sabato 19 marzo 2022

Perché Napoleone fu lasciato in vita due volte? Perché non è stato ucciso?

Gli austriaci, guidati da Metternich e dall'Imperatore Francesco II, non poterono giustiziare Napoleone perché lui era sposato con la figlia dell'imperatore (il giovane figli di Napoleone, "Il Re di Roma" era il nipote di Francesco I). Lo zar Alessandro non lo voleva giustiziare perché una volta era amico di Napoleone e credeva che Dio lo avesse mandato in missione per liberare l'Europa e trattare i vinti con magnanimità. Gli inglesi generalmente non giustiziavano i nemici di alto rango. Erano molto più interessati agli equilibri di potere in Europa e al loro primato sui mari che al futuro di Napoleone. I prussiani e molti altri principati tedeschi volevano giustiziare Napoleone perché erano entrambi ostili e si vergognavano del dominio francese dell'Europa centrale negli ultimi dieci anni, ma la Prussia e i suoi alleati erano effettivamente alla mercé della Russia. L'unica grande potenza che voleva la morte di Napoleone era la Prussia, ma non era in grado di imporre la propria volontà sugli agli altri alleati.

È importante capire che, in contrasto con le terribili guerre del XX secolo, l'età napoleonica è stata segnata da un certo grado di cavalleria e onore, soprattutto da parte di monarchi e generali. Anche se gli alleati consideravano Napoleone come intrinsecamente illegittimo, rispettavano la sua autorità (specialmente dopo il suo matrimonio con la principessa austriaca Maria Luisa nel 1810). Uccidere Napoleone sarebbe stato un crimine sconveniente per nazioni o individui civili, e la maggior parte dei maggiori statisti in Europa non l'avrebbe mai considerato.


Napoleone firma il trattato di Fontainebleau (1814), abdicando al suo impero.


Avendo concluso una pace molto generosa con Napoleone, gli alleati non avevano motivo di aspettarsi né il suo desiderio né la sua capacità di tornare al potere in Francia. Il ritorno straordinario e sfortunato di Napoleone nel 1815 è la caratteristica più notevole della sua ventennale carriera.


venerdì 18 marzo 2022

Cosa mangiavano giornalmente Maria Antonietta e Luigi XVI?

Luigi XVI era un uomo molto alto e robusto, un po 'ghiottone, anche perché, a dire il vero, andava a caccia così spesso da prosciugarlo. Sua moglie trovava le sue abitudini alimentari un po' scoraggianti, poiché divorava qualsiasi pasto gli capitasse anche quando le circostanze non sembravano giuste.

Ad esempio, si è piegata perché la notte in cui sono stati condotti alla prigione del Tempio, lui ha cenato abbondantemente con coloro che erano i responsabili della disgrazia della famiglia.

Qualche anno fa, la prima notte di nozze, quando il nonno gli consigliò di non indulgere troppo per potersi esibire, la sua risposta fu: “perché? Dormo sempre meglio dopo un buon pasto”.

Si può dire che trovasse qualche conforto nel cibo (in particolare carne) e nel vino, al punto che era considerato un alcolizzato e probabilmente sarebbe stato diagnosticato come tale secondo gli standard moderni.


Luigi XVI raffigurato come un maiale in un lampone, un evidente scavo alla sua famigerata gola.


Quanto a Maria Antonietta, era un po' una diva e creava problemi a Versailles evitando le cene pubbliche, che erano parte integrante dell'etichetta di corte, e disapprovando le abitudini alimentari locali.

Le piacevano le verdure e la carne bianca e mangiava pochissimo anche se, stranamente, ha lottato con l'aumento di peso per tutta la vita.

Madame Campan, una delle sue dame di compagnia, ha affermato che era astemia. Ma Madame Campan, che aveva una cattiva reputazione quando la monarchia fu ripristinata, si fece in quattro per incensare la regina e dipingerla come una santa a dir poco. Trovo difficile credere che una regina di Francia non berrebbe una goccia di alcol.


giovedì 17 marzo 2022

Perché dopo la sua ascesa al potere Napoleone non tornò più in Corsica?

 




La risposta viene dal Carducci:

Oh solitaria casa d'Aiaccio,
cui verdi e grandi le querce ombreggiano
e i poggi coronan sereni
e davanti le risuona il mare!

Ivi Letizia, bel nome italico
che omai sventura suona ne i secoli,
fu sposa, fu madre felice,
ahi troppo breve stagione! ed ivi,

lanciata a i troni l'ultima folgore,
date concordi leggi tra i popoli,
dovevi, o consol, ritrarti
fra il mare e Dio cui tu credevi.

(Per la morte di Napoleone Eugenio, vv. 29 - 40).


mercoledì 16 marzo 2022

Napoleone ha perso a Waterloo per colpa di Grouchy ?

La caduta di Napoleone, segnata dal Fato.



No, come ho scritto altrove la sconfitta di Napoleone è frutto di una concatenazione di errori ma soprattutto eventi sfortunati.
Detto questo Grouchy può essere considerato responsabile della sconfitta nella dimensione in cui, intorno alle 11.00, udendo il fragore dei cannoni provenienti da Waterloo e, contrariamente al parere dei suoi generali che avrebbero voluto seguire la pratica diffusa di correre alla battaglia, decise di attenersi rigidamente alle istruzioni di Napoleone che prevedevano l'inseguimento dei prussiani diretti verso Wavre.


martedì 15 marzo 2022

Quali sono alcune curiosità su Napoleone?


Napoleone Bonaparte nacque il 15 agosto 1769. A 250 anni dalla nascita abbiamo smontato alcune false credenze (non era basso come si crede, non aveva la fobia dei gatti e, anche se amava l'arte, non fu lui a portare la Gioconda in Francia) e raccolto alcune curiosità (è anche merito suo se abbiamo il cibo in scatola, il codice civile e la traduzione dei geroglifici).


Immaginate che il prossimo presidente della Repubblica sia un altoatesino nato un anno dopo il passaggio del Südtirol dall’Austria all’Italia, che sia alto, biondo, con gli occhi azzurri e parli l’italiano con accento tedesco. O provate a figurarvi come successore di Giuseppe Conte un africano, immigrato bambino dall’Etiopia quando ancora era una colonia italiana (cioè fino al 1941), e che al governo delle regioni insedi fratelli e parenti.
Inverosimile? Eppure è grossomodo quanto capitò ai francesi alla fine del Settecento, quando si ritrovarono come capo dello Stato un oriundo italiano dalla erre poco arrotata e la grammatica zoppicante: Napoleone Bonaparte.
La Corsica, dov’era nato nel 1769, era stata ceduta dalla Repubblica di Genova alla Francia da appena un anno. I genitori di Napoleone erano di origini toscane e in casa loro si parlava italiano. Come poi quel ragazzino sbarcato in Francia per frequentare un collegio militare ne sia diventato imperatore, rientra negli oscuri piani del destino.
Come tanti stranieri fu deriso, guardato con ostilità e sospetto, odiato da molti, mal sopportato dai più: se fosse vissuto oggi, sarebbe magari stato relegato in un centro di accoglienza o rispedito al mittente sul primo barcone e la sua sarebbe stata una comune brutta esperienza da profugo.
Invece la condizione sociale, l’ambizione e le giuste scelte politiche trasformarono la sua avventura di emigrante in una carriera che lo portò a regnare su mezza Europa. Il nome di questo fortunato immigré còrso e mezzo italiano era Napoleone Buonaparte (Napoleone cambiò il cognome in "Bonaparte" dopo la morte del padre, pochi giorni prima di sposare Giuseppina e partire per la campagna d'Italia, per renderlo più adatto alla lingua francese).
Malinconico e arrogantello, egocentrico e un po’ complessato, sognatore ma capace di pragmatismo, era un uomo dalle mille contraddizioni, ma soprattutto uno straniero in casa degli oppressori della sua terra, i francesi.
Il futuro imperatore di Francia era infatti nato ad Ajaccio, in Corsica, nel 1769, quarto di 12 fratelli (secondo degli otto rimasti in vita). Pare fosse un ragazzino vivace, pronto a sfidare la severità della madre, Maria Letizia Ramolino (nobildonna discendente da italiani emigrati in Corsica), con un cipiglio da primogenito che mancava al fratello più grande, Giuseppe. Forse per questo, il padre Carlo Maria, avvocato, borghese affascinato dall’aristocrazia, aveva destinato il minore alla carriera militare e il maggiore alla vita ecclesiastica. Entrambi furono spediti in prestigiosi collegi francesi.
ITALIANO. I Buonaparte vantavano nobili origini toscane, anche se si erano trasferiti in Corsica, allora genovese, già nel 1567. Lo stesso Napoleone confessò: “Io sono italiano o toscano, piuttosto che còrso”. Questa frase però non deve trarre in inganno. Raccontava di essere italiano, ma dell’Italia diceva peste e corna: come ogni politico badava al sodo, a quello che poteva tornargli utile. La familiarità linguistica (in Corsica l’italiano era lingua ufficiale) gli rendeva congeniale l’Italia e probabilmente è vero che ci metteva piede con piacere, dato che vi si era affermato come militare e politico. Ma in più occasioni Napoleone si fece scappare valutazioni non troppo positive sul carattere italico. Come quando, rivolto al viceré d’Italia, il figlioccio Eugenio Beauharnais disse: “Avete torto a pensare che gli italiani siano come fanciulli: c’è del malanimo in loro; non fategli dimenticare che io sono padrone di fare ciò che voglio, questo è necessario per tutti i popoli, ma soprattutto per gli italiani, che non obbediscono che alla voce del padrone”.
Inoltre:
1. ERA UN NANEROTTOLO? Napoleone basso? Sì, ma non "così" basso: gli storici concordano che fosse alto circa 1,68 cm, 3 centimetri più della media dei francesi del suo tempo (e 3 centimetri in più dell'ex presidente francese Nicolas Sarkozy). Quella di Napoleone "formato mignon" sarebbe una maldicenza degli inglesi per sminuirne la fama sui campi di battaglia.
2. RUBÒ LA GIOCONDA? Non è neppure vero che trafugò la Gioconda di Leonardo: secondo gli storici il dipinto si trovava in Francia dal 1517, dove lo aveva portato proprio l'autore. In seguito il quadro fu acquistato molto probabilmente dal Re Francesco I: Napoleone, grande appassionato d'arte nel 1800 si limitò ad appenderlo nelle stanze della moglie Josephine e in seguito la Monna Lisa entrò a far parte della collezione permanente del Louvre (che all'epoca si chiamava Museo Napoleone). La bufala del furto napoleonico nasce forse dal fatto che i soldati napoleonici trafugarono davvero alcune opere d'arte durante la campagna d'Italia. Ma non la Gioconda.
3. PERCHÉ LO VEDIAMO SPESSO RITRATTO CON UNA MANO NEL GILET?
Che fosse un tic? Un segno del feroce mal di stomaco di cui soffriva? No, semplicemente un'usanza diffusa tra coloro che si prestavano a un ritratto tra il 18°e il 19°secolo.
4. QUAL ERA IL SUO "NICKNAME"? Se fosse vissuto nell'epoca di Twitter, forse avrebbe scelto come nickname Nabulio: il soprannome con cui lo chiamavano i genitori da piccolo.
5. INNOVATORE. Fu durante le campagne napoleoniche che si cominciò a sperimentare il cibo in scatola: merito del pasticciere Nicolas François Appert che ideò un metodo di cottura del cibo in vasetti di vetro a chiusura ermetica. Appert per la sua invenzione fu premiato con 12 mila franchi.
6. STORICO. Strano ma vero, la più grande conquista della spedizione in Egitto non è militare o politica, ma scientifica: la scoperta da parte di un ufficiale francese della Stele di Rosetta, una tavola di granito dove accanto ai geroglifici c'è il testo tradotto in greco. Una scoperta di eccezionale importanza: ha aiutato i linguisti a capire finalmente i geroglifici, aprendo la strada allo studio dell'antico Egitto.
7. LEGISLATORE. Sul web circola la leggenda che in Francia ancora oggi è vietato dare a un maiale il nome Napoleone: in realtà non ne parla nessun articolo del Codice Napoleone. Che sia un'altra diceria?
In realtà il più importante lascito dell’età napoleonica sono le riforme attuate fra il 1800 e il 1804, anni durante i quali fu redatto il Codice civile, detto anche Codice Napoleonico, approvato il 21 marzo 1804. Durante il periodo napoleonico, il sistema amministrativo francese abbandonò il decentramento della rivoluzione e si caratterizzò per un fortissimo accentramento statale.
Il Codice andò a toccare anche le regole per la successione imponendo che una parte delle eredità dovesse essere divisa in modo uguale tra i discendenti. Napoleone però volle che nel Codice la donna risultasse totalmente sottomessa all’uomo al quale doveva assoluta obbedienza: non poteva ad esempio sottoscrivere un contratto o avviare un’azione autonomamente. Le controversie tra coniugi potevano tuttavia essere risolte col divorzio (al quale non si fece gran ricorso, almeno in Italia), purché chiesto consensualmente.
Grazie a Napoleone venne sviluppata anche l’istruzione superiore con l’introduzione dei licei statali, scuole impegnative e riservate ai giovani di buona famiglia o di eccezionale talento. I licei napoleonici erano, come quelli di oggi, pubblici, finanziati cioè dal denaro raccolto con le tasse e con gli investimenti del governo, e i docenti erano dipendenti dello Stato.
Analogamente a quanto accade ancora oggi, le scuole private venivano sottoposte a controlli e verifiche da parte di funzionari statali e nel 1806 venne introdotto il monopolio statale dell’istruzione universitaria una sorta di Ministero per la ricerca e l’università.
8. TEMERARIO (E SUPERSTIZIOSO). E non è vero che avesse la fobia dei gatti. Lo ha precisato la storica Katharine MacDonogh nel libro "Storia dei cani e gatti a corte dai tempi del rinascimento", dopo averlo letto da più parti: non esiste alcuna evidenza storica che Napoleone soffrisse di ailurofobia. Ma era superstizioso e come molti europei del tempo si teneva lontano i gatti neri.

Un pezzo del pene di Napoleone.

9. IL MISTERO... DEL PENE. John K. Lattimer urologo della Columbia University, nel 1972 disse di aver acquistato il pene di Napoleone per 4.000 dollari. «La misura del pene di Bonaparte - spiegò, senza fornire dettagli - era di 4,5 centimetri in stato di riposo che diventavano 6,1 in erezione». Come l'urologo abbia fatto a capirlo rimane un mistero. La sua diagnosi? L'imperatore avrebbe sofferto di un problema endocrinologico che ha limitato la crescita degli organi genitali di Napoleone.
Il primo a possedere la reliquia sarebbe stato l'abate Vignali, suo cappellano a Sant'Elena. Sulla vicenda è stato scritto anche un saggio sul Journal of Sex Research: La peregrinazione postuma e itinerante del pene di Napoleone. Jean Tulard, esperto di storia napoleonica, sull'evirazione post mortem è sempre stato scettico e finché non si riesuma la salma, la questione si può archiviare come "leggenda metropolitana".
Il tutto ricavato da Internet, in particolare da FOCUS.

lunedì 14 marzo 2022

Il maresciallo di Napoleone più sottovalutato


Jean-Baptiste Jules Bernadotte, Karl XIV


Per molti bonapartisti, questo ragazzo era conosciuto come un traditore (anche se Napoleone stesso non la pensava così).

Bernadotte passò la prima volta sotto il comando di Napoleone nel 1797 alla guida della 4a Divisione dell'Esercito Italiano guidata da Napoleone. A quel tempo, Bernadotte aveva un'alta reputazione. Avendo le guerre rivoluzionarie francesi come un passo, grazie al suo coraggio e alla sua leadership, si classificò da maggiore a generale di divisione nel 1794, all'età di 31 anni. Il suo servizio sotto Jourdan nella battaglia di Fleurus è ben noto. I suoi soldati erano ben disciplinati e coraggiosi per esibirsi meravigliosamente nella battaglia.


Battaglia di Fleurus, Jourdan al centro.


Tuttavia, la sua reputazione sotto Napoleone I nella Grande Armée fu pesantemente offuscata dall'elevata rivalità e dalla futura colpa di unirsi dall'altra parte della Francia. I suoi cattivi rapporti con Alexandre Berthier, uno dei più stretti subordinati di Napoleone, e in seguito non appoggiando il colpo di stato di Napoleone del 18 ° Brumière lo mise in una situazione difficile. Nonostante non si sia opposto attivamente al colpo di stato, ha preso il sospetto di Napoleone di essere un'opposizione a lui.

Dopo l'incoronazione di Napoleone, fu nominato maresciallo nello stesso anno al comando del 1 ° corpo d'armata nella battaglia di Austerlitz dove fu tenuto in riserva. Più tardi nel 1806, sfortunato per lui, fu quasi alla corte marziale da Napoleone non riuscendo ad aiutare con successo il maresciallo Davout (in seguito guadagnandosi il titolo di "Maresciallo di ferro") nella battaglia di Auerstadt. Altre ragioni per la sua scarsa reputazione sotto l'imperatore erano dovute alla sua mancanza di molte battaglie importanti come Eylau, Friedland per molte ragioni, peggiorando ulteriormente la sua licenziamento amichevole mentre comandava il 9 ° corpo sassone, a causa dell'uniforme bianca indossata dalle sue truppe e i suoi nemici austriaci e in seguito si ritirarono senza ordini diretti. A causa di ciò, finì per combattere con Napoleone I e ulteriormente provocarlo lodando i Sassoni. Napoleone gridò denunciando il guascone "irascibile".


Bernadotte è nato a Pau, Guascogna.


Nel 1810 a Bernadotte fu offerto il trono svedese. Accettando l'offerta, ha detto chiaramente che seguirà "interessi svedesi", non francesi. Ha guidato l'Esercito del Nord nella Guerra della Sesta Coalizione prendendo un ruolo significativo nella vittoria della Coalizione.


Battaglia di Lipsia, Bernadotte vi partecipa come Karl XIV John.


In seguito, a causa di questo fatto, molti bonapartisti denunciarono Bernadotte come nient'altro che un maresciallo della spazzatura idiota che in seguito tradì il suo imperatore. Ma Napoleone chiaramente non la pensava come tale e ha detto "Va ', e lascia che i nostri destini si compiano". Inoltre, nonostante Napoleone I volesse che la Svezia non prendesse le armi contro la Francia, Bernadotte ha ufficialmente rifiutato questo e quindi, un trattamento come un traditore non è molto giusto.

Vedendo la sua performance e il suo significato complessivi, era sicuramente uno dei marescialli più sottovalutati di Napoleone.




domenica 13 marzo 2022

Che cosa è successo al figlio di Napoleone Bonaparte?




L'Aiglon, nato il 20 marzo 1811 dall'imperatrice Maria Maria Luisa, fu in teoria, come risulta dai documenti ufficiali, Napoleone II imperatore dei Francesi dal 22 giugno al 7 luglio 1815. Napoleone III, così chiamandosi, riconobbe l'esistenza di Napoleone II. Si trasferì poi con la madre alla corte di Vienna. Maria Luisa divenne duchessa di Parma, ma a titolo vitalizio. A Vienna veniva chiamato Franz, il suo secondo nome. Ad appena 12 anni, nel 1823, divenne cadetto dell'esercito austriaco e successivamente ebbe il comando di un battaglione, ma non gli fu mai consentito di battersi. Morì di tisi il 22 luglio 1832, presso il Castello di Schönbrunn a Vienna, senza aver contratto matrimonio e senza aver generato figli.

La sua memoria è conservata dal lavoro teatrale L'Aiglon di Edmond Rostand.