martedì 22 febbraio 2022

Chi fu Bianca Milesi?

Bianca Milesi Mojon, nata a Milano il 22 maggio 1790 da una famiglia dell'alta borghesia, è stata una importante figura del risorgimento italiano.

Riceve una rigida educazione religiosa che fa emergere presto il suo carattere anticonformista e ribelle. A 14 anni avviene la prima svolta: con la morte del padre Bianca riceve dai nuovi insegnanti e dalla madre una istruzione più aperta, grazie alla quale comincia ad interessarsi del pensiero di filosofi contemporanei quali Hume ed Alfieri, ad apprezzare l'aspetto più profondo della vita, disinteressandosi completamente del proprio aspetto esterno, meritandosi il soprannome di maschiaccio per via dei capelli corti e dei vesiti trasandati.

Ai vestiti preferisce i libri, la pittura e la scultura, incoraggiata dal pittore Andrea Appiani che le permette di conoscere Antonio Canova e Francesco Hayez.

Nel 1814 avviene il primo incontro con i sentimenti patriottici che già da qualche mese covavano a Milano, soprattutto nei salotti aristocratici della città che la sua famiglia frequentava abitualmente.

Bianca viene ben presto fregiata del titolo di "maestra giardiniera". Un titolo apparentemente innocuo ma determinante per gli incontri della carboneria, che si radunava nei giardini dei palazzi con il pretesto di parlare di giardinaggio. In realtà il compito delle maestre giardiniere, dotate di un coltello nascosto nella giarrettiera, era di fare da staffette per importanti informazioni nascoste abilmente in tanti modi.

Ricordiamo infatti Bianca per aver inventato uno di essi: la "cartolina à jouir" o "crittografico della grata", una griglia che sovrapposta alle lettere dei cospiratori, permetteva di leggere solo il messaggio segreto contenuto tra le righe.

Bianca non si limita a questo, fondando insieme al Conte Federico Confalonieri e al Conte Giuseppe Pecchio le "scuole di mutuo insegnamento", con l'obiettivo di diffondere la coscienza nazionale e la lingua italiana: purtroppo le scuole vengono subito chiuse dalla chiesa, che in quel tempo deteneva il monopolio dell'istruzione.

La vita rivoluzionaria di Bianca ha un duro arresto nel 1822 quando il federato milanese Carlo Castillia tradisce Confalonieri e accusa Bianca sia per il codice cifrato sia perché aveva dipinto il tricolore sullo stendardo degli studenti di Pavia del battaglione Minerva. Viene interrogata con decisione più volte ma non fa i nomi dei suoi compagni. Schedata come «rivoluzionaria», nel 1822 deve fuggire all’estero e solo nel 1825 riuscirà a rientrare a Genova per riprendere la propria opera cospiratoria, cominciando a frequentare Giuseppe Mazzini.

Sempre sotto controllo della polizia austriaca, che ne boicotta le attività, è costretta a trasferirsi a Parigi nel 1933 dove partecipa attivamente al problema dell'emancipazione femminile, rientrando in Italia proprio durante la rivoluzione del 1848, nel pieno della confusione del momento, aprendo le porte della propria abitazione a tutti quelli che avevano sposato la sua causa.

Il timore di mettere a rischio la vita dei figli la riporta a Parigi, da dove continua a collaborare con i Mazziniani a distanza, prima di ammalarsi e morire di colera.

Nel 2015 il comune di Milano ha iscritto il suo nome nel Pantheon situato all'interno del cimitero monumentale.


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