sabato 30 aprile 2022

Maria Antonietta ha veramrnte detto la frase,ai poveri che dicevano di non avere pane, "Che mangino la torta"?

Maria Antonietta è stata a lungo odiata come simbolo della decadenza reale per aver risposto alla notizia che i cittadini francesi non avevano pane nel 1789 con l'insensibile frase "Che mangino la torta". Ma gli storici sostengono che la Regina di Francia non fece alcun commento del genere.



Come riporta History, storie simili circolavano da anni prima della fine del XVIII secolo, tra cui quella di Maria Teresa di Spagna, che sposò il re Luigi XIV nel 1660. Fu accusata di aver suggerito ai francesi di mangiare "la croûte de pâté" (la crosta del pâté).

Inoltre, l'autrice della biografia di Maria Antonietta, Lady Antonia Fraser, afferma che è improbabile che la citazione provenga dalla regina francese, che non solo era molto caritatevole, ma aveva anche una grande compassione per i poveri. Ad esempio, il giorno dell'incoronazione del marito, scrisse alla madre:

"Vedendo le persone che ci trattano così bene nonostante le loro disgrazie, siamo più che mai obbligati a lavorare sodo per la loro felicità".


venerdì 29 aprile 2022

Se Napoleone vedesse la Francia oggi, cosa penserebbe?

"Mon dieu, j'ai lutté pour rien" (Mio Dio, ho lottato per nulla)



Si percepisce la disperazione nel suo sguardo…e pensare che era pure italiano…





giovedì 28 aprile 2022

Perché Napoleone Bonaparte non è mai stato chiamato "Napoleone il Grande"?


Alla fine, dopo una carriera di vittorie, Napoleone è stato un perdente. In effetti, perse il trono due volte. Tutta l'Europa formò coalizioni per sconfiggerlo, e la sesta e la settima coalizione lo fecero. La maggior parte delle persone con "il Grande" dopo il loro nome, erano vincenti fino alla morte. L'ultima sconfitta di Napoleone lo portò a una prigionia molto più remota e scomoda.

Napoleone iniziò come riformatore della Rivoluzione francese e finì come imperatore. Questa trasformazione gli fece perdere un po' di supporto. Ha sperperato la sua grandezza attraverso sanzioni economiche dittatoriali che hanno ferito i suoi alleati tanto quanto hanno fatto del male alla Gran Bretagna.

Talvolta Napoleone era disonesto, quando si adattava ai suoi obiettivi. Questa non è una caratteristica di grandezza. I grandi davvero non mentono. Il geniale comando di Napoleone vinse molte battaglie, ma alla fine non fece molto bene a lui o alla Francia. Un leader migliore avrebbe potuto tradurre quelle vittorie militari in una dinastia o repubblica sicura, un rinvigorito impero francese d'oltremare, pace, prosperità, libertà, uguaglianza e fraternità.

Un guerriero più grande della sua età vinse Napoleone: Nelson. La grandezza di Napoleone fu sempre limitata e ridotta dalla Royal Navy della Gran Bretagna. La Royal Navy impedì a Napoleone di usare il suo vasto appezzamento di terra a ovest degli Stati Uniti, quindi vendette il territorio della Louisiana agli Stati Uniti per un prezzo che un giorno sarebbe stato considerato una miseria, il prodotto di una vendita forzata. Napoleone spese fiumi di sangue per conquistare domini molto più piccoli dell'Acquisto della Louisiana, quindi non si può dire che Napoleone agì per le generazioni future o che la sua visione includesse il mondo intero.




mercoledì 27 aprile 2022

Napoleone Bonaparte ha degli eredi in vita?

Jean Christophe,prince Napoleon è l'attuale capo della casa imperiale di Francia ed erede di Napoleone, ma come in tutte le dinastie ex regnanti ci sono dispute tra i vari eredi.



martedì 26 aprile 2022

Qual è la più corretta data convenzionale per la fine della rivoluzione francese: le riforme di Napoleone Primo Console o la sua incoronazione ad imperatore?

 


Convenzionalmente la fine della Rivoluzione Francese viene indicata con il Consolato di Napoleone. Non sono uno storico e non voglio contraddire chi,forse, è più autorevole in materia. A mio avviso tuttavia fisserei tale evento in coincidenza con l'abolizione della Monarchia e la proclamazione della Prima Repubblica e cioè nel settembre 1792(21 settembre)

Il periodo del Consolato (1799–1804) diede sicuramente a Napoleone un potere quasi assoluto (era solo affiancato da 2 colleghi ma avevano poteri minori) ma rimase comunque una magistratura rivoluzionaria e repubblicana mentre quando Napoleone divenne Imperatore ci fu una restaurazione della monarchia assoluta (certo, una monarchia diversa ma pur sempre una monarchia).

Fu in quel momento che dalla Francia rivoluzionaria, governata da assemblee e organi collegiali instabili e corrotti, si passò alla Francia napoleonica, dove il governo era detenuto solo dall'Imperatore.

lunedì 25 aprile 2022

Se Federico il Grande avesse incontrato Napoleone in battaglia, chi avrebbe vinto?

Napoleone.

Napoleone più e più volte.



Nel corso della sua carriera, Federico il Grande combatté 20 battaglie. Ne perse 8.

Nel corso della sua carriera, Napoleone combatté 60 battaglie.

Ne perse 7.

Semplicemente non c'è confronto tra i due.

Napoleone era un soldato che si fece strada tra i ranghi solo per puro talento. Ha sconfitto non una, non due, ma cinque delle sette coalizioni che si sono formate contro di lui. Nel giro di 11 anni, è passato da tenente di artiglieria a imperatore della nazione più potente d'Europa.

Napoleone non è solo il più grande comandante militare della sua epoca, è uno dei più grandi di tutti i tempi.



Federico era un re, nato tra ricchezze e privilegi. Ha ereditato il miglior esercito d'Europa, un paese con un grosso tesoro da spendere e una situazione politica ridicolmente favorevole. Fino alla guerra dei sette anni, aveva tutto dalla sua parte, come dimostrano i suoi successi nelle prime due guerre slesiane.

Quando incontrò vere avversità nella Guerra dei Sette Anni, quelle che Napoleone affrontò per tutta la sua carriera, inciampò più volte (forse cadendo anche una o due volte) prima di proclamare la vittoria.

Sebbene non vi siano dubbi sul coraggio, sulla tenacia e sulla forza di volontà di Federico, le sue qualità militari lasciavano molto a desiderare. Federico era Pirro, mentre Napoleone era Cesare, se vogliamo metterla così.





Il più grande fattore dei successi sul campo di battaglia di Federico fu la qualità assoluta dei suoi soldati. Fino alla sua prima sconfitta a Kolín, la sola vista dei suoi prussiani vestiti di blu sul campo di battaglia sarebbe bastata a mandare in panico il nemico.

Quindi, davvero, se vogliamo essere onesti su questo, dovremmo davvero confrontare gli eserciti di Federico il Grande e Napoleone.

Ora, possiamo ipoteticamente immaginare come sarebbe stata una battaglia tra i soldati di Federico e quelli di Napoleone, ma, fortunatamente per noi, non dobbiamo nemmeno sforzarci:

Battaglia di Jena.

Ops. I prussiani furono annientati. Non è colpa loro, l'esercito di Federico che si scontra con quello di Napoleone era come se la Wehrmacht della seconda guerra mondiale si fosse scontrata con l'esercito americano di oggi.


(A Napoleone vengono offerte le bandiere prussiane catturate dopo le battaglie di Jena e Auerstedt)


In termini puramente militari, Napoleone e le sue armate rivoluzionarie possono facilmente battere Federico e i suoi cappotti blu.

L'Alte Fritz è una delle mie figure storiche preferite, ma anche io devo ammettere la superiorità de L'Empereur.


domenica 24 aprile 2022

Napoleone soffriva di epilessia?

 



No! Napoleone soffriva di patologie gravi all'apparato digerente; in tutta la sua famiglia ci sono casi di tumori gastrici e di questo, pare, che sia morto; inoltre soffriva di emorroidi. Questa patologia gli fu fatale alla battaglia di Waterloo; un inconsulto bagno caldo alcune ore prima dello scontro aggravò la situazione e lo mise in condizioni di disagio e sofferenza (pensate lo stare a cavallo!!) nei momenti cruciali della battaglia.



sabato 23 aprile 2022

Carolina Bonaparte

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Maria Annunziata Carolina Bonaparte (Ajaccio, 25 marzo 1782 – Firenze, 18 maggio 1839) è stata una nobildonna italiana. Fu granduchessa consorte di Berg e Clèves dal 1806 al 1808 e regina consorte di Napoli dal 1808 al 1815, come moglie di Gioacchino Murat, sorella minore di Napoleone.

Biografia
Gioventù
Maria Annunziata Bonaparte fu battezzata ad Ajaccio il 25 marzo 1782. Era la terza ed ultima figlia di Carlo Bonaparte e di Maria Letizia Ramolino.
Durante la sua infanzia, avendo la sua famiglia poco denaro, ricevette un'educazione rudimentale in un convento di religiose e dovette probabilmente lavorare come sarta.
Nel giugno 1797, Napoleone Bonaparte fece arrivare la sua famiglia a Mombello, dove Carolina, 15 anni, assistette il 14 giugno al matrimonio delle sue sorelle Elisa e Paolina. Durante il loro viaggio di nozze nei laghi italiani, Carolina conobbe Gioacchino Murat, focoso compagno da campo di Napoleone, di 30 anni, del quale si innamorò. Gran seduttore, sospettato di avere una storia con Giuseppina di Beauharnais, Murat non fu all'inizio accettato come pretendente per la sorella di Napoleone.
Napoleone disse inoltre che l'educazione di Carolina era insufficiente, perciò l'inviò nel 1798 ad un convitto femminile di Madame Campan a Saint-Germain-en-Laye. Carolina ebbe come compagne di stanza Ortensia e Stefania di Beauharnais; Ortensia, in particolare, divenne sua amica. Dopo la fine della campagna d'Egitto, Napoleone invitò Carolina ed Ortensia a casa sua per partecipare ai ricevimenti che offriva; Carolina incontrò qui nuovamente Murat.
Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio, Murat andò di persona da Madame Campan per annunciare la novità a Carolina. Tuttavia, Napoleone era sempre dell'idea di non far sposare sua sorella a Murat; voleva offrirla a Jean-Victor Moreau. Ma lui era già fidanzato con Mademoiselle Holt. Napoleone finì per dare il suo consenso a Murat.
Il 18 gennaio 1800, il contratto di matrimonio fu firmato in presenza della famiglia e Carolina ricevette una dote. Il 20 gennaio, il matrimonio civile fu celebrato a Mortefontaine. La coppia s'installò all'Hôtel di Brionne e, il 27 maggio, Napoleone le donò una parte del dominio di Villiers.
Carolina era al fianco di Giuseppina quando l'attentato di rue Saint-Nicaise le mancò di poco. Carolina era allora incinta del suo primo figlio, Achille, ma la sua gravidanza non fu pregiudicata.
Per la nascita di Achille il 21 gennaio 1801, Carolina ricevé da suo marito dei regali che provenivano dal tributo dell'armistizio di Foligno il 27 febbraio 1801. Murat le fece inviare questi regali ma non poté rientrare in Toscana, dove Napoleone gli ordinò di restare.
In aprile, Carolina fu autorizzata a raggiungere suo marito a Firenze. Nel luglio 1801, Murat fu nominato generale in capo degli eserciti della Repubblica cisalpina e fu incaricato di preparare l'arrivo dei sovrani del regno d'Etruria, Luigi e Maria Luisa, che furono accolti il 2 agosto 1801 al Palazzo Vecchio di Firenze.
Inviata subito a Milano, Carolina e suo marito ritornarono a Parigi per la nascita del loro secondo figlio, Letizia. Si sposarono in chiesa il 4 gennaio 1802, contemporaneamente a Luigi Bonaparte e Ortensia di Beauharnais.
Tra il 1802 e l'estate 1803, Carolina soggiornò alternando Parigi e Milano, dove riceveva molte personalità di Francia e d'Italia, organizzando per loro cene e spettacoli.
Il 23 agosto 1803, i Murat ritornarono a Parigi. Gioacchino Murat fu nominato da Napoleone governatore di Parigi e comandante della prima divisione militare.
Nell'aprile 1804, Carolina si oppose vivamente all'adozione da parte del fratello Napoleone di Napoleone Luigi Carlo Bonaparte, figlio di Ortensia di Beauharnais, quando i suoi figli non avevano né titoli né terre.
Il 18 maggio 1804, alla proclamazione dell'Impero, i fratelli di Napoleone presero il titolo di principi imperiali, ma niente di particolare era previsto per le sue sorelle. Gelosa di vedere le sue cognate portare il titolo di principesse imperiali, Carolina si rivolse a Napoleone, che finì per cedere e conferire a Carolina, Paolina ed Elisa il titolo di altezze imperiali.
Alla nascita di sua figlia Luisa, il 22 marzo 1805, Carolina ricevette da Napoleone il permesso e il denaro per acquistare il palazzo dell'Eliseo. Con suo marito, fece restaurare il palazzo che era in cattivo stato, e lo decorò di opere d'arte.
Murat andò a Vienna per la battaglia del 1º dicembre 1805, e Carolina lo raggiunse poco tempo dopo. Assisté al matrimonio di Eugenio di Beauharnais con la principessa Augusta Amalia di Baviera, figlia del Grande Elettore Massimiliano I il 13 e 14 gennaio 1806.

Granduchessa consorte di Berg e Clèves
All'inizio del 1806, Napoleone distribuì delle terre e dei titoli ai suoi parenti, e pensò all'inizio di attribuire a Carolina il principato di Neuchâtel, ma lei non accettò un territorio così piccolo.
Il 15 marzo 1806 attribuì ai Murat il granducato di Berg, unione del ducato di Berg e del ducato di Clèves, che serviva da stato cuscinetto tra la Francia e la Prussia in caso di conflitto. Murat ci andò il 24 marzo, ma Carolina restò a Parigi. Il suo arrivo fu annunciato per luglio, ma davanti alla minaccia della guerra, il viaggio fu annullato.
Il 2 dicembre 1806 aprì una salotto all'Eliseo, invitando gente di potere e dando sontuose feste, soprattutto balli in costume. Sperando di ottenere la nomina di suo marito a re di Polonia, riceveva spesso la nobiltà polacca, ma Napoleone non creò mai uno statuto particolare per la Polonia.
A partire dal 21 settembre 1807, la corte imperiale risiedette a Fontainebleau, dove Carolina fece la conoscenza di Klemens Wenzel von Metternich, ambasciatore d'Austria a Parigi. Nello stesso anno si fece ritrarre dalla famosa pittrice Élisabeth Vigée Le Brun, già ritrattista di Maria Antonietta e di tutta l'Europa reale.
Il 20 febbraio 1808, Napoleone ordinò a Murat di comandare le truppe francesi in Spagna. Rimasta a Parigi, Carolina sperava di ottenere dei titoli spagnoli alla fine della guerra. Tuttavia, Napoleone affidò la Spagna a Giuseppe Bonaparte. Quanto a Murat, dovette scegliere tra il regno di Napoli e quello del Portogallo e lui scelse Napoli.

Regina consorte di Napoli
Il 15 luglio 1808, il trattato di Bayonne conferì la corona di Napoli ai Murat; tuttavia, l'articolo 3 precisava che:
«(...) Se sua Altezza Imperiale la Principessa Carolina servirà il suo augusto sposo, ella resterà regina delle Due Sicilie.»
Un'altra clausola del trattato precisava che in cambio del regno di Napoli, la coppia doveva fare dono a Napoleone di tutti i beni che possedevano in Francia. Tuttavia, Carolina fece incartare e portare verso Napoli una buona parte dei mobili e delle opere d'arte dell'Eliseo. Suo fratello Giuseppe, precedente re di Napoli, aveva prelevato somme importanti dalla casse dello Stato e portato via con sé mobili del Palazzo Reale. Murat entrò a Napoli il 6 settembre 1808; Carolina, partita dopo di lui, arrivò il 25 settembre.
Stanca del viaggio, Carolina non ricominciò ad organizzare feste e balli reali che nel novembre 1808.
Durante una buona parte del suo regno, Carolina non s'intendeva bene con suo marito; lui era frustrato di non dovere i suoi titoli che al suo matrimonio con lei e la sospettava di favorire suo fratello. Le lasciò perciò poco potere politico.
Carolina si occupò allora della decorazione dei palazzi reali, in particolare il Palazzo Reale che fece riammobiliare e dove fece nuovamente impiantare i giardini. S'interessò anche agli scavi archeologici di Pompei, dove suggerì di ricostruire e rimodernare una delle case dell'antica città romana. Alcuni dei mobili che lei ordinò per i suoi palazzi erano d'ispirazione romana; uno dei suo quadri era un vero mosaico romano proveniente da Herculaneum, che rappresentava Medusa.
Prese anche decisioni importanti in campo economico, soprattutto sviluppando il settore manifatturiero. Fece ammodernare gli equipaggiamenti delle fabbriche, soprattutto le fabbriche di seta. Aiutò anche le filature di cotone e le fabbriche di corallo.
Dedicò la sua attenzione anche all'educazione delle giovane ragazze napoletane. Ispirandosi all'Istituto Elisa, creato da Elisa Bonaparte, fondò nel 1808 un convitto femminile nell'antico convento di Santa Maria della Provvidenza, detto dei « Miracoli ». Fece inoltre ispezionare e rinnovare le costruzioni esistenti, come la Casa Carolina d'Aversa fondata da Giuseppe Bonaparte.
Importò e favorì anche le arti francesi a Napoli, come la moda, il teatro e la cucina. Apprezzava il pittore Ingres da cui comprò nel 1808 un quadro intitolato La Dormeuse ; nel 1814, gli ordinò La Grande Odalisque, che le fu consegnata in dicembre.

Le prime tensioni con Napoleone
Il 15 dicembre 1809, Murat e Carolina rientrarono a Parigi, assistendo al divorzio di Napoleone e di Giuseppina. Poco tempo dopo, Napoleone reclamò da Murat il pagamento delle controparti del trattato di Bayonne, e Carolina si schierò dalla parte del marito.
Napoleone aveva deciso di risposarsi con Maria Luisa d'Austria e Carolina fu incaricata di preparare il corredo della sposa, poi di scortare Maria Luisa da Monaco a Parigi.
Il 18 dicembre 1810, Murat diresse una spedizione in Sicilia che si concluse con un fallimento, fatto che ravvivò ancora di più le tensioni tra lui e Napoleone.
Il 20 marzo 1811, per la nascita di Napoleone II, Murat ritornò alle Tuileries, ma ricevette una fredda accoglienza da Napoleone, che rifiutò di ritirare le truppe francesi stanziate a Napoli. Carolina, pertanto, scelta come madrina del principe, non ritornò in Francia, credendo che Napoleone volesse occupare il regno di Napoli: dichiarò che «poiché volevano prenderle la Corona, lei preferiva ricevere questo affronto a Napoli piuttosto che a Parigi»[1]. Fu Ortensia di Beauharnais che fu designata come madrina per procura.
Il 14 giugno 1811, credendo in un'avanzata di forza del "partito francese" a Napoli, Murat decretò che tutti gli stranieri che occupavano i posti di lavoro civile a Napoli dovessero domandare la loro naturalizzazione o rinunciare ai loro impieghi; la misura riguardava particolarmente i Francesi che erano numerosi a Napoli. Napoleone reagì violentemente, ricordando che tutti i cittadini francesi erano ugualmente considerati cittadini del regno di Napoli.
Il 17 agosto 1811, il conte di Daure, amico di Carolina, fu privato delle sue funzioni di ministro e riferì le azioni di Murat a Napoleone, che fece arrestare certi consiglieri di Murat prima di richiamare il suo ruolo di vassallo dell'Impero. Carolina fu allora inviata in Francia per rabbonire Napoleone.
Nell'aprile 1812, Murat fu richiamato a combattere al fianco di Napoleone in Russia e la reggenza di Napoli fu affidata a Carolina, malgrado le reticenze di Murat. Malato, Murat dovette lasciare il campo di battaglia il 7 gennaio 1813, dopo aver affidato il comando ad Eugenio di Beauharnais. Rientrato a Napoli, disapprovò una gran parte delle decisioni prese da Carolina durante la sua reggenza.

L'alleanza con l'Austria
Le prime negoziazioni d'alleanza con l'Austria furono fatte da Murat all'insaputa di Carolina. Il 7 marzo 1813, inviò a Vienna un agente che fu ricevuto da Klemens von Metternich. Il suo principale compito era di conservare il regno di Napoli; in effetti, credeva che Napoleone decidesse di unirlo all'Impero di Francia o al Regno d'Italia. Ogni giorno più freddo con Napoleone, Murat s'indignò quando l'Imperatore affidò, all'inizio di luglio 1813, il comando degli eserciti italiani al viceré Eugenio e non a lui. Fu in questo periodo che mise al corrente Carolina delle sue negoziazioni con l'Austria.
Nell'agosto 1813, Murat fu mandato da Napoleone a raggiungere il suo esercito a Dresda e Carolina fu nominata reggente in sua assenza. In questo momento, Metternich e i suoi rappresentanti l'assicurarono che se Napoli entrava in coalizione contro la Francia, tutti i membri della coalizione avrebbero riconosciuto il suo regno e i suoi sovrani. Al fine di conservare il suo regno, Carolina accettò l'alleanza con l'Austria. Rientrato a Napoli il 4 novembre, Murat accettò ugualmente di entrare nella coalizione.
Nella notte tra il 7 e l'8 gennaio 1814, un accordo con l'Austria venne firmato: Murat promise un esercito di 30 000 uomini per combattere al fianco della coalizione, a condizione di non invadere il suolo francese, e in cambio l'Austria garantì gli Stati di Napoli. Il 23 gennaio 1814, Gioacchino lasciò Napoli con il suo esercito e Carolina fu di nuovo reggente. Tuttavia, gli Inglesi si rivelarono presto una minaccia, perché non avevano ratificato l'accordo austro-napoletano e non riconoscevano Murat come re.
Il 12 febbraio, Carolina fece allontanare da Napoli tutti gli ufficiali ed agenti francesi e tagliò le comunicazioni e il commercio tra Napoli e la Francia.
Il 29 marzo 1814, dopo l'abdicazione di Napoleone, Murat rientrò a Napoli. Egli e Carolina rifiutarono di aiutare Napoleone esiliato sull'Isola d'Elba; tuttavia accolsero Paolina Bonaparte a Napoli, che poté comunicare con Napoleone, ma senza il sigillo dei sovrani di Napoli.
Seguì un periodo di relativa tranquillità a Napoli, ma nello stesso tempo gli Alleati pensavano alla divisione dell'Europa e considerarono in un primo momento di dare l'Italia ai Borboni; preferirono lasciare provvisoriamente Napoli a Murat. Gli Inglesi, dal canto loro, non riconoscevano alcuna alleanza con i sovrani di Napoli.
La sera del 26 febbraio 1815, Napoleone evase dall'Isola d'Elba: Murat decise allora di ricongiungersi a lui e di liberare nello stesso tempo l'Italia per divenirne re. Carolina cercò di dissuaderlo, ma inutilmente: egli lasciò Napoli il 17 marzo 1815.

Destituzione ed esilio
Di fronte a questa rottura dell'alleanza, Metternich chiuse con il regno di Napoli il 5 aprile 1815 e chiese a Carolina la restituzione del regno il 26 aprile. Carolina rifiutò. Il 7 maggio, fece partire da Napoli sua madre, suo zio Fesch e suo fratello Girolamo. Il 12 maggio, gli inglesi le ordinarono di lasciare Napoli; s'impegnarono a mettere a sua disposizione la nave Tremendous per riportarla in Francia con i suoi figli e il suo seguito.
Il 17 maggio, Murat ritornò a Napoli per restarci solo qualche giorno e lasciò il regno discretamente.
Il 22 maggio 1815, Carolina fu dichiarata prigioniera dell'Austria e l'ammiraglio inglese Esmouth si rifiutò di ricondurla in Francia. Dopo aver imbarcato i suoi figli, il Tremendous salpò per Trieste il 25 maggio. Là Carolina fu provvisoriamente sistemata al Palazzo Romano, ma la sua presenza fu subito giudicata indesiderabile dagli austriaci. Ripartì dunque e si sistemò il 16 settembre al castello di Amburgo, vicino a Vienna. Malgrado le proteste austriache, prese il nome di contessa di Lipona (anagramma di Napoli).
Quanto a suo marito, catturato in Calabria dagli eserciti del re Borbone Ferdinando IV, venne giustiziato il 13 ottobre 1815.
Nel 1817 Carolina poté sistemarsi al castello di Frohsdorf. Si vide circondata da poche persone e sua sorella Paolina e suo fratello Girolamo si staccarono da lei. Il 3 marzo 1818, Girolamo scrisse a Elisa Bonaparte: «Non spero niente per Carolina, sono anti-francesi e anti-famiglia - poi - La nostra posizione in rapporto a Carolina è un inferno, a lei non mi lega più niente».
In più, i suoi due figli Achille e Luciano, non vedendo alcun avvenire nella loro vita d'esilio in Austria, decisero di emigrare negli Stati Uniti. Achille partì nel 1822, Luciano nel 1824. Nel 1824 Carolina ottenne di nuovo il diritto di sistemarsi a Trieste, ma non di entrare nella penisola italiana.
Nel 1830 Luigi Filippo accordò a Carolina il diritto di fare qualche soggiorno in Francia e nel 1831 ottenne il permesso di sistemarsi a Firenze, al palazzo Grifoni; l'anno seguente si trasferì a palazzo Bonaparte, dove rimase fino alla fine. Morì il 18 maggio 1839, all'età di 57 anni.
Fu sepolta con intenzione provvisoria nella chiesa di Ognissanti, in una cappella appartata, nell'attesa che papa Gregorio XVI accordasse l'autorizzazione a seppellirla a Bologna, negli Stati Pontifici, presso la figlia. Autorizzazione che non arrivò mai e quindi la sepoltura fiorentina divenne definitiva; la cappella in seguito venne decorata su incarico dei suoi discendenti.

Figli
Ebbe dal marito Gioacchino due figlie e due figli:
  • Napoleone Achille, (Milano, 1801 – Wasceissa, Florida, 1847), emigrò nel 1821 negli USA ove sposò Catherine Willis, una nipote di George Washington
  • Letizia (Parigi, 1802 – Bologna, 1859), sposata al marchese di antica nobiltà bolognese Guido Taddeo Pepoli (1823)
  • Napoleone Luciano Carlo (Milano, 1803 – Parigi, 1878), principe di Pontecorvo, raggiunse il fratello Achille negli USA (1825) ove si sposò. Tornò in Francia nel 1848 e fu nominato ambasciatore di Francia a Torino (1849 – 1850). Il cugino Napoleone III lo nominò senatore.
  • Luisa Giulia (1805 – 1889). Sposò il conte ravennate Giulio Rasponi, dalla cui unione nacquero: Gioacchino Rasponi Murat, Achille Rasponi Murat e Letizia Rasponi Murat, madre di Gabriella Rasponi Spalletti.




venerdì 22 aprile 2022

Granducato di Berg (1806-1813)

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Il granducato di Berg ((FR) : Grand-duché de Berg, (DE) : Großherzogtum Berg) fu istituito da Napoleone Bonaparte, dopo la vittoria nel 1805 della battaglia di Austerlitz, sui territori compresi tra l'impero francese presso il Reno ed il tedesco regno di Vestfalia.

Storia
L'annessione francese del ducato di Jülich (in francese Juliers) del 1794, nel corso delle guerre rivoluzionarie francesi, aveva separato i ducati di Jülich e Berg, che dal 1614 erano stati governati come unione personale dai duchi di Wittelsbach e di Palatinato-Neuburg. Nel 1803 l'erede di Palatinato-Neuburg, l'elettore bavarese Massimiliano Giuseppe, separò il ducato di Berg dai suoi altri territori bavaresi, concedendolo al cugino Guglielmo in Baviera, per cui finì sotto il controllo di un ramo minore della casata dei Wittelsbach.
Nel 1806, durante la riorganizzazione della Germania dovuta allo scioglimento del Sacro Romano Impero, Massimiliano Giuseppe, ora re di Baviera, cedette Berg a Napoleone Bonaparte in cambio del principato di Ansbach. Il 15 marzo 1806 l'imperatore francese assegnò Berg al cognato Gioacchino Murat, compresi i territori dell'ex ducato di Kleve prussiano ad est del Reno. Lo stemma di Murat combinava il leone rosso di Berg e lo stemma di Kleve. Essendo marito della sorella di Napoleone aveva anche il diritto di utilizzare l'aquila imperiale. Il 12 luglio 1806 Murat unì la confederazione del Reno ed assunse il titolo di granduca. Le sue terre furono in seguito ampliate grazie all'annessione della contea di Mark, del principato-vescovato di Münster, della città imperiale di Dortmund e di numerosi territori della provincia del Basso Reno-Vestfalia.
Al momento della promozione di Murat a re di Napoli nel 1808, Berg era governata direttamente da Napoleone assieme a Murat. L'anno seguente nominò il giovane nipote, il principe Napoleone Luigi Bonaparte (1804–1831), primogenito del fratello Luigi Bonaparte, re d'Olanda e granduca di Berg. I burocrati francesi guidati da Pierre-Louis Roederer amministrarono il territorio a nome suo. Per nove giorni, nel luglio, 1810, il granduca Napoleone Luigi governò anche il regno d'Olanda.
Il declino economico dovuto al fallimento del Blocco Continentale di Napoleone portò ad una serie di rivolte e sommosse. La breve vita del granducato terminò quando i francesi furono respinti nel 1813 durante la battaglia di Lipsia. Il territorio fu allora amministrato dalla Prussia, che incorporò ufficialmente l'ex granducato con il congresso di Vienna del 1815. Berg divenne parte della provincia di Jülich-Kleve-Berg, mentre i territori più oriental di Münster e Mark furono aggregati alla provincia di Vestfalia.





giovedì 21 aprile 2022

Alcune curiosità sulla vita privata di Napoleone?

La vita privata di Napoleone Bonaparte - Studia Rapido




  • Il suo vino preferito era lo Chambertin
  • Moltissime le sue amanti cui dedicava pochissimo del suo tempo. Spesso le faceva aspettare in anticamera senza poi accoglierle nella sua stanza
  • Il suo primo rapporto con una donna fu una prostituta .
  • Mangiava negli orari più disparati. I cuochi erano sempre pronti a sfornare un pranzo, soprattutto polli arrosto
  • Malgrado l'iconografia, Napoleone non era affatto basso
  • Faceva bagni con acqua caldissima fino a scottarsi
  • Leggeva di continuo. Spesso gettava i libri fuori della sua carrozza dopo averli letti
  • Ebbe due figli illeggittimi
  • Amava i profumi e soprattutto l'acqua di colonia

mercoledì 20 aprile 2022

Perché si può affermare che Napoleone, da un lato abbia portato a compimento le istanze espresse nel corso della Rivoluzione francese, mentre dall’altro sia un passo indietro rispetto a fasi e a realizzazioni più avanzate della stessa rivoluzione?

 


La Rivoluzione francese fu un evento che ha sconvolse l'Europa. Il seme delle idee dell'Illumismo accoppiato a una grave crisi economica portò la Francia nel 1789 a sovvertire l'ordine costituito.

Quella che fu di fatto una rivolta di popolo che come sempre accade si mosse per fame divenne un modello per la costruzione di un nuovo ordinamento dello Stato. Repubblica costituzionalecome forma di governo, e tre capisaldi libertà, uguaglianza e fratellanza.

La rivoluzione mantenne le sue promesse?

No, perchè le varie fazioni si contesero il potere e a un certo punto fu la violenza a tyrionafre. Non andavano meglio le cose in politica estera. Le altre nazioni temendo il diffondersi del virus rivoluzionario dichiararono guerra alla Francia.

L'economia non decollava. I nuovi ricchi, i borghesi che avevano preso della nobiltà in una situazione così instabile non potevano certo prosperare.

Già da subito gli ideali della rivoluzione, nobili sulla carta non vennero messi in atto.

Arrivò poi Napoleone che sconvolse i piani del Direttorio che voleva governare con l'aiuto di un uomo forte militarmente. Bonaparte era fin troppo intelligente e scaltro e approfittò della situazione per assumere da solo il governo del paese.

Napoleone portò a naturale compimento la rivoluzione. Dei tre grandi ideali sacrificò sicuramente la libertà che fu soffocata, ma il suo governo si resse su l'altro grande pilastro l'eguagllianza.

Poche volte nella storia c'è stato un periodo in cui chiunque poteva affermarsi a prescindere dalle proprie origini. L'esempio più eclatante fu lo stesso Napoleone nato in un'isola che nemmeno si poteva considerare francese che fu in grado di prendere il potere e sedersi al fianco dei potenti della terra.

Non credo, quindi che Napoleone limitò gli ideali della rivoluzione, riuscì, invece a dargli una forma compiuta, un modello vincente e realizzabile, senza le utopie di alcuni pensatori dell'epoca.

Lo Stato francese per decenni si è retto sui codici e leggi emanate da Napoleone e su un'organizzazione amministrativa moderna ed efficiente.




martedì 19 aprile 2022

Affare della collana

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L'Affare della collana o lo scandalo della collana fu una truffa accaduta in Francia negli anni '80 1780 del secolo XVIII, perpetrata dalla contessa Jeanne de Saint-Rémy de Valois ai danni della regina Maria Antonietta e del cardinale di Rohan.

La collana
La collana protagonista dello scandalo era stata creata dai gioiellieri di Parigi Bohmer e Bassenge, che per anni avevano collezionato pietre preziose con l'idea di venderle, dopo averle trasformate in un collier, alla contessa Du Barry, favorita del re Luigi XV. Dopo la morte del re, nel 1774, i gioiellieri pensarono di offrirla alla nuova regina Maria Antonietta. Il suo costo era di 1.600.000 livres, pari a circa 500 kg d'oro.
Nel 1778 Luigi XVI offrì il gioiello alla regina. Secondo alcuni, la donna lo rifiutò dicendo di preferire che quei soldi fossero investiti in un vascello; secondo altri, fu Luigi XVI a cambiare idea.
I gioiellieri non riuscirono a vendere la collana all'estero; dopo la nascita del delfino Luigi Giuseppe (1781), nel tentativo di sfruttare a loro vantaggio l'ondata emozionale dei regnanti, provarono ancora a venderla a Maria Antonietta, ma la sovrana rifiutò nuovamente.

La storia
Fu Jeanne de Saint-Rémy de Valois, assieme al Conte di Cagliostro e ad altri due avventurieri, che ordì un piano per guadagnare denaro e potere grazie alla collana. Dopo numerose vicissitudini, questa discendente di Enrico II di Francia aveva sposato il conte Nicholas de la Motte e viveva in una piccola pensione che il re aveva donato loro.
Jeanne Valois entrò in contatto nel 1784 con il cardinale di Rohan, ex ambasciatore a Vienna. La regina Maria Antonietta non vedeva di buon occhio il cardinale, poiché egli aveva raccontato alcuni suoi segreti all'imperatrice d'Austria Maria Teresa, sua madre. Inoltre, la regina aveva sentito di una lettera in cui il cardinale parlava in modo leggero e offensivo di sua madre.
Aspirando alla carica di Primo Ministro di Francia, il cardinale stava cercando di riconquistare una buona reputazione agli occhi della regina. La contessa de la Motte lo convinse di godere del favore di Maria Antonietta e Rohan pensò di approfittarne.
Cominciò così una fitta corrispondenza tra il cardinale di Rohan e la regina Maria Antonietta, orchestrata da Jeanne Valois de la Motte. Il tono delle lettere divenne sempre più caldo, finché il cardinale, convinto che la regina fosse innamorata di lui, chiese un appuntamento segreto. L'incontro ebbe luogo nell'agosto del 1784 nel giardino di Versailles: una prostituta, Nicole Leguay D'Oliva, si finse Maria Antonietta, promettendo al cardinale di dimenticare le incomprensioni del passato.
Lo scopo di Jeanne Valois era quello di impadronirsi del denaro che spillava al cardinale facendogli credere che fosse destinato alle opere di carità della regina. Tramite questi soldi, Jeanne poté ritagliarsi un suo ruolo nell'alta società francese del tempo, e molta gente credeva davvero alle sue millantate relazioni con Maria Antonietta. D'altronde, è una questione ancora aperta questa; non è escluso che la regina abbia potuto impiegare la contessa nel raggiungimento di qualche scopo, ad esempio quello di mandare il cardinale in rovina.
A ogni modo, i gioiellieri Bohmer e Bassenge credevano alle relazioni tra le due donne, e pensarono di usare la contessa de la Motte per vendere la collana alla regina Maria Antonietta.
Il 21 gennaio 1785 la contessa annunciò che la regina avrebbe acquistato la collana, ma che - per via del costo elevato del gioiello - non lo avrebbe fatto apertamente, bensì tramite un intermediario. Fu il cardinale di Rohan a trattare sul prezzo della collana, che fu acquistata per 1.600.000 livres pagabili a rate. Affermando di essere stato autorizzato da Maria Antonietta, mostrò ai gioiellieri le condizioni dell'accordo, scritte a mano e firmate dalla regina. Rohan portò a casa della contessa la collana, che un uomo - in cui il cardinale disse di riconoscere un valletto del re - venne a prendere.
Pare che il conte de la Motte sia partito poco dopo per Londra, portandosi dietro la collana, di cui avrebbe venduto i diamanti.
Al momento del pagamento, Jeanne Valois portò ai gioiellieri una nota del cardinale. Ma questo non bastò, e Bohmer si lamentò con la regina, che si disse all'oscuro di tutta la vicenda, affermando di non aver mai acquistato la collana in questione. Ne seguì un coup de théâtre. Il 15 agosto 1785, giorno dell'Assunzione, mentre tutta la corte aspettava il re e la regina per recarsi alla cappella, il cardinale, che si preparava alla funzione, fu arrestato nella famosa galleria degli specchi e portato alla Bastiglia. Rohan riuscì comunque a distruggere quella che credeva essere la sua corrispondenza segreta con la regina, e non è dato sapere se questo sia avvenuto con la complicità degli ufficiali, che non l'avrebbero impedito. La contessa fu arrestata solo il 18 agosto, dopo aver distrutto il materiale compromettente.
La polizia, che per l'occasione fu coordinata direttamente dal barone di Breteuil, cominciò a lavorare per catturare tutti i complici. Furono arrestati anche Nicole Leguay, la sosia di Maria Antonietta, e un certo Rétaux de Villette, amico della contessa e reo confesso di aver scritto le lettere a Rohan col nome della regina, firmando per lei le condizioni dell'accordo. Anche Cagliostro venne arrestato dalla polizia, ma fu riconosciuto innocente. L'unico che rimase a piede libero fu il conte de la Motte, essendo fuggito in Inghilterra, da sempre territorio nemico per la Francia.
Il cardinale accettò che fosse il Parlamento di Parigi a giudicarlo. Il 31 maggio del 1786 ne risultò una sentenza sensazionale: Rohan fu assolto, mentre la contessa de la Motte fu condannata a essere flagellata, marchiata e rinchiusa nella prigione delle prostitute e manicomio, la Salpêtrière. Suo marito, assente, fu condannato a vita alla galera. Villette, infine, fu bandito, mentre Nicole Leguay fu assolta.

Lo scandalo
L'opinione pubblica fu molto turbata da questa sentenza. La maggior parte degli storici[vago] giungono alla conclusione che Maria Antonietta sia stata relativamente innocente, che il cardinale di Rohan fosse un povero ingenuo e che i coniugi de la Motte agissero in modo ingannevole, ognuno per i propri scopi. E questa fu anche l'opinione del Parlamento in merito, anche se esso non si pronunciò sulla regina.
Molta gente continuò a pensare che la regina avesse usato la contessa per soddisfare il suo odio verso il cardinale di Rohan. La delusione che Maria Antonietta manifestò per l'assoluzione dell'uomo e il fatto che egli, dopo aver perso le sue cariche, venne esiliato nell'abbazia di la Chaise-Dieu contribuirono a rafforzare questa idea. Jeanne Valois riuscì inoltre a scappare dalla Salpêtrière, e questo creò il sospetto che la Corte l'avesse aiutata; l'assoluzione di Rohan spinse molti a credere che la regina fosse in torto. Tutto ciò contribuì molto ad accrescere l'impopolarità di Maria Antonietta.
La contessa de la Motte si rifugiò a Londra, dove pubblicò le sue Mémoires, nelle quali accusava la regina.

Rilevanza
Lo scandalo della collana di diamanti ebbe un ruolo importante negli anni che precedettero la rivoluzione, perché contribuì a screditare la monarchia francese. Maria Antonietta era una figura impopolare, e i pettegolezzi salaci sul suo conto la resero più che un peso alla figura del marito. Non riuscì mai a scrollarsi di dosso l'immagine di una donna che era stata capace di perpetrare una frode multimilionaria per i suoi scopi politici. Il fatto che circolassero voci sulla sua vita sessuale e su tali beghe riguardanti gioielli non la avvicinò certo al popolo. Inoltre lo scandalo spinse Luigi XVI ad avvicinarsi alla moglie, il che non lo aiutò a risolvere i successivi dilemmi politici.

Curiosità
Lo scandalo della collana è anche al centro della trama del numero 385 del fumetto di Dylan Dog. La storia racconta di come la collana in realtà sia stata sottratta al conte de la Motte dalle guardie regie, prima della sua fuga per Londra. In seguito per fomentare l'odio del popolo parigino la regina Maria Antonietta fu costretta ad indossare la collana nel giorno della sua esecuzione. Così il prezioso ornamento, impregnato del sangue della regina, è diventato un oggetto maledetto in grado di decapitare all'istante chiunque lo indossa, anche a secoli di distanza.