domenica 12 dicembre 2021

Si può personalizzare una culla?

Trono a forma di culla di Napoleone II, re di Roma. Nato il 20 marzo 1811 nel palazzo delle Tuileries, il bambino era l'erede legittimo di Napoleone I dell'arciduchessa Maria Luisa d'Asburgo-Lorena.

Il pezzo, attualmente esposto al Kunsthistorisches Museum di Vienna, fu realizzato nel 1811 da Pierre-Paul Prud'hon in legno dipinto con bronzo dorato e foderato con velluto cremisi.



Una tenda di seta rimane attaccata a un baldacchino coronato di stelle e foglie d'alloro, sostenuto alla testata da un angelo. Sul bordo, l'aquila imperiale veglia sul successore dell'imperatore dei francesi.


sabato 11 dicembre 2021

Come veniva considerato Napoleone dai suoi contemporanei?




Partiamo dalle sue abilità militari: durante le guerre della Sesta Coalizione (la ritirata di Napoleone dalla Russia) la Grande Armeé viaggiava in undici corpi d'armata più la riserva di cavalleria guidata da Murat. Ognuno di questi corpi d'armata era un vero un piccolo esercito, guidato da un maresciallo, e capace di operare autonomamente, dunque è chiaro come viaggiassero su itinerari paralleli ma differenti per ottimizzare le necessità logistiche. Ebbene, gli eserciti della Coalizione si erano dati una sola linea strategica: non ingaggare battaglia con un corpo d'armata se Napoleone e la sua Guardia si trovano insieme ad esso, linea che fu abbandonata solo a Lutzen e a Bautzen ed infine a Lipsia.

Come uomo politico la valutazione non è invece così lineare: da giovane, quando condusse gli eserciti rivoluzionari alla vittoria in Italia, la gioventù europea, o almeno quella liberare ed illuminista, guardava a lui come l'eroe della Libertà: Beethowen gli dedicò una sinfonia (dedica disconosciuta a seguito dell'incoronazione), Ugo Foscolo la celebre "Ode a Napoleone liberatore" e molti altri artisti ne celebrarono le qualità e l'aderenza agli ideali rivoluzionari. Ciò non di meno dovettero ricredersi quasi tutti al momento della svolta imperiale. Evidentemente, però, l'impressione che faceva sui contemporanei era così forte che nel 1807, vedendo Napoleone cavalcare per le strade della sua città, Hegel scrisse ad un amico "oggi ho visto lo spirito della Storia a cavallo", e se tale era l'impressione che l'imperatore faceva sul filosofo questo probabilmente vuol dire che il grande generale continuava ad incarnare non solo un ideale di forza conservatrice, ma anche la forza irresistibile della Storia e del suo corso. Questa è tutto sommato l'immagine che ne dà il Manzoni nel suo "Cinque Maggio" e che perdura nella biografia del Ludwig.

venerdì 10 dicembre 2021

Perché Napoleone vinse così tante battaglie?


Oltre alla sua abilità come stratega, il motivo è che l'esercito francese dopo la Rivoluzione Francese subì delle riforme che lo resero molto più efficiente rispetto ai suoi avversari.

Le riforme rivoluzionarie avevano facilitato le promozioni di ufficiali e sottufficiali in base al merito e non per nobiltà di nascita, come avveniva durante l'antico regime. Questo aveva portato alla creazione di un corpo di ufficiali nuovo e competente che facilitò anche l'adozione di nuove tattiche e strategie. Ad esempio, lo sviluppo del sistema delle Divisioni, che gli eserciti europei avevano adottato da poco.

La Rivoluzione aveva introdotto anche la leva obbligatoria, e la Francia era un paese molto popoloso, quindi Napoleone poteva contare su una riserva di uomini superiore a quella dei suoi nemici.

L'arma segreta di Napoleone era la velocità: la Francia era spesso in guerra su più fronti e quindi i francesi dovettero adattarsi al bisogno di muovere rapidamente grandi masse di soldati. Questa capacità logistica tornò molto utile a Napoleone, che riusciva a muovere le sue truppe prima che i suoi nemici riuscissero a organizzarsi.

Napoleone, consapevole che il suo potere si basava sulle sue vittorie militari fece di tutto per rendere il suo esercito il più efficiente possibile: aumentò l'artiglieria, migliorò il servizio medico e il sistema dei rifornimenti.

Naturalmente, anche i nemici della Francia migliorarono e impararono le loro tattiche e il vantaggio di Napoleone si assottigliò.


 

giovedì 9 dicembre 2021

Perché Napoleone fu esiliato proprio a Sant'Elena


Napoleone fu esiliato a Sant'Elena nel 1815 perché era il luogo più remoto, cupo e inespugnabile che i suoi carcerieri potessero immaginare.
Situata al centro dell'Atlantico meridionale, Sant'Elena si trova a più di 3500 km dalla costa orientale del Sud America e a 1800 km dalla costa occidentale dell'Africa.


L'isola è una roccia vulcanica per lo più desolata, lontana da altre isole e un oceano lontano dalla terraferma europea. Dopo che Napoleone si arrese alla marina reale, gli inglesi lo portarono alla periferia del loro Impero per assicurarsi che non avrebbe mai più minacciato l'Europa.
Se però dobbiamo capire perchè proprio a Sant.Elena, dobbiamo partire un po' da prima.

Il primo esilio: Isola d'Elba
Nel 1814, la guerra della Sesta Coalizione rovesciò Napoleone e sembrò porre fine alle guerre napoleoniche. Austria, Russia e Prussia marciarono le loro forze alleate a Parigi, costringendo Napoleone a firmare il trattato di Fontainebleau e ad abdicare il suo trono. Mentre gli altri alleati sostenevano un trattamento più duro dell'imperatore francese, lo Zar russo Alessandro, forse mosso a compassione per la sorte disgraziata di un grande leader come Napoleone (i due in effetti erano stati amici intimi e alleati nominali), avanzò un'ipotesi più blanda. Lo Zar pretendeva che Napoleone mantenesse una certa parvenza di autorità e decise che l'isola d'Elba sarebbe stata una consolazione adeguata per lui.

Napoleone nel suo nuovo regno d'Elba, 1814.

L'Elba è una piccola ma ospitale isola al largo della costa toscana. Il suo clima caldo e le sue risorse naturali sembravano una fine idilliaca alla vita dell'uomo che un tempo dominava l'Europa. Mentre l'Austria e la Prussia erano a disagio con la sistemazione, soprattutto perché a Napoleone fu permesso di trattenere 600 soldati come suo esercito personale, essi acconsentirono a patto che la Gran Bretagna e la Francia (già sotto la Restaurazione Borbonica) avrebbero pattugliato le acque circostanti. Solo nelle loro fantasie più sfrenate gli statisti europei avrebbero potuto immaginare il ritorno di Napoleone…

Napoleone che lascia l'Elba, dipinto da Joseph Beaume, 1836.

Ma lo fece. Meno di un anno dopo la sua sconfitta, Napoleone lasciò l'Elba in segreto e si diresse verso la costa francese. Con il suo misero esercito, marciò verso Parigi. Luigi XVIII inviò un distaccamento dell'esercito francese sotto Michel Ney (uno dei marescialli decorati di Napoleone) per catturare Napoleone, ma Ney e i suoi soldati disertarono.

Ney e il suo esercito che disertano in favore di Napoleone.

L'esercito francese, che non aveva mai veramente perso la speranza in Napoleone, sposa in toto la causa Napoleonica e lo appoggia nel ritorno in patria mentre Luigi XVIII fugge da Parigi. Anche se nel 1814 gran parte della popolazione francese disprezza Napoleone per la rovina che portò in Francia, il restauro borbonico fallì in tutti i modi possibili. Tutte le riforme della rivoluzione e dell'Impero furono revocate dai Borbone, e la gloria della Francia di Napoleone diminuì. Con l'eccezione dei conservatori d'arco, il popolo francese si radunò assieme Napoleone nel 1815 perché in sostanza si credeva che fosse l'unico capace di governare la Francia meglio di chiunque altro.

A destra brigantino Inconstant mentre sta traghettando Napoleone in Francia che incrocia brigantino Zéphir. Il primo sfoggia il Tricolore francese, simbolo dell'impero mentre il secondo la bandiera bianca della Monarchia.

Gli ultimi gloriosi Cento Giorni
Da egemone a prigioniero, e ancora una volta imperatore, Napoleone partì per far rivivere il suo impero come meglio poteva. Quando Napoleone riprese la Francia, i dignitari d'Europa si riunirono a Vienna per affrontare le conseguenze di un mondo post napoleonico. Per mesi i capi di ogni nazione, dalle grandi potenze ai piccoli principati, avevano cercato di ridisegnare l'Europa e migliorare i problemi geopolitici causati da due decenni di guerra. Dopo tutti i loro battibecchi, e quasi una guerra che avrebbe visto Francia (borbonica), Gran Bretagna e Austria combattere contro la Russia e la Prussia, hanno trovato un nemico comune a Napoleone ancora una volta. L'utimo periodo di egemonia di napoleone sarà ricordato come quello dei "Cento Giorni". Difatti in giugno, la battaglia finale fu combattuta sui campi di Waterloo, e Napoleone fu costretto a arrendersi per la seconda ed ultima volta.

Napoleone a bordo della HMS Bellerophon nel viaggio del suo esilio, William Quiller Orchardson, 1880. Interessante vedere come l'autore abbia voluto rappresentare la soggezione degli ufficiali inglesi davanti al leader.

Quando Napoleone ritornò e combatté contro gli alleati nel 1815, tutti sapevano che non c'erano più compromessi, non c'era più consolazione. La realtà è che, nonostante il sentimentalismo ingenuo di Alessandro di Russia e nonostante i suoi rapporti con i monarchi asburgici austriaci (attraverso il matrimonio con la principessa Maria Luisa), Napoleone significava guerra e doveva scomparire per sempre. L'etica dell'epoca garantiva che Napoleone non potesse essere ucciso, così gli inglesi lo portarono nel luogo che sapevano che non sarebbe mai potuto fuggire. Con il suo unico porto e il suo isolamento unico, l'unico modo per fuggire da Sant'Elena era la marina reale, e anche Napoleone capì che la sua grande storia era finita.

Un Napoleone anziano e affranto che ammira l'oceano dalla sua prigione. Napoleon, Franz Josef Sandmann, 1820.

A Sant'Elena, Napoleone ricorda la sua singolare vita. Si pentiva dei momenti, delle azioni, dei fallimenti della politica e della coscienza, ma perseverava come ha sempre avuto.
"A Sant'Elena, fino all'ultima malattia, Napoleone rimase ininterrotto nello spirito....riuscì ancora, su questa roccia abbandonata, ad essere se stesso" - Vincent Cronin, Napoleone.


mercoledì 8 dicembre 2021

Un'antica usanza regale oggi dimenticata

Fare l'inchino, o anche detta riverenza.

Si trattava di una forma di rispetto e sottomissione che i sudditi svolgevano di fronte al re o a un nobile nelle corti europee.

''Non c'è disgrazia più grande che dimenticare di fare l'inchino ad una altezza reale". Disse una duchessa alla reggia di Versailles



Nata nel medioevo è durata questa usanza, tipica del protocollo reale, per migliaia di anni.

La riverenza cambiava a seconda della nobiltà del suddito.


martedì 7 dicembre 2021

Perché Napoleone fu esiliato e non giustiziato

a poleon e




Napoleone quando si rese conto di non avere più speranze di restare sul trono di Francia dovette elaborare un piano per la propria sopravvivenza. La sua speranza è che le potenze europee potessero accettare la sua discendenza e in particolare quella di suo figlio Napoleone II, il re di Roma che era pur sempre figlio di una principessa austriaca: Maria Luisa.
Non aveva molte alternative Bonaparte per il proprio futuro. Gli fu suggerito di espatriare negli Stati Uniti. L'impresa era comunque difficile con la flotta inglese che lo poteva intercettare, ma Napoleone non voleva una fuga ingloriosa.
Cominciarono i contatti diplomatici con gli Inglesi. Napoleone contava sulla tradizione britannica e sperava in un dorato soggiorno in Inghilterra. Consegnarsi al nemico giurato, quello più acerrimo era comunque un piano strategico. Napoleone sapeva che un trattamento troppo duro lo avrebbe fatto diventare un martire.
Certo Bonaparte non temeva di essere giustiziato, perchè era comunque un capo di Stato, un regnante e comunque apparentato con l'Austria. Un processo avrebbe suscitato un vespaio in un Europa ancora troppo instabile e le conseguenze politiche sarebbero state imprevedibili.
Cominciava, infatti già a prevalere la tesi di Metternich della Restaurazione, il tentativo di riportare indietro le lancette del tempo e ricomporre lo scacchiere europeo così com'era prima del 1789.
Napoleone si fidò delle promesse inglesi, ma ben presto si rese conto che i Britannici avrebbero cercato di renderlo inoffensivo per sempre.
L'esilio era l'unica strada percorribile e Sant'Elena sperduta isola nell'Atlantico era il posto ideale. La decisione non fu unanimamente accettata all'interno del Parlamento inglese, ma alla fine Napoleone fu trasportato con la forza a Sant'Elena.
A Sant'Elena isola dal clima umido e insalubre Napoleone si rese conto che se non fossero mutate le condizioni politiche in Europa un suo ritorno sulla scena politica sarebbe stato impossibile.
Nei primi tempi Bonaparte coltivò l'idea di una clamorosa fuga così come era successo all'Elba, ma gli Inglesi furono dei carcerieri inesorabili.
Il governatore inglese dell'isola Hudson Lowe burocrate inflessibile rese la vita di Napoleone un inferno. Tutto gli era vietato: visite dei pochi passeggeri che arrivavano sull'isola, la corrispondenza veniva censurata e spesso non consegnata, Ad un certo punto Napoleone dovette far vendere dei pezzi di argenteria per avere qualche comodità in più. La libertà personale dell'Imperatore fu di molto limitata.
Nei primi anni di permanenza Napoleone pensò di costruire la propria leggenda dettando le proprie memorie al conte di Las Cases che lo aveva seguito a Sant'Elena. Prese forma il Memoriale di Sant'Elena che divenne uno dei libri più letti dell'epoca.
Fu la vendetta perfetta di Napoleone che raccontò le condizioni inumane e persecutorie a cui gli Inglesi lo avevano sottoposto. Hudson Lowe divenne il bersaglio di molti bonapartisti tanto che venne preso a scudisciate dal figlio di Las Cases.
Più il tempo passava più Napoleone si rendeva conto che la sua stella era tramontata. Non aveva notizie dall'Europa e il suo fisico e il suo morale si fiaccarono nell'inattività.
Tentò Napoleone di sollevarsi dall'inedia, cominciò anche a coltivare un piccolo orto, ma era ben poca cosa per un uomo che aveva dominato il mondo.
Gli mancava terribilmente suo figlio, che sapeva presso la corte austriaca e lo addolorava l'atteggiamento di Maria Luisa che subito si era distaccata da lui.
La malattia ereditata dal padre Carlo, il cancro allo stomaco fece poi la sua comparsa nel fisico di Napoleone, male che lo portò alla morte il 5 maggio del 1821 alle 17:51.
Napoleone pretese un'autopsia per essere sicuro del suo male e per cercare di tutelare il figlio.


lunedì 6 dicembre 2021

L'ammiraglio più scellerato della Storia

Se stiamo parlando di ammiragli scellerati, allora il primo posto è suo, di Lord Thomas Cochrane, l'uomo che Napoleone stesso chiamava "le Loup des Mers", il lupo di mare.


Lord Cochrane avrebbe potuto godere di una vita agiata e ricca essendo il decimo conte di Dundonald, e invece scelse di diventare, nell'ordine, uno dei più grandi capitani navali della Storia, quindi un ribelle, quindi un ammiraglio per 5 volte per 5 paesi diversi.
Visse una vita avventurosa, mostrando coraggio e genio con stile, guidando le sue navi con tattiche sconsiderate, che andavano contro ogni probabilità, e vincendo battaglie al limite dell'impossibile.
Iniziò la sua lunga, illustre carriera all'età di 5 anni quando comparve per la prima volta nell'elenco degli imbarcati in un certo numero di navi.
All'età di 17 anni Cochrane si unì alla Royal Navy come guardiamarina su una nave al cui comando si trovava lo zio (un altro capitano Cochrane).

Anno 1800: Cochrane comanda per la prima volta una nave, la HMS Speedy, un brigantino da 14 cannoni. Quello stesso anno, mentre veniva inseguito da una potente fregata nemica che stava guadagnando terreno sulla sua nave più piccola, Cochrane spense tutte le luci a bordo della Speedy e mise una lanterna attaccata a una botte, lasciandola galleggiare via. La fregata nemica inseguì la lanterna nella notte e la Speedy riuscì a fuggire.
Il personaggio interpretato da Russel Crowe in "Master and Commander"si basa su Cochrane, e nel film esegue proprio questa manovra.

Anno 1801: Cochrane avvistò una potente fregata spagnola, la "EL Gamo", e ordinò di far sollevare una bandiera americana sulla propria nave, la HMS Speedy, avvicinandosi lentamente alla nave da guerra più grande, prima di alzare all'ultimo la bandiera con i colori britannici e scatenare i 7 cannoni su quel fianco di nave. Inizialmente, gli Spagnoli rimasero scioccati dal fatto che questo piccolo brigantino di 14 cannoni osasse attaccare la loro potente nave da guerra da 32 cannoni.
Ma Cochrane aveva un piano, poiché conosceva gli angoli di fuoco degli avversari e aveva abilmente piazzato la Speedy in un punto dove non poteva essere colpito dal vascello nemico. Gli Spagnoli spararono ripetutamente bordate che sibilarono sopra la testa degli Inglesi, mentre la Speedy sparava con i suoi 7 cannoni colpi pieni di proiettili che colpirono l'equipaggio spagnolo che si era radunato per tentare l'arrembaggio della Speedy.
Ogni volta che gli Spagnoli cercavano di arrembare la Speedy, Cochrane si allontanava e scatenava il fuoco sui marinai concentrati sul ponte. Alla fine, corpi devastati disseminavano il ponte della EL Gamo; Cochrane salì a bordo e si impossessò della potente nave da guerra spagnola.



Nel dipinto, il brigantino Speedy sconfigge la fregata EL Gamo: un brigantino di 14 cannoni con 54 uomini contro una fregata di 32 cannoni con 320 uomini!

Dopo EL Gamo, Cochrane avrebbe catturato, affondato o fatto incagliare 53 navi in un anno, prendendosi molte navi come premio e condividendo la ricchezza con il piccolo equipaggio della Speedy.
Si diceva allora che un uomo poteva diventare ricco servendo sotto Cochrane…
Durante le guerre napoleoniche, Cochrane ricevette il comando di una fregata da 38 cannoni e divenne famoso per aver preso fortezze, per le razzie dei porti e per aver catturato molte navi come trofeo. Continuò a combattere in una serie di battaglie e si guadagnò il rispetto del suo nemico, tra cui Napoleone che sapeva del "Lupo di mare" che terrorizzava la costa francese.

Anno 1814: Cochrane divenne famigerato quando fu dichiarato colpevole di frode e licenziato dalla Royal Navy: il suo titolo nobiliare fu revocato e il suo stendardo fu rimosso dall'Abbazia di Westminster e fisicamente buttato fuori dalla cappella e giù per i gradini di pietra della scalinata, nel canale di scolo dell'acqua piovana.
Ammiraglio del Cile: questo non rallentò minimamente Cochrane; egli lasciò, in disgrazia, la Gran Bretagna e salpò per il Sud America, diventando un cittadino cileno, prima di essere nominato Vice Ammiraglio del Cile, dove riorganizzò completamente la Marina cilena e riscrisse le sue regole, sostituendole con altre basate su quelle della Marina britannica.
Cochrane catturò la città di Valdivia con solo 300 uomini, scalando le scogliere e sorprendendo il presidio.
Quindi catturò la più grande nave da guerra spagnola del Sud America, la "Esmeralda", una nave da guerra da 44 cannoni.
Cochrane creò e comandò il Primo Squadrone della Marina cilena e combinò un sacco di bravate, tra cui l'invasione e la liberazione del Perù, in qualità di comandante della flotta cilena.


Nel dipinto, la flotta di Cochrane durante l'invasione e la liberazione del Perù

La marina cilena mantiene tuttora la tradizione di nominare una propria nave in onore di Cochrane. Finora l'ha fatto 5 volte. L'attuale è, opportunamente, una ex fregata britannica, la "Almirante Cochrane".
Ammiraglio del Brasile: Purtroppo, poco dopo Cochrane cadde in disgrazia nei confronti dei governanti cileni. Così lasciò il Cile e andò ad aiutare il Brasile nella sua Guerra di Indipendenza dove gli fu immediatamente dato l'intero comando della Marina brasiliana.
Egli partì all'attacco, combattendo una serie di battaglie e costringendo i Portoghesi a fuggire dal Brasile attraverso l'Atlantico con la propria enorme flotta, e con Cochrane alle calcagna.
Cochrane, facendo tutto di testa sua, salpò per Maranhão e assediò il presidio del posto, bluffando sul fatto che una vasta armata brasiliana (che non esisteva) sarebbe dovuta arrivare da un momento all'altro. Il presidio si arrese e Cochrane conquistò una vasta distesa del Brasile, quindi ripeté esattamente lo stesso bluff con l'ultima roccaforte portoghese in Brasile.
Gli sforzi di Lord Cochrane portarono il Brasile a diventare totalmente indipendente e libero da truppe portoghesi. Al ritorno di Cochrane a Rio de Janeiro, l'imperatore ricompensò l'ammiraglio concedendogli il titolo non ereditario di Marchese di Maranhão in riconoscimento del servizio prestato per la liberazione del Brasile.
In breve tempo Cochrane era di nuovo in pista.
Tornò in Europa per aiutare la Grecia nella sua lotta per l'indipendenza dalla Turchia, una volta che anche questo obiettivo fu raggiunto e la Grecia fu indipendente, Cochrane tornò finalmente a casa in Gran Bretagna.
Quando suo padre, il 9º conte di Dundonald morì, Cochrane divenne il 10º conte di Dundonald e la Royal Navy lo riportò al rango di contrammiraglio.

Il titolo e i vessilli di Lord Cochrane furono ripristinati per ordine della regina Victoria.


L'ammiraglio Thomas Cochrane, decimo conte di Dundonald, è una leggenda dei mari che combattè per gli oppressi.
Rimane oggi un eroe nazionale di Gran Bretagna, Perù, Grecia, Brasile e Cile.