venerdì 15 luglio 2022

Perché Hitler è così diffamato nella cultura popolare, ma Napoleone no?

Intanto perché è passato molto più tempo.

Hitler è ancora vivo nella memoria non tanto perché ci sono ancora (pochi) sopravvissuti della Seconda Guerra Mondiale o alla Shoah, ma perché le conseguenze delle sue azione sono tuttora visibili e le cicatrici non ancora guarite del tutto.

Nel passato ci furono condottieri o leader politici che causarono ecatombi impressionanti nelle loro conquiste militari come Gengiz Khan (40 milioni di vittime), Tamerlano (17 milioni di morti) o Giulio Cesare (1 milione di vittime solo in Gallia).

Il fatto però che sia trascorso molto tempo ha fatto sì che la memoria delle loro azioni si sia in larga parte attenuata. Oltretutto si parla di periodi storici e culture molto diversi dai nostri, dove alla vita umana veniva dato decisamente meno valore.

Inoltre il giudizio storico di questi personaggi è tuttora parecchio divisivo, dato che la maggior parte di culture nate da Roma elogia senza riserve Giulio Cesare, mentre Gengiz Khan e Tamerlano sono considerati eroi nazionali per mongoli, uzbeki e kazaki.


Napoleone è altrettanto divisivo, a mio avviso.

Mentre per i francesi è tuttora un eroe (anzi, il più grande degli eroi) nazionale, preso costantemente a riferimento da ogni politico successivo che si rispecchia un po' in lui o vorrebbe farlo (l'ultimo a scimmiottarlo in modo più evidente fu Sarkozy), per il Regno Unito o la Russia la situazione è completamente diversa.

Per i britannici Napoleone fu uno dei loro più acerrimi nemici, Oratio Nelson e il Duca di Wellington (che lo sconfissero) sono visti come eroi nazionali, Waterloo è una grande vittoria, tanto che ci sono vie e stazioni della metropolitana con questo nome.



Per i russi vale più o meno lo stesso discorso: Napoleone fu un tiranno e un conquistatore brutale e questo è l'aspetto prevalente anche a livello letterario (basti pensare a Tolstoj e a "Guerra e Pace").
Anche per la Spagna la considerazione non è delle migliori: Napoleone viene visto soprattutto come un condottiero sanguinario che fece migliaia di vittime civili nella Penisola Iberica.
Goya del resto ha incanalato benissimo questo sentimento.


L'Italia, da questo punto di vista, sta un po' nel mezzo, anche se prevale in genere un'opinione positiva: a Napoleone sono dedicate vie e piazze, oltre che monumenti. Questo perché viene ancora visto da più parti come una sorta di precursore del Risorgimento della Penisola.
Non rimangono però molti distinguo, specie per le numerose opere d'arte trafugate o distrutte dalle truppe francesi, alcune delle quali mai restituite.

Di certo si può dire che il Bonaparte regnò su gran parte dell'Europa con pugno di ferro e con poteri assoluti.

Le sue guerre provocarono poi circa un milione e mezzo di vittime civili e oltre tre milioni di combattenti caduti.

Cifre ingentissime, specie se paragonate alla popolazione del tempo.

A differenza però di Hitler non ci fu mai nell'agire napoleonico qualcosa di anche solo vagamente simile al genocidio razziale da lui perpetrato.
La maggior parte di vittime (anche civili) furono sempre diretta conseguenza delle sue azioni militari (oggi le definiremmo vittime collaterali) e nonostante l'ego e l'ambizione smisurati non venne mai pianificata l'eliminazione di alcune "razze" ritenute inferiori.
Anche se era di fatto la Francia la nazione che avrebbe dovuto prevalere in Europa, e che la sua cultura avrebbe dovuto scalzare le altre, nei progetti napoleonici non si sarebbe verificato un apartheid nei confronti dei popoli conquistati, ma piuttosto un'assimilazione, più o meno volontaria.

Se l'impero avesse retto anche dopo la sua morte, milioni di italiani, tedeschi, spagnoli, polacchi e (forse) russi sarebbero diventati francesi, parlandone la lingua e adottandone i costumi.


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