giovedì 24 febbraio 2022
I Savoia vollero invadere il sud Italia per appropriarsi delle sue ricchezze con la scusa di unificare la penisola
mercoledì 23 febbraio 2022
La vita a bordo tra il XVI e il XVII secolo
Una descrizione di come si viveva a bordo, tra il XVI e il XVII secolo, c’è lasciata da un capitano delle galere pontificie.
“La galea è lunga, stretta e bassa; ha una sola coperta e sotto è divisa in sei camere: la camera della poppa per i capitani, i gentiluomini e per altre persone di rispetto, lo “scandolaro” è una camera contigua a quella di poppa: vi si conserva una parte dell’arme e delle altre robe della gente di poppa e vi sta anche qualche botte di buon vino." Dopo lo “scandolaro” è la camera detta compagna, che serve come dispensa, nella quale sta il vino e il companatico, in pratica la carne salata, il formaggio, l’olio, l’aceto, i salumi, il “pagliolo” è la camera dove si tiene il biscotto, la farina, il pane, le fave, il riso, l’acqua, a questa è congiunta la camera di mezzo, nella quale si tengono le vele, una parte del sartiame, la mercanzia, le armi. L’ultima è la camera di prora: qui stanno i marinai e le loro robe; il cappellano e il barbiere hanno la loro posta per il dormire e per i medicamenti. Sopra coperta, la galea è divisa in tre parti: poppa, luogo particolare dei capitani, dei nobili e di quelli che governano il timone; i remaggi, dove sta la ciurma a vogare; prora, innanzi alla quale sta prominente lo sperone, anticamente chiamato rostro “.
Galea trireme. Bastimento sottile, di circa 50 metri di lunghezza, largo circa 7, con due metri di pescaggio. Le Galee. Normalmente la galea aveva un equipaggio da 200 a 300 uomini, di cui due terzi alla voga, un primo stato maggiore era costituito dal “sopracòmito” (comandante), da uno o più nobili di poppa, dal padrone, e dal cappellano. Un secondo stato maggiore era costituito dal “còmito”, da uno o più sotto comiti, di cui uno per la manovra degli alberi, e l’altro per le vele, dal pilota, dal consigliere, da otto timonieri, otto prodieri per la manovra delle ancore e delle vele, otto alighieri addetti alle manovre dei ganci d’accosto (detti appunto alighieri), la razione alimentare di questi uomini, consisteva in due libbre di biscotto, una di carne fresca o mezza di carne salata, mezza di formaggio o quattro sarde, una pinta di vino, un’oncia d’olio.
Gli ufficiali, i timonieri, e le maestranze avevano doppia razione, la carne si mangiava solo il martedì, giovedì eI vogatori erano inizialmente uomini liberi, ma poi furono sostituiti da schiavi e da condannati; i pochi liberi, rimasti volontari a bordo, si chiamarono “buonevòglie”, questi godevano d’alcune libertà durante il giorno ma di notte stavano alla catena anche loro; potevano portare i baffi mentre i condannati avevano testa e viso completamente rasati, e gli schiavi avevano un ridicolo ciuffo di capelli al sommo della testa rasata.
“La pena al remo, “ad triremes”, è un'opera pietosa e grata a Dio … da infliggere al posto della pena di morte o di amputazioni corporali
I condannati e gli schiavi, erano obbligati a remare senza mai fermarsi per molte ore, spesso per giorni interi, rianimati appena da pezzi di biscotto inzuppati nel vino, che i marinai di sorveglianza ponevano di tratto in tratto in bocca ai vogatori, il “còmito” e l’aguzzino, vigilavano sulla cadenza delle vogate, scudisciando a sangue i più fiacchi, se svenivano, erano ancor più crudelmente percossi, chi moriva sul banco era subito buttato in mare.
L’igiene a bordo era trascuratissima, inimmaginabile, si moriva per la stanchezza, per i cibi avariati, per lo scorbuto, per le malattie intestinali, e per le infezioni.
I forzati erano obbligati alla pulizia da ordini ferrei che contemplavano anche le punizioni corporali, la loro pulizia, però, era consentita solo quando la nave era ferma; in navigazione notte e giorno, erano legati ai remi, erano previste pene severe, anche per l’aguzzino: se gli scappava un galeotto, gli tagliavano le orecchie e il naso, l’orribile esistenza sulle galere è scolpita in un motto: ”La vita è tormento, la morte è sollievo”.
Schiavi sulle galee
Col passaggio dal remo alla vela, le condizioni a bordo cominciarono a migliorare, seppure molto lentamente, la “panatica”, scrive nel 1600, il capitano genovese Bartolomeo Crescenzio, era sufficiente e di buona qualità, costituita principalmente di pesce e maiale salati, formaggio, biscotti, aglio e cipolle, a tutti i marinai tre giorni la settimana era fornita carne, e ogni sera vino. La disciplina migliora con il progredire dei tempi, nel 1700 era tuttavia ancora consentito il taglio delle orecchie e il far correre tutta la lunghezza della nave a scudisciate (punizione nota col triste nome di “bolina”).
Le mancanze meno gravi erano punite con la "cala" vale a dire il tuffo in mare stando legato ad un cavo mollato dall’alto di un pennone, o la “cala straordinaria”, in pratica il passaggio sotto la chiglia, le mancanze gravissime erano punite con la morte per impiccagione o per squartamento.
Il passaggio sotto la chiglia - Woodcut Print of Keelhauling
Invece l’igiene a bordo continuerà ad essere trascurata, fino agli inizi del 1800: e questo nonostante il fasto esterno, le sculture, gli ori dei galeoni e dei vascelli. Le brande, ad amaca, sospese, nei locali delle batterie, non si pulivano mai perché chi smontava di guardia, andava a dormire nella branda di chi lo aveva rilevato, e così di seguito, sempre.
Nella marineria militare solo nel ’700 apparvero le prime divise, blu con filettature bianche per gli inglesi, e rosse per i francesi, le condizioni della vita a bordo, migliorarono sensibilmente, le orribili punizioni, il micidiale scorbuto, i galeotti incatenati ai remi, appartengono solo ai primordi della marineria.
Con la costituzione delle flotte regolari da battaglia, prevale la disciplina militare, severa ma allineata ai nuovi tempi, e i marinai diventano combattenti del mare, con una condizione di vita e un trattamento adeguati.
Scorbuto a bordo
A proposito dello “scorbuto”, non dobbiamo dimenticare John Jervis conte di St. Vincent, ammiraglio della flotta inglese, il primo che comprese, come, e per mezzo di cosa, si potesse combattere questa grave disfunzione e, come fare per debellare le febbri tifoidi provocate dalla mancanza d’igiene, fin dal 1753 si sapeva che il succo d’arancia o di limone, era efficace contro lo scorbuto, ma si era fatto poco per rifornire la flotta di questo rimedio. Jervis ascoltò il punto di vista del dottor Baird sull’argomento, e quindi gli diede carta bianca per ordinare limoni a sufficienza per l’intera flotta del Mediterraneo, rendendo poi obbligatorio un regolare rifornimento per tutta la Marina. Su istruzioni di Jervis il dottor Baird affrontò anche il problema della febbre tifoide, istituendo rigorosi provvedimenti di pulizia, allo scopo di distruggere dal pidocchio che portava il tifo, gli affollati ponti inferiori.
I Galeoni
I galeoni erano i più grandi natanti, in origine furono creati per risparmiare sui costi, contenevano il doppio di merce di un normale “Cargo”, e la sua costruzione costava meno di due navi da carico, però erano più lenti e poco manovrabili, l’handicap della manovrabilità, rese queste navi facile preda di pirati.
Il galeone "Neptune", palcoscenico principale del film "I Pirati", di Roman Polanski - Copyright (C) Zenazone S.n.c.
Nel XII sec. il termine galeone, indicava una piccola galea ad un solo ordine di remi e dalle forme sottili, successivamente indicò le grandi e potenti navi a vela destinate ai viaggi per il commercio con il Nuovo Mondo.
Erano navi più grandi della galeazza, alte di bordo, con due ponti, e i due castelli di prora e di poppa, i più grandi ebbero quattro alberi verticali: il trinchetto, e la maestra a vele quadre (bassa vela e gabbia), la mezzana e la mezzanella a vele latine; una coffa per ogni albero e inoltre le vele quadre di civada, e di bompresso.
In quelli da guerra, la batteria era armata da cinque o sei cannoni di grosso calibro per ogni lato, altrettanti pezzi di calibro minore erano installati sul ponte di coperta e quattro bocche da fuoco di piccolo calibro si trovavano su ognuno dei castelli.
Il galeone fu usato anche nelle marine italiane, ma soprattutto dalla Spagna per i viaggi nelle colonie: servirono, in particolare, ad inviare in Spagna i carichi d’oro provenienti dal Messico e dall’America del Sud e furono spesso, preda di corsari e bucanieri, i galeoni più grandi misuravano circa 50 m di lunghezza, 12 m di larghezza e 37 d’altezza massima sulla chiglia.
Il galeone fantasma di Polanski e Gènes.
Nel 1702, durante la guerra di successione spagnola, un grosso convoglio di galeoni carichi d’oro, fu affondato nella rada di Vigo e, nonostante tutte le ricerche fatte, non se n’è trovato traccia. Durante la campagna del 1588, “l’Invincibile Armada” spagnola aveva le ali costituite da galeoni: il “San Martin” e il “San Juan” stazzavano 1.000 t.
I galeoni da guerra sono simili a quelli mercantili, hanno una minore capacità di carico, ma più cannoni e combattenti, la differenza più importante è che i galeoni da guerra sono comandati da ufficiali, e l’equipaggio è formato soltanto da soldati, questo rendeva questo tipo di galeone formidabile in battaglia, dato il suo migliore equipaggio, questo galeone era leggermente più veloce dei mercantili, ed era più grande e più manovrabile dei suoi pacifici cugini.
Solo le navi più potenti potevano scontrarsi con questo tipo di galeone, le tattiche preferite dagli spagnoli erano due: la prima consisteva nel portarsi fuori, dalla portata dei cannoni nemici e sfruttare la potenza dei propri, la seconda sfruttava nell’arrembaggio i propri soldati, più numerosi e più preparati dei nemici.
Battaglia tra galeoni
Le potenze del nord Europa raffinarono il disegno base del galeone, rivisitando il piano delle vele per una maggiore flessibilita’, ridussero le vele superiori, e migliorarono la geometria, per una migliore velocità, il risultato fu un galeone più piccolo, ma più veloce, e complessivamente più manovrabile.
Le Galeazze
La galeazza aveva bordi alti, con casseretto, e castello, tre alberi a vele latine e bompresso, aveva il ponte di coperta e trentadue banchi di remi sotto tale ponte, con remi a scaloccio, il ponte di coperta era libero per la manovra delle vele, e poteva portare una batteria di grossi cannoni (circa trentacinque) e altri minori installati sui fianchi, la galeazza, imitazione della galea da traffico, con la sua attrezzatura e l’alto bordo, fu il coronamento degli sforzi per mettere le galee in condizioni di lottare contro il crescente predominio della nave a vela, nel XVI sec.
martedì 22 febbraio 2022
Chi fu Bianca Milesi?
Bianca Milesi Mojon, nata a Milano il 22 maggio 1790 da una famiglia dell'alta borghesia, è stata una importante figura del risorgimento italiano.
Riceve una rigida educazione religiosa che fa emergere presto il suo carattere anticonformista e ribelle. A 14 anni avviene la prima svolta: con la morte del padre Bianca riceve dai nuovi insegnanti e dalla madre una istruzione più aperta, grazie alla quale comincia ad interessarsi del pensiero di filosofi contemporanei quali Hume ed Alfieri, ad apprezzare l'aspetto più profondo della vita, disinteressandosi completamente del proprio aspetto esterno, meritandosi il soprannome di maschiaccio per via dei capelli corti e dei vesiti trasandati.
Ai vestiti preferisce i libri, la pittura e la scultura, incoraggiata dal pittore Andrea Appiani che le permette di conoscere Antonio Canova e Francesco Hayez.
Nel 1814 avviene il primo incontro con i sentimenti patriottici che già da qualche mese covavano a Milano, soprattutto nei salotti aristocratici della città che la sua famiglia frequentava abitualmente.
Bianca viene ben presto fregiata del titolo di "maestra giardiniera". Un titolo apparentemente innocuo ma determinante per gli incontri della carboneria, che si radunava nei giardini dei palazzi con il pretesto di parlare di giardinaggio. In realtà il compito delle maestre giardiniere, dotate di un coltello nascosto nella giarrettiera, era di fare da staffette per importanti informazioni nascoste abilmente in tanti modi.
Ricordiamo infatti Bianca per aver inventato uno di essi: la "cartolina à jouir" o "crittografico della grata", una griglia che sovrapposta alle lettere dei cospiratori, permetteva di leggere solo il messaggio segreto contenuto tra le righe.
Bianca non si limita a questo, fondando insieme al Conte Federico Confalonieri e al Conte Giuseppe Pecchio le "scuole di mutuo insegnamento", con l'obiettivo di diffondere la coscienza nazionale e la lingua italiana: purtroppo le scuole vengono subito chiuse dalla chiesa, che in quel tempo deteneva il monopolio dell'istruzione.
La vita rivoluzionaria di Bianca ha un duro arresto nel 1822 quando il federato milanese Carlo Castillia tradisce Confalonieri e accusa Bianca sia per il codice cifrato sia perché aveva dipinto il tricolore sullo stendardo degli studenti di Pavia del battaglione Minerva. Viene interrogata con decisione più volte ma non fa i nomi dei suoi compagni. Schedata come «rivoluzionaria», nel 1822 deve fuggire all’estero e solo nel 1825 riuscirà a rientrare a Genova per riprendere la propria opera cospiratoria, cominciando a frequentare Giuseppe Mazzini.
Sempre sotto controllo della polizia austriaca, che ne boicotta le attività, è costretta a trasferirsi a Parigi nel 1933 dove partecipa attivamente al problema dell'emancipazione femminile, rientrando in Italia proprio durante la rivoluzione del 1848, nel pieno della confusione del momento, aprendo le porte della propria abitazione a tutti quelli che avevano sposato la sua causa.
Il timore di mettere a rischio la vita dei figli la riporta a Parigi, da dove continua a collaborare con i Mazziniani a distanza, prima di ammalarsi e morire di colera.
Nel 2015 il comune di Milano ha iscritto il suo nome nel Pantheon situato all'interno del cimitero monumentale.
lunedì 21 febbraio 2022
Fu Napoleone a dichiarare guerra o furono i suoi nemici ad attaccare la Francia per primi?
La Francia era già in guerra quando Napoleone fece la sua comparsa sulla scena militare. Dopo la Rivoluzione le potenze straniere, Austria in testa si coalizzarono per riportare sul trono il re. Gli eserciti rivoluzionari si fecero, però rispettare conseguendo anche molte vittorie.
L'avvento di Napoleone cambiò la scena in maniera netta. Già dalla Prima campagna d'Italia (1796–97) il suo genio militare si impose in maniera prepotente.
Da quel momento i trionfi militari si susseguirono. Il più delle volte fu Napoleone ad iniziare le ostilità, anche se spesso vi fu costretto dall'atteggiamento ostile dei suoi nemici.
Il tutto si concluse a Waterloo, l'ultima epica battaglia.
domenica 20 febbraio 2022
Perché la Francia non fu completamente smantellata dopo le guerre napoleoniche?
Una delle cose più importanti da capire sulle guerre rivoluzionarie francesi, seguite dalle guerre napoleoniche è che le varie coalizioni che si formarono per opporsi alla Francia stavano combattendo prima di tutto per ristabilire lo status quo pre 1789. Sì, tutte le potenze europee volevano aumentare il proprio potere e il proprio prestigio, tuttavia ciò che le corone d'Europa volevano più di ogni altra cosa era la stabilità. Molti hanno visto la Rivoluzione francese come un avvertimento, che se non hanno agito per creare un'Europa stabile ed equilibrata, allora l'instabilità potrebbe portare a ulteriori rivoluzioni e conflitti. Tra il 1814 e il 1815 le potenze vittoriose si incontrano a Vienna, la capitale dell'Impero Austriaco per decidere il destino del potente 1° Impero francese. (Famoso dipinto del Congresso di Vienna di seguito)
A guidare il Congresso c'era uno statista scaltro ed esperto Austriaco - Klemens Wenzel von Metternich. La strategia di Metternich per creare una pace stabile e duratura in Europa era quella di bilanciare le potenze l'una contro l'altra. In teoria fino a quando le potenze sono equilibrio non si verificherà una guerra, più o meno fino alla fine del 19 ° secolo, equivalente dellabdistruzione reciprocamente assicurata. Nonostante sia stata sconfitta la Francia con la sua grande popolazione, e la prodezza militare era essenziale per creare un equilibrio sull'Europa continentale. La Francia sarebbe ovviamente costretta a rinunciare a tutti i massicci guadagni territoriali che aveva guadagnato attraverso le guerre rivoluzionarie, e un Re Borbone Luigi XVIII sarebbe stato rimesso sul trono francese, tuttavia la Francia sarebbe rimasta uno Stato-nazione grande e abbastanza potente.
Di seguito una mappa dei cambiamenti territoriali in Europa prima e dopo le guerre napoleoniche.
Sorprendentemente la pace mediata da Metternich sarebbe durata per diversi decenni. Con la maggior parte delle guerre europee nel 19 ° secolo che sono state piccole e di natura locale. Tuttavia nulla può durare per sempre e quello che sarebbe diventato noto come il concerto D'Europa avrebbe cominciato a crollare con il trionfo di una coalizione di piombo prussiana contro il 2 ° Impero francese nel 1871. Questo evento avrebbe portato alla creazione e all'ascesa meteorica dell'Impero tedesco. Questo nuovo potente stato dell'Europa centrale industrializzato distrusse completamente il vecchio equilibrio di potere, culminando infine nella Prima Guerra Mondiale.
sabato 19 febbraio 2022
Perché Abraham Lincoln è considerato un cattivo in Georgia e nel profondo sud americano?
La sua invasione per le tasse e imposte ha ucciso due milioni di persone. L'economia del Sud è andata in rovina per un secolo e la Ricostruzione non ha ricostruito nulla.
Cosa accadde ai soldati francesi lasciati in Egitto dopo la partenza di Napoleone?

Le truppe lasciate da Bonaparte avrebbero dovuto essere evacuate con onore secondo i termini di un trattato che Kléber aveva negoziato con Smith all'inizio del 1800, ma l'ammiraglio britannico Keith rinnegò questo trattato, inviando una forza d'assalto anfibia di 30.000 Mamelucchi contro Kléber.

Kléber sconfisse i Mamelucchi nella battaglia di Heliopolis nel marzo 1800, e poi represse un'insurrezione al Cairo. Tuttavia, il 14 giugno (26 prateria), 1800 uno studente siriano chiamato Suleiman al-Halabi assassinò Kléber con un pugnale nel cuore, nel petto, nell'avambraccio sinistro e nella coscia destra.

Il comando dell'esercito francese passò al generale Menou, che mantenne il comando dal 3 luglio 1800 fino all'agosto 1801. La lettera di Menou fu pubblicata su Le Moniteur il 6 settembre, con le conclusioni del comitato incaricato di giudicare i responsabili dell'assassinio:
“Il comitato, dopo aver portato a termine il processo con tutta la solennità e il processo dovuti, ha ritenuto necessario seguire le usanze egiziane nella sua applicazione della pena; condannava l'assassino ad essere impalato dopo essersi bruciato la mano destra; e tre degli sceicchi colpevoli di essere decapitati e i loro corpi bruciati ".
Gli anglo-ottomani iniziarono quindi la loro offensiva di terra, i francesi furono sconfitti dagli inglesi nella battaglia di Alessandria il 21 marzo, si arresero a Fort Julien in aprile e poi il Cairo cadde a giugno. Finalmente assediato ad Alessandria dal 17 agosto al 2 settembre 1801, Menou alla fine capitolò agli inglesi.

Secondo i termini della sua capitolazione, il generale britannico John Hely-Hutchinson ha permesso che l'esercito francese fosse rimpatriato su navi britanniche. Menou cedette anche alla Gran Bretagna l'inestimabile tesoro di antichità egizie come la Rosetta Stone che aveva raccolto. Dopo i colloqui iniziali ad Al Arish il 30 gennaio 1802, il Trattato di Parigi del 25 giugno 1802 pose fine a tutte le ostilità tra la Francia e l'Impero Ottomano, assicurando nuovamente l'Egitto agli Ottomani.

