Nel 1830 il venticinquenne Joseph Smith fondò uno dei movimenti religiosi più controversi della storia: il mormonismo.
Una Chiesa di ispirazione cristiana alla quale aderirono sin da subito migliaia di fedeli. Loro fondarono lo stato dello Utah la cui capitale, Salt Lake City, è ancor oggi considerata la loro città.
In quel periodo la religione stava perdendo terreno tra idee illuministe e svariate correnti religiose ben circoscritte geograficamente nello sterminato territorio statunitense.
La leva che sollevò subito tante adesioni si trova tra le pagine sepolte sotto la collina di Cumorah, nel loro libro sacro “Mormon”, composto da tavole d’oro e scritto in una lingua da Smith ribattezzata egiziano riformato.
Il suo lavoro di traduzione da questa sconosciuta lingua tramite pietre veggenti, lo portò alla rivelazione di un altro testamento di Gesù Cristo.
Smith ebbe l’intuizione di fondare una corrente religiosa che rispondesse alle incertezze sociali del suo tempo, dall’ampio potere aggregativo e dalla forte identità ben radicata nel cristianesimo delle origini.
La storia dell’antica tribù dei Nefiti e l’avvento di Gesù in America posero i Mormoni, rispetto alle altre confessioni cristiane, in uno stato di autoproclamata superiorità rispetto a tutte le altre fedi, che li portò persino a definirsi Santi.
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