giovedì 18 novembre 2021

Uno degli atti più eroici di un’intera comunità

Eyam, settembre 1665.

George Viccars è un sarto che sta per compiere un gesto inconsapevolmente catastrofico: aprire un pacco di stoffa nella sua casa e appenderlo davanti al fuoco per farlo asciugare. Con quel semplice gesto scatena sulla comunità una terribile pandemia, perché il pacco proviene da Londra, dove la peste bubbonica infierisce per mesi e la stoffa ospita pulci infette.



L’uomo muore nel giro di una settimana e alla fine di quello stesso mese l’elenco di contagiati è giunto a 23 casi; la peste è scoppiata nel remoto villaggio di Eyam.

Gli abitanti, colti dal panico, si preparano ad abbandonare il borgo per emigrare in luoghi più sicuri, ma temendo che ciò non facesse altro che diffondere il morbo nelle campagne, i pastori anglicani del paese si adoperano per impedire l’esodo della popolazione.

William Mompesson e Thomas Stanley perciò convincono i cittadini a restare in paese, che si chiudono in casa, interrompendo ogni comunicazione con il mondo. Costruiscono un muro di pietre per delimitare i confini del villaggio e a nessuno è consentito varcarlo.

Verso la fine di agosto del 1666, due terzi della popolazione muoiono di peste; ormai non si celebrano più i riti funebri e quando i posti nel cimitero esauriscono, i cadaveri vengono seppelliti nei giardini e nei campi. La chiesa viene chiusa nel tentativo di arginare il contagio e si prega l’altissimo all’aperto.

Bisogna aspettare novembre per non registrare nuovi casi nella cittadina: dei 350 abitanti, solo 90 sopravvivono tra i quali i due pastori.

Il volontario isolamento del paese di Eyam fu un atto di inaudito eroismo, ricordato ancora oggi.



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