Napoleone non aveva altra scelta. Il
suo dominio dopo la pace di Tilsit si basava sull'alleanza con la
Russia dello zar Alessandro e sul blocco continentale che doveva
mettere in ginocchio l'unica rivale rimasta: l'Inghilterra.
Il sistema funzionò all'inizio, ma poi
cominciò a mostrare le sue crepe. Napoleone distolto dall'infausta
invasione della Spagna non poteva esercitare al meglio il suo
controllo sull'Europa centrale.
Lo Zar e i suoi consiglieri
cominciarono a pensare che l'accordo con Napoleone non fosse per loro
vantaggioso. Il nuovo accordo di Erfurt non migliorò la situazione.
Nel 1812 era chiaro che lo zar e
Napoleone erano diventati avversari. Bonaparte stimava Alessandro,
probabilmente il suo intento era una grande dimostrazione di forza
con il suo esercito di 600.000 uomini che doveva portare lo zar a una
nuova pace e a un rinnovato accordo.
Le cose, come sappiamo non andarono
così, i Russi non diedero battaglia, ma si ritirarono fino alle
porte di Mosca. Lo scontro alla Moscova non fu decisivo.
L'incendio di Mosca, l'errore di
Napoleone di procrastinare la ritirata fino a ottobre, sempre con la
speranza di un ravvedimento dello zar portarono al disastro della
ritirata in pieno inverno che decimò l'armata di Napoleone
e che significò il suo declino
definitivo.
Napoleone, infatti non si riprese mai
da quella campagna. Aveva perso i suoi migliori uomini, non aveva più
una cavalleria e le nazioni alleate cominciarono a defilarsi.
Anche all'interno la Nazione era stanca
di guerre e morti.
Gli eventi successivi, Lipsia, la
campagna di Francia, la prima e la seconda abdicazione e infine
Waterloo furono la diretta conseguenza dell'invasione della Russia.
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