Maria Annunziata Carolina Bonaparte
(Ajaccio, 25 marzo 1782 –
Firenze, 18 maggio 1839) è stata una nobildonna italiana. Fu
granduchessa consorte di Berg e Clèves dal 1806 al 1808 e regina
consorte di Napoli dal 1808 al 1815, come moglie di Gioacchino Murat,
sorella minore di Napoleone.
Maria Annunziata Bonaparte fu
battezzata ad Ajaccio il 25 marzo 1782. Era la terza ed ultima figlia
di Carlo Bonaparte e di Maria Letizia Ramolino.
Durante la sua infanzia, avendo la sua
famiglia poco denaro, ricevette un'educazione rudimentale in un
convento di religiose e dovette probabilmente lavorare come sarta.
Nel giugno 1797, Napoleone Bonaparte
fece arrivare la sua famiglia a Mombello, dove Carolina, 15 anni,
assistette il 14 giugno al matrimonio delle sue sorelle Elisa e
Paolina. Durante il loro viaggio di nozze nei laghi italiani,
Carolina conobbe Gioacchino Murat, focoso compagno da campo di
Napoleone, di 30 anni, del quale si innamorò. Gran seduttore,
sospettato di avere una storia con Giuseppina di Beauharnais, Murat
non fu all'inizio accettato come pretendente per la sorella di
Napoleone.
Napoleone disse inoltre che
l'educazione di Carolina era insufficiente, perciò l'inviò nel 1798
ad un convitto femminile di Madame Campan a Saint-Germain-en-Laye.
Carolina ebbe come compagne di stanza Ortensia e Stefania di
Beauharnais; Ortensia, in particolare, divenne sua amica. Dopo la
fine della campagna d'Egitto, Napoleone invitò Carolina ed Ortensia
a casa sua per partecipare ai ricevimenti che offriva; Carolina
incontrò qui nuovamente Murat.
Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio,
Murat andò di persona da Madame Campan per annunciare la novità a
Carolina. Tuttavia, Napoleone era sempre dell'idea di non far sposare
sua sorella a Murat; voleva offrirla a Jean-Victor Moreau. Ma lui era
già fidanzato con Mademoiselle Holt. Napoleone finì per dare il suo
consenso a Murat.
Il 18 gennaio 1800, il contratto di
matrimonio fu firmato in presenza della famiglia e Carolina ricevette
una dote. Il 20 gennaio, il matrimonio civile fu celebrato a
Mortefontaine. La coppia s'installò all'Hôtel di Brionne e, il 27
maggio, Napoleone le donò una parte del dominio di Villiers.
Carolina era al fianco di Giuseppina
quando l'attentato di rue Saint-Nicaise le mancò di poco. Carolina
era allora incinta del suo primo figlio, Achille, ma la sua
gravidanza non fu pregiudicata.
Per la nascita di Achille il 21 gennaio
1801, Carolina ricevé da suo marito dei regali che provenivano dal
tributo dell'armistizio di Foligno il 27 febbraio 1801. Murat le fece
inviare questi regali ma non poté rientrare in Toscana, dove
Napoleone gli ordinò di restare.
In aprile, Carolina fu autorizzata a
raggiungere suo marito a Firenze. Nel luglio 1801, Murat fu nominato
generale in capo degli eserciti della Repubblica cisalpina e fu
incaricato di preparare l'arrivo dei sovrani del regno d'Etruria,
Luigi e Maria Luisa, che furono accolti il 2 agosto 1801 al Palazzo
Vecchio di Firenze.
Inviata subito a Milano, Carolina e suo
marito ritornarono a Parigi per la nascita del loro secondo figlio,
Letizia. Si sposarono in chiesa il 4 gennaio 1802, contemporaneamente
a Luigi Bonaparte e Ortensia di Beauharnais.
Tra il 1802 e l'estate 1803, Carolina
soggiornò alternando Parigi e Milano, dove riceveva molte
personalità di Francia e d'Italia, organizzando per loro cene e
spettacoli.
Il 23 agosto 1803, i Murat ritornarono
a Parigi. Gioacchino Murat fu nominato da Napoleone governatore di
Parigi e comandante della prima divisione militare.
Nell'aprile 1804, Carolina si oppose
vivamente all'adozione da parte del fratello Napoleone di Napoleone
Luigi Carlo Bonaparte, figlio di Ortensia di Beauharnais, quando i
suoi figli non avevano né titoli né terre.
Il 18 maggio 1804, alla proclamazione
dell'Impero, i fratelli di Napoleone presero il titolo di principi
imperiali, ma niente di particolare era previsto per le sue sorelle.
Gelosa di vedere le sue cognate portare il titolo di principesse
imperiali, Carolina si rivolse a Napoleone, che finì per cedere e
conferire a Carolina, Paolina ed Elisa il titolo di altezze
imperiali.
Alla nascita di sua figlia Luisa, il 22
marzo 1805, Carolina ricevette da Napoleone il permesso e il denaro
per acquistare il palazzo dell'Eliseo. Con suo marito, fece
restaurare il palazzo che era in cattivo stato, e lo decorò di opere
d'arte.
Murat andò a Vienna per la battaglia
del 1º dicembre 1805, e Carolina lo raggiunse poco tempo dopo.
Assisté al matrimonio di Eugenio di Beauharnais con la principessa
Augusta Amalia di Baviera, figlia del Grande Elettore Massimiliano I
il 13 e 14 gennaio 1806.
Granduchessa consorte di Berg e Clèves
All'inizio del 1806, Napoleone
distribuì delle terre e dei titoli ai suoi parenti, e pensò
all'inizio di attribuire a Carolina il principato di Neuchâtel, ma
lei non accettò un territorio così piccolo.
Il 15 marzo 1806 attribuì ai Murat il
granducato di Berg, unione del ducato di Berg e del ducato di Clèves,
che serviva da stato cuscinetto tra la Francia e la Prussia in caso
di conflitto. Murat ci andò il 24 marzo, ma Carolina restò a
Parigi. Il suo arrivo fu annunciato per luglio, ma davanti alla
minaccia della guerra, il viaggio fu annullato.
Il 2 dicembre 1806 aprì una salotto
all'Eliseo, invitando gente di potere e dando sontuose feste,
soprattutto balli in costume. Sperando di ottenere la nomina di suo
marito a re di Polonia, riceveva spesso la nobiltà polacca, ma
Napoleone non creò mai uno statuto particolare per la Polonia.
A partire dal 21 settembre 1807, la
corte imperiale risiedette a Fontainebleau, dove Carolina fece la
conoscenza di Klemens Wenzel von Metternich, ambasciatore d'Austria a
Parigi. Nello stesso anno si fece ritrarre dalla famosa pittrice
Élisabeth Vigée Le Brun, già ritrattista di Maria Antonietta e di
tutta l'Europa reale.
Il 20 febbraio 1808, Napoleone ordinò
a Murat di comandare le truppe francesi in Spagna. Rimasta a Parigi,
Carolina sperava di ottenere dei titoli spagnoli alla fine della
guerra. Tuttavia, Napoleone affidò la Spagna a Giuseppe Bonaparte.
Quanto a Murat, dovette scegliere tra il regno di Napoli e quello del
Portogallo e lui scelse Napoli.
Regina consorte di Napoli
Il 15 luglio 1808, il trattato di
Bayonne conferì la corona di Napoli ai Murat; tuttavia, l'articolo 3
precisava che:
«(...) Se sua Altezza Imperiale la
Principessa Carolina servirà il suo augusto sposo, ella resterà
regina delle Due Sicilie.»
Un'altra clausola del trattato
precisava che in cambio del regno di Napoli, la coppia doveva fare
dono a Napoleone di tutti i beni che possedevano in Francia.
Tuttavia, Carolina fece incartare e portare verso Napoli una buona
parte dei mobili e delle opere d'arte dell'Eliseo. Suo fratello
Giuseppe, precedente re di Napoli, aveva prelevato somme importanti
dalla casse dello Stato e portato via con sé mobili del Palazzo
Reale. Murat entrò a Napoli il 6 settembre 1808; Carolina, partita
dopo di lui, arrivò il 25 settembre.
Stanca del viaggio, Carolina non
ricominciò ad organizzare feste e balli reali che nel novembre 1808.
Durante una buona parte del suo regno,
Carolina non s'intendeva bene con suo marito; lui era frustrato di
non dovere i suoi titoli che al suo matrimonio con lei e la
sospettava di favorire suo fratello. Le lasciò perciò poco potere
politico.
Carolina si occupò allora della
decorazione dei palazzi reali, in particolare il Palazzo Reale che
fece riammobiliare e dove fece nuovamente impiantare i giardini.
S'interessò anche agli scavi archeologici di Pompei, dove suggerì
di ricostruire e rimodernare una delle case dell'antica città
romana. Alcuni dei mobili che lei ordinò per i suoi palazzi erano
d'ispirazione romana; uno dei suo quadri era un vero mosaico romano
proveniente da Herculaneum, che rappresentava Medusa.
Prese anche decisioni importanti in
campo economico, soprattutto sviluppando il settore manifatturiero.
Fece ammodernare gli equipaggiamenti delle fabbriche, soprattutto le
fabbriche di seta. Aiutò anche le filature di cotone e le fabbriche
di corallo.
Dedicò la sua attenzione anche
all'educazione delle giovane ragazze napoletane. Ispirandosi
all'Istituto Elisa, creato da Elisa Bonaparte, fondò nel 1808 un
convitto femminile nell'antico convento di Santa Maria della
Provvidenza, detto dei « Miracoli ». Fece inoltre ispezionare e
rinnovare le costruzioni esistenti, come la Casa Carolina d'Aversa
fondata da Giuseppe Bonaparte.
Importò e favorì anche le arti
francesi a Napoli, come la moda, il teatro e la cucina. Apprezzava il
pittore Ingres da cui comprò nel 1808 un quadro intitolato La
Dormeuse ; nel 1814, gli ordinò La Grande Odalisque, che le fu
consegnata in dicembre.
Le prime tensioni con Napoleone
Il 15 dicembre 1809, Murat e Carolina
rientrarono a Parigi, assistendo al divorzio di Napoleone e di
Giuseppina. Poco tempo dopo, Napoleone reclamò da Murat il pagamento
delle controparti del trattato di Bayonne, e Carolina si schierò
dalla parte del marito.
Napoleone aveva deciso di risposarsi
con Maria Luisa d'Austria e Carolina fu incaricata di preparare il
corredo della sposa, poi di scortare Maria Luisa da Monaco a Parigi.
Il 18 dicembre 1810, Murat diresse una
spedizione in Sicilia che si concluse con un fallimento, fatto che
ravvivò ancora di più le tensioni tra lui e Napoleone.
Il 20 marzo
1811, per la nascita di Napoleone II, Murat ritornò alle Tuileries,
ma ricevette una fredda accoglienza da Napoleone, che rifiutò di
ritirare le truppe francesi stanziate a Napoli. Carolina, pertanto,
scelta come madrina del principe, non ritornò in Francia, credendo
che Napoleone volesse occupare il regno di Napoli: dichiarò che
«poiché volevano prenderle la Corona, lei preferiva ricevere questo
affronto a Napoli piuttosto che a Parigi»[1]. Fu Ortensia di
Beauharnais che fu designata come madrina per procura.
Il 14 giugno 1811, credendo in
un'avanzata di forza del "partito francese" a Napoli, Murat
decretò che tutti gli stranieri che occupavano i posti di lavoro
civile a Napoli dovessero domandare la loro naturalizzazione o
rinunciare ai loro impieghi; la misura riguardava particolarmente i
Francesi che erano numerosi a Napoli. Napoleone reagì violentemente,
ricordando che tutti i cittadini francesi erano ugualmente
considerati cittadini del regno di Napoli.
Il 17 agosto 1811, il conte di Daure,
amico di Carolina, fu privato delle sue funzioni di ministro e riferì
le azioni di Murat a Napoleone, che fece arrestare certi consiglieri
di Murat prima di richiamare il suo ruolo di vassallo dell'Impero.
Carolina fu allora inviata in Francia per rabbonire Napoleone.
Nell'aprile 1812, Murat fu richiamato a
combattere al fianco di Napoleone in Russia e la reggenza di Napoli
fu affidata a Carolina, malgrado le reticenze di Murat. Malato, Murat
dovette lasciare il campo di battaglia il 7 gennaio 1813, dopo aver
affidato il comando ad Eugenio di Beauharnais. Rientrato a Napoli,
disapprovò una gran parte delle decisioni prese da Carolina durante
la sua reggenza.
Le prime negoziazioni d'alleanza con
l'Austria furono fatte da Murat all'insaputa di Carolina. Il 7 marzo
1813, inviò a Vienna un agente che fu ricevuto da Klemens von
Metternich. Il suo principale compito era di conservare il regno di
Napoli; in effetti, credeva che Napoleone decidesse di unirlo
all'Impero di Francia o al Regno d'Italia. Ogni giorno più freddo
con Napoleone, Murat s'indignò quando l'Imperatore affidò,
all'inizio di luglio 1813, il comando degli eserciti italiani al
viceré Eugenio e non a lui. Fu in questo periodo che mise al
corrente Carolina delle sue negoziazioni con l'Austria.
Nell'agosto 1813, Murat fu mandato da
Napoleone a raggiungere il suo esercito a Dresda e Carolina fu
nominata reggente in sua assenza. In questo momento, Metternich e i
suoi rappresentanti l'assicurarono che se Napoli entrava in
coalizione contro la Francia, tutti i membri della coalizione
avrebbero riconosciuto il suo regno e i suoi sovrani. Al fine di
conservare il suo regno, Carolina accettò l'alleanza con l'Austria.
Rientrato a Napoli il 4 novembre, Murat accettò ugualmente di
entrare nella coalizione.
Nella notte tra il 7 e l'8 gennaio
1814, un accordo con l'Austria venne firmato: Murat promise un
esercito di 30 000 uomini per combattere al fianco della coalizione,
a condizione di non invadere il suolo francese, e in cambio l'Austria
garantì gli Stati di Napoli. Il 23 gennaio 1814, Gioacchino lasciò
Napoli con il suo esercito e Carolina fu di nuovo reggente. Tuttavia,
gli Inglesi si rivelarono presto una minaccia, perché non avevano
ratificato l'accordo austro-napoletano e non riconoscevano Murat come
re.
Il 12 febbraio, Carolina fece
allontanare da Napoli tutti gli ufficiali ed agenti francesi e tagliò
le comunicazioni e il commercio tra Napoli e la Francia.
Il 29 marzo 1814, dopo l'abdicazione di
Napoleone, Murat rientrò a Napoli. Egli e Carolina rifiutarono di
aiutare Napoleone esiliato sull'Isola d'Elba; tuttavia accolsero
Paolina Bonaparte a Napoli, che poté comunicare con Napoleone, ma
senza il sigillo dei sovrani di Napoli.
Seguì un periodo di relativa
tranquillità a Napoli, ma nello stesso tempo gli Alleati pensavano
alla divisione dell'Europa e considerarono in un primo momento di
dare l'Italia ai Borboni; preferirono lasciare provvisoriamente
Napoli a Murat. Gli Inglesi, dal canto loro, non riconoscevano alcuna
alleanza con i sovrani di Napoli.
La sera del 26 febbraio 1815, Napoleone
evase dall'Isola d'Elba: Murat decise allora di ricongiungersi a lui
e di liberare nello stesso tempo l'Italia per divenirne re. Carolina
cercò di dissuaderlo, ma inutilmente: egli lasciò Napoli il 17
marzo 1815.
Di fronte a questa rottura
dell'alleanza, Metternich chiuse con il regno di Napoli il 5 aprile
1815 e chiese a Carolina la restituzione del regno il 26 aprile.
Carolina rifiutò. Il 7 maggio, fece partire da Napoli sua madre, suo
zio Fesch e suo fratello Girolamo. Il 12 maggio, gli inglesi le
ordinarono di lasciare Napoli; s'impegnarono a mettere a sua
disposizione la nave Tremendous per riportarla in Francia con i suoi
figli e il suo seguito.
Il 17 maggio, Murat ritornò a Napoli
per restarci solo qualche giorno e lasciò il regno discretamente.
Il 22 maggio 1815, Carolina fu
dichiarata prigioniera dell'Austria e l'ammiraglio inglese Esmouth si
rifiutò di ricondurla in Francia. Dopo aver imbarcato i suoi figli,
il Tremendous salpò per Trieste il 25 maggio. Là Carolina fu
provvisoriamente sistemata al Palazzo Romano, ma la sua presenza fu
subito giudicata indesiderabile dagli austriaci. Ripartì dunque e si
sistemò il 16 settembre al castello di Amburgo, vicino a Vienna.
Malgrado le proteste austriache, prese il nome di contessa di Lipona
(anagramma di Napoli).
Quanto a suo marito, catturato in
Calabria dagli eserciti del re Borbone Ferdinando IV, venne
giustiziato il 13 ottobre 1815.
Nel 1817 Carolina poté sistemarsi al
castello di Frohsdorf. Si vide circondata da poche persone e sua
sorella Paolina e suo fratello Girolamo si staccarono da lei. Il 3
marzo 1818, Girolamo scrisse a Elisa Bonaparte: «Non spero niente
per Carolina, sono anti-francesi e anti-famiglia - poi - La nostra
posizione in rapporto a Carolina è un inferno, a lei non mi lega più
niente».
In più, i suoi due figli Achille e
Luciano, non vedendo alcun avvenire nella loro vita d'esilio in
Austria, decisero di emigrare negli Stati Uniti. Achille partì nel
1822, Luciano nel 1824. Nel 1824 Carolina ottenne di nuovo il diritto
di sistemarsi a Trieste, ma non di entrare nella penisola italiana.
Nel 1830 Luigi Filippo accordò a
Carolina il diritto di fare qualche soggiorno in Francia e nel 1831
ottenne il permesso di sistemarsi a Firenze, al palazzo Grifoni;
l'anno seguente si trasferì a palazzo Bonaparte, dove rimase fino
alla fine. Morì il 18 maggio 1839, all'età di 57 anni.
Fu sepolta con intenzione provvisoria
nella chiesa di Ognissanti, in una cappella appartata, nell'attesa
che papa Gregorio XVI accordasse l'autorizzazione a seppellirla a
Bologna, negli Stati Pontifici, presso la figlia. Autorizzazione che
non arrivò mai e quindi la sepoltura fiorentina divenne definitiva;
la cappella in seguito venne decorata su incarico dei suoi
discendenti.
Ebbe dal marito Gioacchino due figlie e
due figli:
Napoleone Achille, (Milano, 1801 –
Wasceissa, Florida, 1847), emigrò nel 1821 negli USA ove sposò
Catherine Willis, una nipote di George Washington
Letizia (Parigi, 1802 – Bologna,
1859), sposata al marchese di antica nobiltà bolognese Guido Taddeo
Pepoli (1823)
Napoleone Luciano Carlo (Milano,
1803 – Parigi, 1878), principe di Pontecorvo, raggiunse il
fratello Achille negli USA (1825) ove si sposò. Tornò in Francia
nel 1848 e fu nominato ambasciatore di Francia a Torino (1849 –
1850). Il cugino Napoleone III lo nominò senatore.
Luisa Giulia (1805 – 1889).
Sposò il conte ravennate Giulio Rasponi, dalla cui unione nacquero:
Gioacchino Rasponi Murat, Achille Rasponi Murat e Letizia Rasponi
Murat, madre di Gabriella Rasponi Spalletti.