Si era nel mezzo delle guerre
napoleoniche, con uno Stato (la Francia) che faceva paura a tutta
l'Europa dove, oltretutto, lo shock della Rivoluzione non era ancora
passato.
Francamente, si aveva altro a cui
pensare.
Poi erano ormai secoli che il Sacro
Romano Impero, come lo definì Voltaire un cinquantennio prima, non
era più né Sacro né Romano né un Impero.
In effetti, a partire almeno dalla Pace
di Westfalia (1648) che pose fine alla Guerra dei 30 anni, l'impero
era diventato nulla più che un involucro di Stati pienamente
autonomi e sovrani, ognuno con la propria moneta, il proprio esercito
e la propria religione.

La stessa carica imperiale perse
progressivamente di significato, rendendo praticamente una pura
formalità la sua elezione, ormai appannaggio esclusivo degli
Asburgo.
Questa non fu che una conferma, dato
che gli Stati che ne facevano teoricamente parte erano de facto
autonomi dall'autorità imperiale, come gli Stati italiani che,
semmai, si sentivano più legati alla monarchia spagnola o a quella
francese.
Gli Stati tedeschi non erano messi granché meglio,
tanto che anche dopo ci furono diverse guerre tra di loro, seppure
teoricamente vietate.
Per questo, anche dopo il Congresso di
Vienna, si decise di non farlo risorgere anzi, si semplificò
ulteriormente la mappa politica d'Europa, cancellando principati
vescovili e feudi imperiali sparsi in Italia e Germania e
accorpandoli a Stati più grandi vicini.