sabato 11 dicembre 2021

Come veniva considerato Napoleone dai suoi contemporanei?




Partiamo dalle sue abilità militari: durante le guerre della Sesta Coalizione (la ritirata di Napoleone dalla Russia) la Grande Armeé viaggiava in undici corpi d'armata più la riserva di cavalleria guidata da Murat. Ognuno di questi corpi d'armata era un vero un piccolo esercito, guidato da un maresciallo, e capace di operare autonomamente, dunque è chiaro come viaggiassero su itinerari paralleli ma differenti per ottimizzare le necessità logistiche. Ebbene, gli eserciti della Coalizione si erano dati una sola linea strategica: non ingaggare battaglia con un corpo d'armata se Napoleone e la sua Guardia si trovano insieme ad esso, linea che fu abbandonata solo a Lutzen e a Bautzen ed infine a Lipsia.

Come uomo politico la valutazione non è invece così lineare: da giovane, quando condusse gli eserciti rivoluzionari alla vittoria in Italia, la gioventù europea, o almeno quella liberare ed illuminista, guardava a lui come l'eroe della Libertà: Beethowen gli dedicò una sinfonia (dedica disconosciuta a seguito dell'incoronazione), Ugo Foscolo la celebre "Ode a Napoleone liberatore" e molti altri artisti ne celebrarono le qualità e l'aderenza agli ideali rivoluzionari. Ciò non di meno dovettero ricredersi quasi tutti al momento della svolta imperiale. Evidentemente, però, l'impressione che faceva sui contemporanei era così forte che nel 1807, vedendo Napoleone cavalcare per le strade della sua città, Hegel scrisse ad un amico "oggi ho visto lo spirito della Storia a cavallo", e se tale era l'impressione che l'imperatore faceva sul filosofo questo probabilmente vuol dire che il grande generale continuava ad incarnare non solo un ideale di forza conservatrice, ma anche la forza irresistibile della Storia e del suo corso. Questa è tutto sommato l'immagine che ne dà il Manzoni nel suo "Cinque Maggio" e che perdura nella biografia del Ludwig.

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