lunedì 22 novembre 2021

Chi realizzò la prima ghigliottina?

 


Per chi non conoscesse questo strumento di morte, basta descriverlo come una lama di metallo che viene fatta cadere da una determinata altezza sul collo del condannato, comportandone la fulminea decapitazione.

Ecco, fu la convinzione che uno strumento simile non avrebbe fatto soffrire il condannato e reso le esecuzioni egualitarie, tra il ceto popolare e quello nobile, che spinse Joseph Ignace Guillotin medico e politico francese, a proporre il 9 ottobre 1789 all’Assemblea Nazionale, un progetto di legge in sei articoli con il quale all’articolo uno, si stabiliva che le pene avrebbero dovuto essere identiche per tutti, senza distinzione di rango del condannato. L’articolo due, poi, prevedeva che nel caso di applicazione della pena di morte, il supplizio avrebbe dovuto essere il medesimo, indipendentemente dal crimine commesso, e che il condannato sarebbe stato decapitato per mezzo di un semplice meccanismo, quasi indolore.

A tal proposito Guillotin, il primo dicembre 1791 usò per illustrare alla stampa la propria proposta queste malaugurate frasi riportate da “Le Moniteur” e dal “Journal des États généraux”.

Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d’occhio, e voi non soffrite”. E rincarò: “La lama cade, la testa è tagliata in un batter d’occhio, l’uomo non è più. Appena percepisce un rapido soffio d’aria fresca sulla nuca”.

Ma il vero inventore di questo siffatto marchingegno, fu tale Antoine Luis nato a Metz il 13 febbraio 1738, un chirurgo e fisiologo che assieme al falegname tedesco Tobias Schmidt, realizzarono l’attrezzo, quest’ultimo, tentò invano di farsene riconoscere la paternità. Infatti, presentò un’istanza per brevettare la macchina assicurandosi così la commessa per tutte le repliche che sarebbero dovuto essere inviate negli altri ottantatré dipartimenti in cui era diviso amministrativamente il regno. La domanda fu sdegnosamente rifiutata dal ministero degli interni il 24 luglio 1792, con la motivazione che la Francia non era ancora arrivata a un tale livello di barbarie, e non era concepibile il brevetto di un meccanismo che non avrebbe potuto avere legalmente altro destinatario che lo Stato. Insieme avevano sperimentato il prototipo nella Cour de Rohan, uno dei quartieri Parigini, in questo periodo molto frequentato dai turisti. Le prime vittime furono alcune pecore, in seguito si passò ai cadaveri umani e poi ai malcapitati vivi. Anche Luigi XVI in persona, si dedicò a perfezionarne il meccanismo di quel nuovo attrezzo di morte, considerando che si dilettava spesso a passare il tempo nelle officine e nelle falegnamerie, incontrandoli, consigliò loro di apportare una modifica alla lama: propose che questa fosse obliqua e non perpendicolare al terreno. In tal modo il taglio avveniva con maggiore rapidità e precisione. Il suggerimento fu accettato e con questa versione aggiornata, il sovrano, la poté sperimentare di persona, nove mesi più tardi, il 21 gennaio del 1793.

Prima di quella rivoluzionaria invenzione, le tecniche di morte erano varie. I nobili appoggiavano la testa su un ceppo e il boia con una scure la decapitava, ma non sempre al primo colpo. La forca era per i plebei, sarebbe stato volgare vedere un nobile ciondolare dopo lo strappo della corda. La chiesa s’inventò il rogo. Poi c’era la ruota, un uso barbaro, dove gambe e braccia si spezzavano tra le urla strazianti dei condannati. Per non farsi mancare nulla, inventarono lo “spettacolare” squartamento, riservato ai recidivi o agli stessi attentatori del re o dei suoi successori.
Si legavano gli arti del condannato a quattro cavalli, poi si spronavano a farli galoppare in quattro direzioni diverse e il condannato era squartato in quattro pezzi, in una scena rivoltante.

La proposta che fece Guillotin, quindi, fu quella di trasformare le esecuzioni, non in uno spettacolo pubblico incivile ma in qualcosa di più privato per la vittima.

Ma quali erano le procedure prima dell’esecuzione capitale. Dopo la sentenza, spogliazione della persona, esclusi pantaloni e camicia, legatura dei polsi dietro la schiena, taglio dei capelli per coloro che li avevano lunghi, taglio del colletto della camicia, caricamento sulla carretta e percorso verso il patibolo, in mezzo alla folla vociante. Giunto a destinazione, il condannato veniva rapidamente issato sul palco e legato, pancia in giù, sulla slitta. Il capo veniva immobilizzato con un traversino appositamente sagomato e scanalato, il boia rilascia la mannaia. Il boia, o un suo aiutante, prendeva la testa che era finita in un cesto, e la esibiva al pubblico, reggendola per i capelli. Nel caso il giustiziato sia calvo, la testa doveva essere esibita reggendola per le orecchie. I corpi dei condannati finivano in una carretta e portati al cimitero.

Il 25 aprile 1792 è la data in cui per la prima volta apparve in pubblico, sollevando la curiosità del popolo, abituato ad assistere alle condanne. Era la famiglia intera ad andare in piazza per tempo, richiamata da uno spettacolo che avrebbe garantito adrenalina e tensione. Il primo condannato “à épouser la veuve”, letteralmente: “A sposare la vedova”, fu Nicolas Pelletier, accusato di avere accoltellato, per furto un passante nella rue Bourbon-Villeneuve, oggi rue d’Aboukir, nel secondo arrondissement. Le cronache narrano però la delusione del popolo nei confronti di questo nuovo mezzo troppo veloce, troppo meccanico, troppo efficace. A differenza delle esecuzioni precedenti, dove le agonie dei condannati potevano protrarsi per ore, la ghigliottina svolgeva il suo compito troppo in fretta, e alla folla non bastava l’esibizione della testa tagliata, tenuta per i capelli dal boia.

Questione di mesi e a quella prima esecuzione ne fecero seguito molte altre, alcune delle quali hanno fatto la storia. Il re Luigi XVI, la regina Maria Antonietta, oltre ai protagonisti della Rivoluzione, fra cui Georges Jacques Danton, Louis de Saint-Just e Maximillien Robespierre. Esecutore materiale di queste e di altre 2.912 decapitazioni è il boia Charles-Henri Sanson, “figlio d’arte”, giacché boia era stato il suo bisnonno, poi il nonno, il padre e lo furono pure i figli. Come se tagliare teste fosse un macrabo artigianato che si tramanda in famiglia, di generazione in generazione. La sua biografia è sconvolgente, pure se la sua attività era considerata ovviamente del tutto legale.

La ghigliottina operò per ben due secoli, fino all’ultima esecuzione capitale in Francia che avvenne il 10 settembre 1977 a Marsiglia. Due secoli di quotidiana presenza nelle piazze di Parigi dove svettava coperta da un drappo nero.

La ghigliottina, dopo la rivoluzione francese, divenne un prodotto da esportazione. Molti, infatti, furono i paesi che adottarono quella macchina per la pena di morte. Cina, Algeria, Madagascar e quasi tutta l’Europa, incluso lo Stato Pontificio, la cui figura di Mastro Titta al secolo Giovanni Battista Bugatti fu al servizio del Papa. La Germania nazista ne fece un buon uso arrivando alla ragguardevole cifra di diecimila sentenze. Dopo la divisione, la Repubblica federale tedesca la abolirà negli anni cinquanta, la DDR negli anni ottanta.

Il mito della testa cosciente di sé percorse tutto il periodo rivoluzionario e il XIX secolo, alimentato da questo e da altri aneddoti, come quello che pretendeva che la testa di Maria Stuart avesse parlato dopo la decapitazione. Di dibattiti, come sempre, ce ne furono molti e piuttosto divergenti, si andava da quello morale, a quello filosofico e scientifico. La tesi di alcuni medici era che, il cervello anche se decapitato, per la forte emozione, continui a vivere e pensare per qualche minuto. C’era chi diceva per due, tre minuti, altri addirittura per quindici. Ma ciò che moralmente ci si chiedeva era: che pensieri può generare un cervello staccato dal proprio corpo, che ha la consapevolezza di essere morto? Angoscia, terrore, disperazione, rabbia oppure rassegnazione? In effetti, alcune teste, quando cadevano, per alcuni istanti, gli occhi seguitavano a roteare intorno con uno sguardo terrorizzato.

Victor Hugo ha scritto: “Possiamo avere una certa indifferenza verso la pena di morte, non pronunciarci né a favore, né contro, fino al momento in cui non vediamo con i nostri occhi, la ghigliottina”.

Dovremmo dunque mostrarla a tutti i governanti, nel cui ordinamento giuridico, vige ancora la pena capitale affinché la aboliscano?


domenica 21 novembre 2021

Una causa di morte nella storia dell'umanità probabilmente unica

Il governatore Morris, politico americano e padre fondatore degli Stati Uniti d'America non solo ha firmato la costituzione, ma ha anche condotto una vita piuttosto turbolenta.

Morì nel 1816 all'età di 64 anni dopo aver tentato di curare la sua uretra bloccata con un osso di balena. In tal modo, ha inflitto gravi lesioni.



Anche prima, la vita del governatore Morris era tutt'altro che noiosa. Durante la sua vita ebbe numerose relazioni e non si sposò fino all'età di 57 anni - di tutte le persone, con un'adultera e accusata di omicidio di bambini, che aveva anche 22 anni in meno.

Prima di allora ha vissuto appieno la sua vita da scapolo. Una volta, mentre stava fuggendo dal marito arrabbiato della sua amante, fu investito da una carrozza, causando la perdita permanente della sua gamba.


Morris ha lavorato come ambasciatore in Francia dal 1792 al 1794 e quindi ha vissuto in prima persona la Rivoluzione francese. Ma ovviamente non era tutto ciò che il donnaiolo ha vissuto in Francia.

Visse una delle sue relazioni in quello che allora era il palazzo reale, il Louvre. Le voci indicano che avrebbe dovuto divertirsi con lei nel corridoio mentre tutte le porte erano aperte e suo marito era nelle immediate vicinanze. Immagino che gli piacesse il rischio.

Quando Morris era su un romantico giro in carrozza attraverso Parigi con un altro amico, si dice che una folla inferocita in uno stato d'animo anti-aristocratico si sia avventata su di loro. Morris, invece, è rimasto calmo, mostrando la sua gamba di legno fuori dalla finestra e gridando "Vive la Révolution". Questo ha dovuto confondere così tanto le persone arrabbiate che è stato in grado di fuggire.



Ma, ultimo ma non meno importante, Morris era anche un politico. Probabilmente ha scritto il famoso paragrafo "Noi il popolo..." nella costituzione. Ha anche fatto una campagna per uno stato centrale e contro la schiavitù.

Il governatore Morris ha avuto una vita eccitante. La sua morte è stata certamente terribilmente dolorosa e forse, in questo modo, unica nella storia umana.


sabato 20 novembre 2021

Una delle vicende più bizzarre nella storia degli ammutinamenti

Tahiti, 28 aprile 1789.

A 24 giorni di navigazione, l’equipaggio del Bounty si ammutinò, abbandonando al suo destino il comandante, il tenente di vascello William Bligh, assieme a pochi compagni, a bordo di una lancia nel mezzo del Pacifico. Bligh sopravvisse all’avventura, ma cosa accadde al suo equipaggio ammutinato?



Guidati dal secondo, il tenente Fletcher Christian, gli ammutinati speravano di trovare un’isola dove stabilirsi al riparo della Real Marina britannica, che setacciava il Pacifico a caccia dei ribelli. Ma gli sforzi degli ammutinati per trovare una nuova patria fallirono miseramente.

Due terzi dei marinai ammutinati insistettero per tornare a Tahiti, dove sbarcarono; i restanti nove uomini rapirono alcune ragazze indigene e levarono l’àncora, con a bordo 12 donne e 3 uomini tahitiani. L’equilibrio dei sessi fu sconvolto quando altri tre tahitiani emersero dalla stiva del vascello. Per quattro mesi il Bounty cercò nel vasto oceano un punto di approdo, e lo trovò nel gennaio del 1790 sull’isola di Pitcairn.

Dato alle fiamme il vascello, i nove bianchi si divisero il territorio e considerarono come schiavi i sei tahitiani. Nel giro di un anno, due donne degli ammutinati erano morte e i due rimasti senza compagna ne rapirono altre due che vivevano con i tahitiani. Costoro tramarono di uccidere i bianchi, ma vennero uccisi. Nel settembre del 1793 i quattro restanti tahitiani si ribellarono nuovamente e uccisero cinque bianchi (tra essi vi era Fletcher Christian), ma nuovi intrighi portarono alla morte degli ultimi quattro tahitiani.

Dopo sei mesi di pace, uno degli ammutinati scoprì un metodo per ricavare l’alcol da una pianta dell’isola. Nel giro di un anno, costui si era intossicato al punto tale che, in preda al delirio, si gettò da una scogliera. L’ubriachezza di un altro spinse al suicidio la sua donna e terrorizzò le sue compagne tanto che due ex marinai gli fracassarono il cranio con un’ascia.

Per reazione all’inenarrabile barbarie, i due ammutinati superstiti, Edward Young e Alexander Smith, istituirono un regime di sobrietà e lavoro nella colonia.

Oggi i poco più di 50 abitanti di questo lembo di terra conducono un’esistenza semplice, ed il loro dialetto abbraccia l’inglese e tahitiano, ricordo delle origini dei loro antenati.




venerdì 19 novembre 2021

Il soldato più particolare di Garibaldi


Marsala, maggio 1860.

Tra le camicie rosse appena sbarcate in Sicilia, c’è anche una donna, la quale, per partecipare alla spedizione senza dare nell’occhio, è costretta a travestirsi da uomo.

La coraggiosa signora in questione si chiama Rosalia Montmasson, ed è la consorte di un personaggio molto importante della Storia Italiana: Francesco Crispi.

Ma Rosalia, dopo aver chiesto al marito di poter lottare per quell’unificazione tanto agognata, le risponde con un secco “no”. Crispi però capisce che la donna è irremovibile, perciò la costringe a travestirsi per poter far parte dei garibaldini.

Combatte a Calatafimi, per poi congedarsi con onore.

Crispi seccato da quella sfrontata e poco ossequiosa compagna, trova conforto tra le braccia di un’altra donna. La sagace Rosalia però non solo lo scopre, ma lo lascia anche.


Decisione coraggiosa per i tempi, ma come avete potuto rilevare, la donna ne aveva da vendere.

Preferisce morire sola e dimenticata nella capitale, ma con l’integrità morale incorruttibile, piuttosto che vivere negli agi con un uomo che non la rispetta.


giovedì 18 novembre 2021

Uno degli atti più eroici di un’intera comunità

Eyam, settembre 1665.

George Viccars è un sarto che sta per compiere un gesto inconsapevolmente catastrofico: aprire un pacco di stoffa nella sua casa e appenderlo davanti al fuoco per farlo asciugare. Con quel semplice gesto scatena sulla comunità una terribile pandemia, perché il pacco proviene da Londra, dove la peste bubbonica infierisce per mesi e la stoffa ospita pulci infette.



L’uomo muore nel giro di una settimana e alla fine di quello stesso mese l’elenco di contagiati è giunto a 23 casi; la peste è scoppiata nel remoto villaggio di Eyam.

Gli abitanti, colti dal panico, si preparano ad abbandonare il borgo per emigrare in luoghi più sicuri, ma temendo che ciò non facesse altro che diffondere il morbo nelle campagne, i pastori anglicani del paese si adoperano per impedire l’esodo della popolazione.

William Mompesson e Thomas Stanley perciò convincono i cittadini a restare in paese, che si chiudono in casa, interrompendo ogni comunicazione con il mondo. Costruiscono un muro di pietre per delimitare i confini del villaggio e a nessuno è consentito varcarlo.

Verso la fine di agosto del 1666, due terzi della popolazione muoiono di peste; ormai non si celebrano più i riti funebri e quando i posti nel cimitero esauriscono, i cadaveri vengono seppelliti nei giardini e nei campi. La chiesa viene chiusa nel tentativo di arginare il contagio e si prega l’altissimo all’aperto.

Bisogna aspettare novembre per non registrare nuovi casi nella cittadina: dei 350 abitanti, solo 90 sopravvivono tra i quali i due pastori.

Il volontario isolamento del paese di Eyam fu un atto di inaudito eroismo, ricordato ancora oggi.



mercoledì 17 novembre 2021

Qual è stato uno dei nobili più eccentrici di sempre?

Matthew Robinson Morris era un nobile inglese di grande acume e vasta cultura, vissuto nel ‘700.



Profondamente democratico nelle sue opinioni politiche e convinto sostenitore dell’uguaglianza di tutti gli uomini, aveva però delle stranezze che sconcertavano i suoi contemporanei.

Innanzitutto era l’unico gentiluomo in Gran Bretagna a sfoggiare la barba, ed era ossessionato da moltissime credenze, come il fallimento della Banca d’Inghilterra, anche se il temuto disastro non avrebbe avuto gravi conseguenze, visto che la Terra di lì a poco “sarebbe stata arsa dal fuoco”.

Si opponeva allo sfruttamento intensivo del suolo e lasciò che le sue tenute tornassero alla natura, con uccelli e animali di ogni genere che popolavano le sue terre in piena libertà.

Respingeva con veemenza il consumo di cibi “esotici”, detestava lo zucchero, il caffè, alcolici e si nutriva solo di brodo di carne e grandi quantità d’acqua. Maniaco delle virtù dell’acqua, il lord elargiva monetine a tutti coloro che vedeva intenti a berla.

Adottò uno stile di vita semi acquatico, trascorrendo ore a nuotare in mare molto prima che il turismo balneare diventasse uno svago di massa.

Odiava i medici e quando si ammalò minacciò di diseredare il nipote se ne avesse chiamato uno.

Morì a 88 anni.


martedì 16 novembre 2021

L'esercito inglese è mai stato sconfitto nella guerra rivoluzionaria americana?

Spesso e male. Allo stesso modo, gli americani furono sconfitti spesso e malamente.

Le due parti hanno combattuto un gran numero di battaglie e scaramucce proprio sul territorio americano. Gli inglesi ne vinsero alcuni e ne persero altri. Alla fine, gli americani potevano sostituire le loro perdite, in particolare perché la maggior parte erano volontari locali, ma gli inglesi dovevano reclutare i loro sostituti in Europa tra una dubbia sottoclasse economica e spedirli attraverso l'Oceano Atlantico. È stato un processo rovinosamente costoso.