica per entrambe le
parti che ha spinto alla formazione dei mercati nazionali, a sfavore
della nobiltà e del clero. In altre occasioni e periodi sembra che
la monarchia non sia null'altro che una super-struttura che esercita
un potere a beneficio degli Stati dominanti, clero e aristocrazia,
mentre i borghesi sono messi da parte, anche se tentano di accedere
ai poteri della nobiltà facendosi assegnare un titolo. Il "salto"
di classe per i borghesi è rappresentato dall'acquisto di terre e il
matrimonio ineguale con nobili impoveriti, a volte i titoli nobiliari
erano semplicemente dispensati dai monarchi in cambio di risorse
finanziarie.
Gli Stati si riunivano nell'Assemblea
degli Stati Generali e le delibere avvenivano mediante il computo
delle votazioni unitarie di ogni singolo Stato. La convocazione degli
Stati Generali, i cui poteri decisionali erano nulli, era a completa
discrezione del re, tant'è che in Francia, tra il 1614 e il 1789 gli
Stati Generali non furono mai convocati. Nel giugno del 1789, il
Terzo Stato, parte del clero e della nobiltà formarono l'Assemblea
Nazionale Costituente, con l'intento di abbattere l'Ancien régime e
redigere una costituzione.
Nel Basso Medioevo, per aumentare il
proprio potere, i comuni appoggiavano i sovrani contro i nobili
feudali, portando a uno scambio: i Signori, riconoscendo l'imperatore
e pagandogli imposte, vennero legittimati e riconosciuti come
autorità da sudditi e principi. Questo cambiamento fu reso possibile
grazie all'incapacità dei sovrani tedeschi di mantenere l'ordine
nell'Italia del nord, per esempio, e grazie alla poca difficoltà che
i Signori incontravano per essere riconosciuti come autorità
legittima. Durante il Trecento le borghesie cittadine con complesse
manovre economiche, tendevano a procurarsi il controllo di territori
sempre più vasti attorno alla città per imporre il proprio
monopolio economico e anche allo scopo di eliminare, anche con la
forza, le signorie minori. "Dalla piccola signoria, cioè, si
passa al principato, che è uno stato regionale in cui i poteri sono
saldamente concentrati nelle mani di un principe, il quale, come i
monarchi europei, è riuscito a limitare i poteri della vecchia
nobiltà e delle gerarchie ecclesiastiche".
Da parte sua, il sovrano restringeva il
potere dei rappresentanti delle Signorie, che fossero borghesi,
patrizi o signori. Essi non erano quasi mai convocati a corte e,
quando questo succedeva, non avevano mai la decisione finale. Nel
caso della corte di Castiglia, i rappresentanti delle signorie erano
convocati solo per approvare gli imposti. Il modello viene rotto solo
nel caso in cui le istituzioni rappresentative ottengono un ruolo
maggiore, come nel caso del Parlamento inglese nel XVII secolo o
degli Stati Generali in Francia nel 1789.
Il re stringeva fra le sue mani tutti i
poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario), anche se nella pratica
doveva far uso di un'enorme struttura burocratica e di rappresentanti
o segretari che svolgevono le mansioni di governo in sua vece. Le
monarchie assolute al potere nel Medioevo si basavano su un esercito
di mercenari contrattato dal sovrano, anche se in caso di guerra
venivano reclutati forzatamente civili nel popolino per rinfoltire i
ranghi e difendere il paese. A partire dal XVII secolo s'instaurarono
monarchie di tipo assoluto. Questo tipo di governo venne giustificato
da un'attribuzione divina, senza che il re dovesse il suo potere ad
alcun intermediario. Il re doveva dare conto delle sue azioni
unicamente davanti a Dio, rendendo il suo regno di diritto divino.
L'esempio migliore di monarchia assoluta di diritto divino fu quello
della Francia del Re Sole, che trovò il suo miglior teorico in
Bossuet.
Le leggi erano promulgate dal sovrano
ed erano l'espressione della sua volontà personale, anche se egli
doveva tenere in conto i costumi e gli usi del regno, ma questi "usi
e costumi" erano vaghi e spesso contraddittori. I sudditi non
avevano quindi nessun diritto garantito o difendibile davanti allo
Stato, che non aveva fra le sue funzioni quella di garantire i
diritti dei cittadini, come si avrà più tardi nello Stato di
Diritto. Vi era però una diffusa costellazione di diritti e
privilegi, differenti a seconda della condizione individuale,
familiare corporativa o territoriale di ciascuno. Vi si aggiungevano
anche una serie di doveri verso il re, la cui capacità nell'imporli
o esigerli era più ampia in teoria che in pratica.
La libertà
degli individui era costantemente minacciata dalla polizia, che
poteva arrestare chiunque dietro un semplice ordine del re espresso
attraverso la lettre de cachet. La ragione della detenzione non
veniva specificata, solamente che "tale era la volontà del re"
(car tel est mon bon plaisir). La censura era anche onnipresente,
basicamente esercitata dall'autorità ecclesiastica[14]; non esisteva
infatti durante l'Ancien Régime la libertà di culto: si applicava
il principio del cuius regio eius religio (seguire la stessa
religione dell'autorità locale, il re nel caso della Francia) della
Dieta di Augusta.
La differenza fra la società di Ancien
Régime e la realtà contemporanea si rimarcano anche nella
composizione della famiglia. Nell'epoca pre-industriale si tende a un
modello familiare esteso o allargato, in cui convivono tre
generazioni (nonni, genitori e figli) insieme con altri parenti e a
un numero variabile di domestici e garzoni. Dopo la Rivoluzione
Industriale la società cambia e si avrà, almeno tendenzialmente,
una famiglia nucleare o coniugale, formata dai soli genitori e i
figli.
I cambiamenti ambientali ebbero un
forte peso sulla transizione dall'Ancien Régime. Anche se è
difficile valutarne l'impatto, lo sviluppo demografico, il
miglioramento delle condizioni ambientali, igieniche, climatiche,
ecc. parteciparono a modificare la società, anche se è complesso
fornire valutazioni accurate e generalizzate.
Grandi epidemie, come quelle di peste
cominciarono a sparire dal panorama europeo nel Settecento, anche se
Marsiglia fu ancora colpita nel 1720-23 e Messina nel 1743. Alcuni
attribuiscono questa scomparsa al prevalere del topo marrone (Rattus
norvegicus) sul ratto nero (Rattus rattus) portatore della pulce che
trasmette la peste all'uomo. Inoltre migliorò la capacità a isolare
i focolai epidemici, come avvenne per esempio col "cordone
sanitario" durissimo dell'epidemia di Messina del 1743. Un
impatto lo ebbe sicuramente anche la costruzione di case in pietra al
posto di quelle in legno; una tendenza iniziatasi a Londra dopo il
grande incendio. Questo costringeva i topi a uscire dai nascondigli e
la luce, così come le condizioni di vita mutate, uccise la maggior
parte delle pulci portatrici del morbo. Il miglioramento del regime
nutrizionale dell'uomo contribuì ad aumentare la resistenza alle
epidemie e a debellarle.
Nello stesso periodo, mentre la peste
declinava, il vaiolo ebbe il primato di pericolosità, né si
attenuarono le altre tradizionali malattie endemiche come il tifo, la
dissenteria, e le varie forme influenzali. La maggiore organizzazione
ospedaliera non ridusse la mortalità, probabilmente anzi l'accrebbe,
poiché i luoghi di cura accentuavano le probabilità d'infezione e
contagio. L'inoculazione antivaiolosa, a cui si ricorreva nel
Settecento, fu spesso letale e, fino alla scoperta di Edward Jenner
sull'efficacia della vaccinazione effettuata con i germi del vaiolo
vaccino (1796), l'unico rimedio sicuro fu il controllo del contagio.
Lo sviluppo demografico delle città fu
una delle caratteristiche principali del periodo: Parigi, Londra,
Madrid, Napoli, Istanbul, Venezia, Milano e Roma superano tutte i
centomila abitanti. L'unione in uno stesso luogo, la città, di una
così grande quantità di lavoratori contribuì ad accelerare la
transizione dal feudalesimo al capitalismo; ad esempio, il ruolo di
Londra nella creazione di un mercato nazionale, come quello di
Parigi, fu fondamentale. Durante l'epoca preindustriale rimase
comunque preponderante l'impiego della popolazione nelle attività
agricole, le quali hanno una produttività e un rendimento molto
basso. Le tecnologie impiegate in agricoltura ebbero un'evoluzione
molto lenta, condannando la popolazione dei campi a una dipendenza
dai cicli stagionali e a periodiche crisi alimentari, in particolare
nei mesi precedenti il raccolto, quando il grano era al massimo del
prezzo. Non è per caso che queste congiunture generarono movimenti
di scontento e rivolte contadine, come il Crudele giovedì grasso nel
1511. La scarsità di risorse e l'amplificazione delle rivolte, sia
in campagna sia in città, portarono in alcuni casi ripercussioni
politiche, come la stessa Rivoluzione francese nel 1789.
La monarchia assoluta fu deposta in
seguito alla rivoluzione francese. Dapprima venne istituita una
monarchia costituzionale: il potere legislativo veniva dato a un
Parlamento (che era stato richiesto dal terzo Stato il 20 giugno 1789
tramite il Giuramento della Sala della Pallacorda), il potere
esecutivo veniva affidato ai ministri nominati dal re e il potere
giudiziario ai magistrati eletti dal popolo.
La Costituzione fu redatta
dall'Assemblea legislativa voluta dallo stesso re Luigi XVI: la
nobiltà e il clero avrebbero dovuto lavorare insieme con il Terzo
Stato. Con il passaggio alla repubblica venne preparata un'altra
costituzione, e un'altra ancora venne scritta sotto l'influsso della
ricca borghesia nel 1795: il potere legislativo veniva affidato a due
camere, il Consiglio degli Anziani e il Consiglio dei Cinquecento, il
potere esecutivo al Direttorio. La rivoluzione che nasceva come
movimento popolare era finita con la vittoria della borghesia.
Il vero atto simbolico della fine di
questo regime anacronistico fu la morte sulla ghigliottina della
regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, il 16 ottobre 1793, che
era stata infatti un'accesa sostenitrice del diritto divino dei re e
implacabile avversaria della causa rivoluzionaria, diventando quindi
un simbolo del dispotismo e ostinata roccaforte dell'ancien Régime
fino alla fine.
Lo storico statunitense Arno Mayer
parla invece di una "persistenza dell'Ancien Régime". Egli
stima infatti che il XIX secolo e la prima metà del XX secolo siano
stati di fatto una continuità dell'Ancien Régime; gli indizi di
questa continuità sarebbero da cercare sia nell'ordinamento politico
sia nel campo dell'economia. Il terzo Stato, diventato piccola
borghesia e proletariato nel corso del XIX secolo, rimase
disorganizzato e sotto il giogo dell'aristocrazia reazionaria fino al
termine della Seconda guerra mondiale, quando l'ordine sociale fu
fortemente modificato dalle conseguenze della guerra.
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