Erano praticamente degli alcolizzati.
Non sto scherzando, lo stesso Washingston dichiarò che l'alcol era
la rovina dei lavoratori americani, e non stiamo parlando certo di un
astemio: era un buon bevitore e possedeva la distilleria più grande
degli Stati Uniti. Eppure si rendeva conto di quanto l'alcolismo
fosse una piaga della società americana del XVII, XVIII e XIX
secolo. Ma vediamo nel dettaglio…
La maggior parte dei coloni americani
era convinta che l'alcol potesse curare le malattie, dare forza ai
deboli, dare vigore agli anziani, tenere calde le persone durante le
stagioni fredde, aiutare la digestione, e aumentare la forza. Il
whiskey poteva curare le coliche e le laringiti. Il punch bollente
con il brandy curava il colera. Le ciliegie immerse nel rum curavano
il raffreddore. Addirittura
le donne incinte ricevevano un bicchierino di alcol al lavoro per
aiutarle a sopportare i dolori della gravidanza. L'acqua, al
contrario, ti faceva ammalare. Questo a dir la verità era
vero in parte.
Molti fiumi erano inquinati nei
pressi delle città, e berne le acque poteva causare diversi
problemi. Per dissetarsi era molto comune bere sidro o birra,
piuttosto che acqua.

Molti americani iniziavano a bere già
dal primo mattino e
smettevano solo per andare a letto. Si beveva alle feste, ai
matrimoni, ai funerali, alle elezioni, e persino sul lavoro.
Addirittura, tra gli studenti era diffuso il consumo di birra. Nel
1639, il primo professore dell'Harvard College di Cambridge, in
Massachussetts, fu
licenziato perché la sua scuola non servì birra agli studenti per
una intera settimana,
e questo era inaccettabile. Anche
i Padri Fondatori erano ottimi bevitori. John Adams beveva un
bicchiere di sidro ogni mattina. Thomas Jefferson importava vini
dalla Francia. Samuel Adams gestì la birreria del padre. Benjamin
Franklin addirittura inventò oltre 200 termini per definire lo stato
di ebbrezza, tanta era la sua passione per il bere.
Gli americani chiaramente non
conoscevano né gli effetti negativi dell'alcol sulla salute, né la
dipendenza da alcol. Per molti di loro, l'eccesso nel bere era
semplice mancanza di forza di volontà, non certo una patologia.
Nel tardo 1700, Benjamin
Rush, un fisico di Philadelphia, iniziò a studiare le malattie
mentali, in particolare la dipendenza da alcol. Rush osservò che
"L'uso di liquori forti è
all'inizio effetto del libero arbitrio. Da abitudine diventa poi
necessità."
Il suo consiglio agli alcolizzati,
valido anche oggi, era quello di astenersi completamente, di non
assaggiare neanche l'alcol. Tuttavia Rush non era favorevole alla
totale astinenza (consigliata appunto solo a chi aveva problemi di
dipendenza). Fu anzi autore di un curioso schema che riassumeva gli
effetti dell'alcol.

Nel 1790, il neonato governo degli
Stati Uniti stimò che il consumo annuo pro-capite di alcol fosse di
130 litri di birra e sidro, 18 litri di distillati (il triplo del
consumo odierno), e 4 litri di vino.
Nel 1770, c'erano oltre 140 distillerie
di rum nelle colonie americane, e producevano circa 4.8 milioni di
galloni annui, circa 18 milioni di litri. Era un rum inferiore di
qualità a quello dei Caraibi, ma era più economico e si trovava in
maggiori quantità. Fino agli anni della Rivoluzione, fu il rum la
bevanda più diffusa. Quando la Royal Navy iniziò a rendere più
difficili i commerci via mare, e quindi anche l'importazione delle
materie prime per produrre il rum, gli americani spostarono la
produzione sul whiskey. Il whiskey era già diffuso in precedenza, ma
era prodotto solo da contadini che avevano grano in eccesso. Con la
Rivoluzione divenne invece il liquore di punta e ben presto divenne
il simbolo dell'unità nazionale americana. Lo stesso George
Washington, intuito che il whiskey sarebbe stato il liquore del
futuro, dopo la sua presidenza si dedicò alle distillerie. Nell'anno
della sua morte, il 1799, le sue distillerie producevano 11.000
galloni annui (circa 42.000 litri).
I coltivatori di cereali avevano
infatti compreso che gli conveniva molto di più usare i loro cereali
per produrre e vendere whiskey, poiché era meno costoso da spedire,
non andava a male se stoccato nei magazzini, e faceva guadagnare di
più. Si arrivò quindi al punto che quasi ogni americano produceva
whiskey direttamente o aveva almeno un parente impegnato in questa
attività. Nel 1830, le distillerie sul territorio americano era
oltre 20.000. Il consumo di alcol ebbe una diminuzione solo dopo la
metà del XIX secolo, quando vari movimenti religiosi protestanti
introdussero la virtù dell'astinenza o della moderazione nel bere.