Silvio Pellico raccontò la sua storia in un libro, “Le mie prigioni”, scritto a Torino poco dopo la sua liberazione tra 1831 e 1832, su consiglio del suo confessore, l’abate Giordano.
Fu pubblicato nel 1832 ed ebbe subito un vasto successo: già nel 1833 si ebbe una traduzione in inglese e l’anno successivo in francese.
Il libro descrive l’arresto, processo, primi mesi di prigionia in Italia e la vita allo Spielberg, con una narrazione che segue anche ritmi simbolici (Pellico viene arrestato di venerdì alle 3 del pomeriggio, richiamo alla Passione di Cristo).
L’opera rende evidente che non c’era nessun vero atto d’accusa contro di lui e Maroncelli (che non aveva partecipato a nessuna azione violenta né la stava preparando).
Non sorprende che l’Austria lo vietasse e che il primo ministro Metternich ritenesse che il libro aveva danneggiato il suo Paese più di una guerra perduta.
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