sabato 24 settembre 2022

Un dipinto che critica l’aristocrazia

Il “Gentiluomo col tricorno” fu dipinto intorno al 1740 da Fra’ Galgario, al secolo Giuseppe Ghislandi (1655-1743).


La sua opera è caratterizzata da una penetrante profondità psicologica, priva di qualsiasi abbellimento, e fornisce un’immagine impietosa della società settecentesca.

Il dipinto, conservato al Museo Poldi di Milano, ritrae un misterioso aristocratico la cui identità è tuttora sconosciuta: di lui si sa solo che apparteneva all’ordine dei Cavalieri di San Giorgio.

La figura del nobile emerge dal buio dello sfondo, esaltata dall’eleganza degli abiti, dal cappello a tricorno calato sulla parrucca grigia e dal bastone da passeggio, secondo la moda del tempo.

Il suo atteggiamento, con lo sguardo rivolto direttamente verso lo spettatore, appare spavaldo e sicuro di sé. Il suo aspetto però non è trionfale né trasmette autorevolezza.

La bocca carnosa è piegata in una smorfia leggermente sprezzante, gli occhi azzurri sono freddi e spenti, il viso appare allungato, scavato e pallido. Fra’ Galgario lascia intuire la propensione al vizio e la decadente lascivia del nobiluomo, tipica delle classi dominanti nell’Ancien Régime.

Immortala sulla tela tutta l’arroganza e la vacuità di quell’aristocrazia che di lì a poco sarà travolta dalla Rivoluzione Francese.


venerdì 23 settembre 2022

Un sovrano ebbe un regalo di Natale bizzarro?

Lo scambio dei doni alla corte dei Tudor nel ‘500 avveniva a Capodanno ed era un obbligo a cui nessuno poteva sottrarsi.



Anche i cortigiani erano chiamati a omaggiare i sovrani inglesi, e fare un bel regalo era un’opportunità per ingraziarsene i favori.

Ogni cadeau veniva annotato sui registri di corte, ed è stato così possibile scoprire che tra le più rispettose di questa tradizione c’era Anna Bolena.

Nel 1532, l’anno prima di sposarlo, fece il suo regalo a Enrico VIII: un set di lance per la caccia al cinghiale, ricevendo in cambio delle tende con ricami d’oro e d’argento.

Negli anni successivi il re assecondò soprattutto la passione di Anna per la cucina: set di piatti e posate, pentole, uno scaldavivande.

Tra i doni più bizzarri che invece lei, prima di essere crudelmente ripudiata, fece a lui, spicca una fontana da tavolo in argento guarnita di diamanti, perle e rubini e con l’acqua che sgorgava dai capezzoli di tre statuette femminili.


giovedì 22 settembre 2022

Com'era veramente in un harem?

Questa è l'immagine che, soprattutto in Occidente, è passata degli harem



In verità la situazione era un po' più complessa.

In molte civiltà orientali l'harem (notare l'etimologia da ḥarām:"proibito") era il luogo riservato alle donne, severamente vietato agli uomini, eccetto, ovviamente, il proprietario dell'harem stesso. Di guardia, solitamente, venivano messi gli eunuchi, proprio per evitare che stringessero relazioni sentimentali con le donne.

Negli Stati che praticavano la poligamia, le donne spesso mogli o amanti del potente di turno, erano a sua esclusiva disposizione.

Erano però anche luoghi che, proprio per la loro particolarità, fungevano da rifugio per le donne parenti del sovrano, non per forza sue amanti.
Soprattutto nell'epoca ottomana, negli harem le figlie del Sultano venivano istruite e ricevevano un'educazione consona al loro rango.
Sempre negli harem potevano verificarsi manovre di palazzo e giochi di potere, colpi di Stato inclusi, a opera delle principesse o favorite più ambiziose.
Era, in un certo senso, anche un luogo dove si potevano prendere decisioni importanti per la nazione.

Quindi il significato di luogo di depravazione e lussuria è passato nell'immaginario occidentale sul finire dell'Ottocento, quando la Turchia veniva vista come il malato d'Europa e, non facendo più così paura, veniva parodizzata.


mercoledì 21 settembre 2022

Una congiura sventata nella maniera piu scaltra

Nel 1558 Elisabetta I Tudor, dopo essere salita al trono d’Inghilterra, trovò un Paese debole e isolato, dove i suoi stessi diritti dinastici non le venivano riconosciuti con certezza.



Per far fronte alle crescenti difficoltà politiche e difendersi, non ebbe altra scelta che ricorrere allo spionaggio, gestito dal suo primo ministro William Cecil.

Fu lui ad istituire lo State Defense ed inaugurò anche un “sistema di cifratura” per decifrare i messaggi nemici. Il successore di Cecil fu Francis Walsingham, che gestì abilmente una fitta rete di informatori anche all’estero.

Il suo ruolo fu determinante per sventare la congiura ordita da Maria Stuarda, che aspirava a scalzare dal trono Elisabetta. Maria venne decapitata proprio a causa di uno scambio di lettere “cifrate” con l’aristocratico Anthony Babington.


Walsingham, imitando la calligrafia della Stuarda e utilizzando il suo stesso codice segreto, fece aggiungere alla lettera per Babington un post scriptum in cui chiedeva di conoscere i nomi dei valorosi aristocratici che peroravano la causa.

Babington cadde nella trappola e fornì la lista richiesta. Vennero tutti uccisi.


martedì 20 settembre 2022

Cosa faceva Lord Byron quando una gondola tardava ad arrivare?

Quando giunse a Venezia nel 1816, Lord Byron aveva 28 anni e un passato malvisto dalla compassata aristocrazia inglese.



Amori omosessuali, la relazione con la sorellastra, grandi intemperanze, arroganza e atteggiamenti sprezzanti lo fecero migrare alla corte della Serenissima.

Le bizzarrie si sprecano, ma è degno di nota ricordare cosa faceva alla fine di una festa.

Se non arrivava subito una gondola, si gettava vestito nel Canal Grande e tornava a casa, nuotando con un braccio solo, perché con l’altro teneva una lanterna per farsi luce.


lunedì 19 settembre 2022

Una città orgogliosa delle sue meretrici

Venezia ostentava con orgoglio le sue meretrici più famose, non solo belle ma dotate anche di cultura e raffinatezza, nonché di considerevole influenza sociale, grazie ai loro protettori.



Una di queste, Veronica Franco, cortigiana ma anche poetessa, pubblicò persino nel 1575 una propria raccolta di poesie dedicandola al Duca di Mantova.

Venne perfino ritratta da Tiziano, il più apprezzato pittore veneziano.

Il numero delle professioniste in laguna, di tutte le categorie, era altissimo: il cronista Marin Sanudo riferisce nei suoi Diari che all’inizio del XVI secolo il numero delle prostitute veneziane era addirittura di 11.654.

Vi era una valida fonte per conoscere meglio la realtà della prostituzione in laguna, ovvero “La Tariffa delle put…. di Venegia”, poemetto anonimo in terzine pubblicato nel 1535.


domenica 18 settembre 2022

Durante una corrida un toro fu risparmiato grazie al suo coraggio

Cordova, 5 ottobre 1879.



Murcielago si batte con fierezza: il torero Rafael Molina, noto con il nome d’arte "Lagartijo", è incredulo dinnanzi alla forza di quell’animale.

Lo ha trafitto oltre venti volte, ma il toro non è mai domo e continua a lottare con ardore. Anche la folla è stupefatta, e lentamente balena nella mente di tutti il pensiero di risparmiarlo.

Non è mai accaduto prima, eppure Murcielago merita la misericordia del popolo, che chiede al torero di risparmiarlo. Un onore che gli viene concesso.

Il toro non lottò mai più: venne offerto come dono all'allevatore don Antonio Miura che inserì Murciélago nella linea Miura facendolo accoppiare praticamente per tutta la vita.