La
campagna d'Italia del 1805
fu uno scontro che vide
contrapposta la Grande Armata francese di Napoleone, al comando del
maresciallo Andrea Massena, e l'esercito austriaco comandato
dall'arciduca Carlo. Fu uno dei teatri bellici secondari delle guerre
della Terza coalizione, svoltasi in parallelo con la Campagna di
Germania. Il primo scontro della campagna d'Italia fu a Verona
nell'ottobre del 1805 e proseguì con una serie di battaglie minori,
principalmente gestite dagli austriaci sulla difensiva.
Dopo la firma nell'aprile del 1805 del
Trattato di San Pietroburgo tra la Russia ed il Regno Unito,
l'Austria aderì alla Terza coalizione diretta contro l'Impero
francese dall'agosto di quello stesso anno. Il piano delle armate
coalizzate prevedeva che forze anglo-russe attaccassero l'Hannover,
un'offensiva austriaca avrebbe colpito in Germania meridionale ed in
Italia, ed ancora gli austriaci avrebbero agito sull'Adige,
combinando un'offensiva anglo-russa nel Regno di Napoli che aveva
violato la sua promessa di neutralità. L'armata francese in Italia
si trovò dunque a combattere su due fronti.
L'armata austriaca era comandata
dall'arciduca Carlo d'Asburgo-Teschen, il miglior stratega al
servizio degli Asburgo. Egli disponeva in tutto di 62.000 soldati,
oltre a 4000 uomini provenienti dalla guarnigione di Venezia e delle
forze di stanza nella contea del Tirolo per altri 21.000 uomini.
L'arciduca aveva già battuto diverse volte il maresciallo
Jean-Baptiste Jourdan e pertanto Napoleone I decise di rimpiazzarlo
alla testa dell'armata francese in Italia col maresciallo Andrea
Massena, eccellente conoscitore del teatro delle operazioni. Fu lui a
giungere a Milano il 7 settembre 1805, disponendo in tutto 35.000
uomini provenienti dalla francia oltre a 11.000 soldati provenienti
dalle differenti guarnigioni dell'Italia del nord.
Le due armate si trovarono separate tra
loro dall'Adige che costituiva la linea di demarcazione tra le due
zone d'Italia occupate dal 1801 dalle rispettive parti belligeranti.
A metà di ottobre, Massena, messo al
corrente dei primi successi dell'esercito francese in Germania,
decise di forzare il passaggio dell'Adige a Verona. Il ponte che si
trovava al centro della città, congiungeva la riva destra sotto il
governo francese col sobborgo di Véronette, situato sulla riva
sinistra in territorio austriaco. Il ponte venne poi minacciato dai
cannoni di Castelvecchio, fatto che concesse ai francesi un netto
vantaggio nello scontro.
Il 18 ottobre, la divisione del
generale Verdier effettuò un diversivo e tentò di attraversare
l'Adige più a sud. L'arciduca Carlo si portò quindi in quella
posizione, fatto che permise a Massena dopo due ore di combattimenti
e malgrado la controffensiva messa in atto dal corpo d'armata di
Wukassovitch, di raggiungere Véronette dove i francesi stabilirono
una testa di ponte.
Le perdite austriache furono notevoli,
con quasi 1600 uomini morti in combattimento, oltre a 850
prigionieri. I francesi contarono in tutto 150 morti e 300 feriti
oltre ad impadronirsi di preziose risorse del nemico.
L'arciduca Carlo si ritirò verso il
villaggio di Caldiero nella speranza di poter rimontare sui francesi.
Il 28 ottobre, la notizia della
capitolazione di Ulma pervenne ai generali a capo delle due armate in
Italia. L'arciduca Carlo decise quindi di portarsi verso Vienna per
rinforzare l'armata di Germania infliggendo una sonora sconfitta a
Massena per rafforzare la posizione dell'impero. Per parte sua, il
generale francese decise di attaccare gli austriaci per inficiare la
ritirata del nemico.
Il 29 ottobre, quando la divisione del
generale Seras raggiunse l'Adige sopra Verona, la divisione del
generale Verdier attraversò il fiume più a valle, inseguendo gli
austriaci sino a Villanova.
Dal 30 ottobre al 31, Massena attaccò
frontalmente Caldiero, ma venne respinto dal momento che il generale
Davidovitch lanciò un contrattacco all'estrema sinistra per
minacciare la divisione Verdier.
Il 31 ottobre, l'arciduca Carlo diede
l'ordine di far preparare i bagagli alle sue truppe in previsione
della ritirata verso l'Austria. L'armata austriaca lasciò il campo
di Caldiero nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre di
quell'anno. Per impegnare l'armata francese e consentire migliori
operazioni di spostamento, il comandante austriaco diede ordine a due
dei suoi generali di lanciare degli attacchi ai francesi. Il generale
austriaco Nicolas-Charles de Vincent riuscì a ritirarsi senza danni
eccessivi, ma il generale Hillinger avanzò imprudentemente in
direzione di Véronette e qui, assalito dalla divisione Verdier coi
generali Partouneaux e Mermet, dovette capitolare a San Leonardo il 2
novembre.
L'esercito austriaco ripiegò verso
Venezia e verso Vienna e combatté diverse volte: a Vicenza il 3
novembre, San Pietro in Gu il 4 novembre e sul Brenta il 5 novembre.
Mentre le truppe di Napoleone si avvicinavano sempre più a Vienna
nella speranza di conquistare la capitale degli Asburgo, l'arciduca
Carlo decise di ripiegare in Ungheria, inseguito da Massena che
lasciò il corpo d'armata di Gouvion-Saint-Cyr ad Ancona per imporre
il blocco navale a Venezia.
Dopo aver oltrepassato il Piave,
l'armata francese d'Italia ritrovò gli austriaci sul Tagliamento.
L'arciduca Carlo decise quindi di dare battaglia ai francesi grazie
all'appoggio della sua retroguardia comandata dal generale Frimont.
La battaglia del Tagliamento, che si svolse il 12 novembre, fu una
vittoria per gli austriaci che riuscirono così a ottenere un giorno
di vantaggio rispetto al nemico, marciando verso Laybach. Quatto
giorni più tardi, nella battaglia di Gorizia, il generale austriaco
Vincent sbarrò vittoriosamente il passaggio dell'Isonzo ai francesi.
Gli austriaci ripiegarono quindi verso Marburg.
Massena nel frattempo si congiunse alle
forze del maresciallo Ney provenienti dal Tirolo e col corpo del
maresciallo Marmont proveniente dall'Illiria, scontrandosi poi nella
piana di Bassano del Grappa che capitolò il 24 novembre.
L'8 dicembre, la notizia della
battaglia di Austerlitz e della firma dell'armistizio raggiunse le
due armate.
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