Il “Gentiluomo col tricorno” fu dipinto intorno al 1740 da Fra’ Galgario, al secolo Giuseppe Ghislandi (1655-1743).
La sua opera è caratterizzata da una penetrante profondità psicologica, priva di qualsiasi abbellimento, e fornisce un’immagine impietosa della società settecentesca.
Il dipinto, conservato al Museo Poldi di Milano, ritrae un misterioso aristocratico la cui identità è tuttora sconosciuta: di lui si sa solo che apparteneva all’ordine dei Cavalieri di San Giorgio.
La figura del nobile emerge dal buio dello sfondo, esaltata dall’eleganza degli abiti, dal cappello a tricorno calato sulla parrucca grigia e dal bastone da passeggio, secondo la moda del tempo.
Il suo atteggiamento, con lo sguardo rivolto direttamente verso lo spettatore, appare spavaldo e sicuro di sé. Il suo aspetto però non è trionfale né trasmette autorevolezza.
La bocca carnosa è piegata in una smorfia leggermente sprezzante, gli occhi azzurri sono freddi e spenti, il viso appare allungato, scavato e pallido. Fra’ Galgario lascia intuire la propensione al vizio e la decadente lascivia del nobiluomo, tipica delle classi dominanti nell’Ancien Régime.
Immortala sulla tela tutta l’arroganza e la vacuità di quell’aristocrazia che di lì a poco sarà travolta dalla Rivoluzione Francese.