Napoleone fu esiliato a Sant'Elena
nel 1815 perché era il luogo più remoto, cupo e inespugnabile che i
suoi carcerieri potessero immaginare.
Situata al centro dell'Atlantico
meridionale, Sant'Elena si trova a più di 3500 km dalla costa
orientale del Sud America e a 1800 km dalla costa occidentale
dell'Africa.
L'isola è una roccia vulcanica per lo
più desolata, lontana da altre isole e un oceano lontano dalla
terraferma europea. Dopo che Napoleone si arrese alla marina reale,
gli inglesi lo portarono alla periferia del loro Impero per
assicurarsi che non avrebbe mai più minacciato l'Europa.
Se però dobbiamo capire perchè
proprio a Sant.Elena, dobbiamo partire un po' da prima.
Il primo esilio: Isola d'Elba
Nel 1814, la guerra della
Sesta Coalizione
rovesciò Napoleone e sembrò
porre fine alle guerre napoleoniche. Austria, Russia e Prussia
marciarono le loro forze alleate a Parigi, costringendo Napoleone a
firmare il trattato di Fontainebleau e ad abdicare il suo trono.
Mentre gli altri alleati sostenevano un trattamento più duro
dell'imperatore francese, lo Zar russo Alessandro, forse mosso a
compassione per la sorte disgraziata di un grande leader come
Napoleone (i due in effetti erano stati amici intimi e alleati
nominali), avanzò un'ipotesi più blanda. Lo Zar pretendeva che
Napoleone mantenesse una certa parvenza di autorità e decise che
l'isola d'Elba sarebbe stata una consolazione adeguata per lui.
Napoleone nel suo nuovo
regno d'Elba, 1814.
L'Elba è una piccola ma ospitale isola
al largo della costa toscana. Il suo clima caldo e le sue risorse
naturali sembravano una fine idilliaca alla vita dell'uomo che un
tempo dominava l'Europa. Mentre l'Austria e la Prussia erano a
disagio con la sistemazione, soprattutto perché a Napoleone fu
permesso di trattenere 600 soldati come suo esercito personale, essi
acconsentirono a patto che la Gran Bretagna e la Francia (già sotto
la Restaurazione Borbonica) avrebbero pattugliato le acque
circostanti. Solo nelle loro fantasie più sfrenate gli statisti
europei avrebbero potuto immaginare il ritorno di Napoleone…
Napoleone che lascia
l'Elba, dipinto da Joseph Beaume, 1836.
Ma lo fece. Meno di un anno dopo la sua
sconfitta, Napoleone lasciò l'Elba in segreto e si diresse verso la
costa francese. Con il suo misero esercito, marciò verso Parigi.
Luigi XVIII inviò un distaccamento dell'esercito francese sotto
Michel Ney (uno dei marescialli decorati di Napoleone) per catturare
Napoleone, ma Ney e i suoi soldati disertarono.
Ney e il suo esercito
che disertano in favore di Napoleone.
L'esercito francese, che non aveva mai
veramente perso la speranza in Napoleone, sposa in toto la causa
Napoleonica e lo appoggia nel ritorno in patria mentre Luigi XVIII
fugge da Parigi. Anche se nel 1814 gran parte della popolazione
francese disprezza Napoleone per la rovina che portò in Francia, il
restauro borbonico fallì in tutti i modi possibili. Tutte le riforme
della rivoluzione e dell'Impero furono revocate dai Borbone, e la
gloria della Francia di Napoleone diminuì. Con l'eccezione dei
conservatori d'arco, il popolo francese si radunò assieme Napoleone
nel 1815 perché in sostanza si credeva che fosse l'unico capace di
governare la Francia meglio di chiunque altro.
A destra brigantino
Inconstant mentre sta traghettando Napoleone in Francia che incrocia
brigantino Zéphir. Il primo sfoggia il Tricolore francese, simbolo
dell'impero mentre il secondo la bandiera bianca della Monarchia.
Gli ultimi gloriosi Cento Giorni
Da egemone a prigioniero, e ancora una
volta imperatore, Napoleone partì per far rivivere il suo impero
come meglio poteva. Quando Napoleone riprese la Francia, i dignitari
d'Europa si riunirono a Vienna per affrontare le conseguenze di un
mondo post napoleonico. Per mesi i capi di ogni nazione, dalle grandi
potenze ai piccoli principati, avevano cercato di ridisegnare
l'Europa e migliorare i problemi geopolitici causati da due decenni
di guerra. Dopo tutti i loro battibecchi, e quasi una guerra che
avrebbe visto Francia (borbonica), Gran Bretagna e Austria combattere
contro la Russia e la Prussia, hanno trovato un nemico comune a
Napoleone ancora una volta. L'utimo periodo di egemonia di napoleone
sarà ricordato come quello dei
"Cento Giorni".
Difatti in giugno, la battaglia finale fu combattuta sui campi di
Waterloo, e Napoleone fu costretto a arrendersi per la seconda ed
ultima volta.

Napoleone a bordo della
HMS Bellerophon nel viaggio del suo esilio, William Quiller
Orchardson, 1880. Interessante vedere come l'autore abbia voluto
rappresentare la soggezione degli ufficiali inglesi davanti al
leader.
Quando Napoleone ritornò e combatté
contro gli alleati nel 1815, tutti sapevano che non c'erano più
compromessi, non c'era più consolazione. La realtà è che,
nonostante il sentimentalismo ingenuo di Alessandro di Russia e
nonostante i suoi rapporti con i monarchi asburgici austriaci
(attraverso il matrimonio con la principessa Maria Luisa), Napoleone
significava guerra e doveva scomparire per sempre. L'etica dell'epoca
garantiva che Napoleone non potesse essere ucciso, così gli inglesi
lo portarono nel luogo che sapevano che non sarebbe mai potuto
fuggire. Con il suo unico porto e il suo isolamento unico, l'unico
modo per fuggire da Sant'Elena era la marina reale, e anche Napoleone
capì che la sua grande storia era finita.
Un Napoleone anziano e
affranto che ammira l'oceano dalla sua prigione. Napoleon, Franz
Josef Sandmann, 1820.
A Sant'Elena, Napoleone ricorda la sua
singolare vita. Si pentiva dei momenti, delle azioni, dei fallimenti
della politica e della coscienza, ma perseverava come ha sempre
avuto.
"A Sant'Elena, fino all'ultima
malattia, Napoleone rimase ininterrotto nello spirito....riuscì
ancora, su questa roccia abbandonata, ad essere se stesso" -
Vincent Cronin, Napoleone.