Giuseppina Tascher de la Pagerie, nata nella colonia di Martinica da una famiglia della piccola nobiltà creola, attraversò i tumulti della Rivoluzione, la ghigliottina che decapitò il primo marito, la prigione, e infine la consacrazione come Imperatrice dei Francesi accanto a Napoleone Bonaparte. Ma dietro la parata di corone e velluti dorati, si nascondeva una donna più tormentata di quanto la cronaca ufficiale abbia voluto tramandare.
Fra le molte curiosità che circondano la sua vita, ce n’è una che si tramanda nei salotti più riservati della Parigi imperiale, a metà tra la superstizione e il racconto gotico. Dopo l'incoronazione, avvenuta nella cattedrale di Notre-Dame nel dicembre del 1804, Giuseppina prese ufficialmente dimora nel Palais des Tuileries, la residenza reale nel cuore della capitale, simbolo del potere monarchico e ora trasformato in epicentro dell’Impero. Ma non vi restò a lungo. O, per meglio dire, non vi restò con piacere.
Si racconta infatti che l’Imperatrice evitasse quanto più possibile di trascorrere la notte nella sua camera da letto ufficiale. Non per capriccio, né per ostilità verso l’austerità dell’architettura reale, bensì per un motivo molto più inquietante: Giuseppina sosteneva di avvertire la presenza dello spirito di Maria Antonietta, l’ultima regina di Francia, giustiziata nel 1793.
In particolare, secondo quanto riportato da alcune dame di compagnia e da servitori dell’epoca, l’Imperatrice avrebbe confidato di svegliarsi spesso con un senso di gelo profondo, come se una presenza invisibile attraversasse la stanza. In alcuni momenti, pare addirittura che avrebbe udito una voce femminile — flebile ma netta — sussurrarle: «Que faites-vous dans mon lit ?» (“Che cosa fate nel mio letto?”). La voce, si diceva, era malinconica, non accusatoria, ma carica di un dolore che sembrava uscire dai recessi della storia stessa.
Non era difficile, del resto, immaginare il palazzo delle Tuileries infestato. Le sue stanze avevano visto la monarchia cadere, la regina trascinata via, i reclusi, le rivolte. Il sangue della rivoluzione sembrava impregnare ogni cornice, ogni velluto. E Giuseppina, donna sensibile, affascinata dall’occulto, incline alle suggestioni, non poteva che assorbirne le vibrazioni.
Il letto in questione, si diceva, era lo stesso che Maria Antonietta aveva usato prima di essere imprigionata. Giuseppina non osò mai farlo sostituire, forse per rispetto, forse per timore di scatenare qualche ulteriore maledizione. Lo fece semplicemente rimuovere o chiudere in una stanza lontana, preferendo spostarsi, di notte, in altre camere della residenza o addirittura tornando a Malmaison, il suo rifugio prediletto.
Napoleone, uomo di razionalità ferrea ma non insensibile al fascino delle leggende, pare avesse liquidato il racconto come un “capriccio da donne”. Ma non osò mai costringere l’Imperatrice a dormire alle Tuileries se questa si rifiutava. Le rare notti trascorse insieme nel palazzo si svolsero altrove, in appartamenti secondari o stanze di passaggio.
Oggi, gli storici dibattono se si trattasse di un’allucinazione indotta dallo stress, di una suggestione amplificata dal contesto, o di un vero e proprio caso di sensitività. Ma ciò che è certo è che Giuseppina portava dentro di sé il peso di un passato che non poteva ignorare: da viscontessa vedova della ghigliottina a moglie dell’Imperatore, fu sempre consapevole che la corona imperiale poggiava su un trono instabile, costruito sulle rovine della monarchia caduta.
E forse, in quelle notti gelide alle Tuileries, con le finestre che scricchiolavano sotto il vento di Parigi, ciò che realmente sentiva non era solo la voce di Maria Antonietta, ma il mormorio inquieto della storia francese, incapace di trovare pace.