Il fallimento di Napoleone cominciò
con la campagna contro la Russia e quindi con la ritirata penosa che
viene meglio rappresentata in questo quadro di
Adolph Northen.
Quindi se possiamo considerare questo
come l’inizio del declino di Napoleone e del suo impero, allora è
tutta colpa della chimica, una materia che a scuola ho odiato ma che
poi ho imparato ad apprezzare.
Cosa c’entra la chimica con
Napoleone?
Pare che i bottoni delle uniformi degli
soldati di Napoleone fossero prodotti in stagno, un metallo economico
ma quasi inossidabile e lucente come l’argento.
Lo stagno ha anche delle altre
proprietà e due forme allotropiche che sono funzione della
temperatura in cui si trova. Secondo la chimica, sotto i 13 gradi
celsius lo Stagno cambia forma (allotropica alfa) e anche proprietà
fisiche. In temperature inferiori a questa tende quindi a
sbriciolarsi come il pane secco.
Dato che in Russia le temperature in
inverno scendono facilmente sotto lo zero allora si può immaginare
il risultato.
Mi viene da ridere se cerco di
immaginare i soldati di Napoleone che con una mano stringono il
fucile e con l’altra i pantaloni. In una guerra però c’è poco
da ridere perchè testimonianze dell’epoca descrivono i soldati di
Napoleone a Borisov come fantasmi avvolti in mantelli pieni di buchi
e con il morale a pezzi.
Chiaramente la storia
è piena di aneddoti e la
sconfitta di Napoleone in Russia è da attribuire principalmente
all’inverno Russo che 130 anni dopo avrebbe ancora una volta
insegnato la stessa lezione ai soldati di Hitler.
La chimica però -e le scarse
conoscenze in materia di fabbricazione dei materiali dell’epoca-
hanno sicuramente fatto il resto.
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