venerdì 4 febbraio 2022

Dopo la sconfitta di Napoleone, perché la Repubblica di Venezia non tornò ad essere indipendente?

Sfatiamo un falso mito: la cosiddetta Restaurazione non fu tale se non per una sparuta manciata di Stati che tornarono esattamente nei confini pre 1789

In verità, con la caduta di Napoleone, le principali potenze vincitrici si spartirono la torta Europa (né più né meno di quello che faranno 130 anni dopo i tre Grandi).

Tutti volevano ottenere più vantaggi possibili dalla nuova spartizione, vista come occasione per ingrandirsi a spese dei vicini più deboli, e quanto scaturì a Vienna fu una sorta di compromesso.

Di tutte le "repubbliche" europee prenapoleoniche si salvarono soltanto Svizzera (che era una Confederazione) e l'Olanda che divenne una monarchia.

Tutte le altre: Venezia, Genova, Lucca, Ragusa e Malta persero completamente la loro secolare o millenaria indipendenza per essere aggregate a Stati più grandi.

Veniamo nello specifico a Venezia.

L'Austria era una delle potenze vincitrici, anche se non contribuì così nettamente come altre alla sconfitta napoleonica, anzi, fino a un certo punto figurava persino una sua alleata. Ricordiamo pure che Napoleone si era perfino imparentato con gli Asburgo.

Prima comunque delle occupazioni francesi, l'Austria controllava direttamente i "Pasi Bassi Austriaci" che, a dispetto del nome, comprendevano anche parti degli odierni Belgio, Lussemburgo e Germania.


Con il Trattato di Campoformio (1797) l'Austria rinunciò formalmente a essi in cambio dei territori dell'ex Repubblica di Venezia, arresasi al Bonaparte.

Al Congresso di Vienna si preferì mantenere questa situazione e, anziché ridare all'Austria questi territori, si decisero di dividerli: una parte (corrispondente all'attuale Belgio) unita all'Olanda e parti più piccole ad altri Stati tedeschi.

Per accontentare l'Austria dei territori ceduti, le si diede il contentino di annettersi in toto l'ex Repubblica di Venezia con quasi tutto il suo residuo "Stato da Mar".
Così l'Austria avrebbe potuto controllare meglio i nuovi territori, confinando direttamente con essi, avere più sbocchi sul mare e poter controllare così anche il resto della Penisola italiana.
Le fu perfino concesso di arrotondare con Valtellina e Valchiavenna, in precedenza elvetiche.

Il fatto che altri Stati furono eliminati quasi del tutto e accorpati a quelli più grandi fu per certi versi una scelta obbligata.
Da un lato, non esistendo più il SRI (che non venne restaurato) molti principati, contee, città libere e imperiali, principati vescovili, ecc. teoricamente a lui sottoposti non avevano più senso di esistere.

Dall'altro lato le potenze maggiori, come sempre capita, vollero spartirsi il Continente, trascurando i diritti delle più deboli.
Venezia, nonostante nel Medioevo fosse stata una superpotenza economica e navale, ormai era completamente decaduta.
Oltretutto aveva perso anche la sua tradizionale funzione di contenimento turco.
In pratica dalla fine del 400 agli inizi del 700 Venezia era considerata un baluardo dell'Occidente nella sua lotta contro gli Ottomani.
Ora che anche la potenza turca era stata di molto ridimensionata, Venezia semplicemente non serviva più, e all'Austria faceva comodo allungarsi sulla Pianura Padana.

Lo stesso principio si può estendere a tutti gli altri Stati non reintegrati.

Svizzera e Olanda vennero mantenute soltanto per fare da cuscinetto tra Prussia, Austria e Francia. Idem per il Regno di Sardegna (cuscinetto tra Francia e Austria).

Il resto non serviva più.




giovedì 3 febbraio 2022

Cosa fu la grande paura delle campagne durante la Rivoluzione Francese?



All'inizio della Rivoluzione francese, un panico generale colpì i contadini nelle campagne, dopo aver sentito le voci di un presunto piano aristocratico di usare briganti per saccheggiare i loro villaggi e campi.

I vagabondi - e persino le mandrie di animali - venivano scambiati per briganti. Per proteggersi, gli abitanti dei villaggi formavano milizie armate, una mossa che non faceva altro che esacerbare il problema. Le stesse milizie venivano spesso scambiate per briganti dai villaggi vicini, quando capitavano di pattugliare nelle vicinanze. Alcune milizie hanno ulteriormente aggiunto il caos attaccando e bruciando case e campi di proprietà dei nobili.

Solo quando divenne chiaro che non esisteva un complotto aristocratico, i contadini si calmarono.


mercoledì 2 febbraio 2022

La testa di quale cardinale fu esposta per anni in un castello?

Il cardinale Richelieu (1585-1642), simbolo di quell’ancien regime contro il quale si battè la Rivoluzione francese, venne seppellito nella chiesa della Sorbona, a Parigi.



Ma i rivoluzionari che presero il potere nel 1789 decisero che anche lui (morto 150 anni prima) doveva essere punito. Così nel maggio 1793 il corpo imbalsamato del cardinale fu riesumato e decapitato.

Tre anni dopo la testa di Richelieu finì nelle mani del rivoluzionario Nicholas Armez di Bretagna, che per anni la tenne in esposizione sotto una campana di vetro nel suo castello.

La testa tornò al suo posto solo 70 anni dopo, quando, nonostante una certa resistenza della famiglia Armez, su richiesta di Napoleone III, venne riunita al corpo del legittimo proprietario.


martedì 1 febbraio 2022

Quale fu uno degli scioperi più singolari in Italia?

Milano, 1848.

I cittadini lombardi sfidarono il dominio austriaco in maniera singolare: con lo sciopero del fumo.



L'obiettivo era molto furbo in realtà, ovvero boicottare un'attività economica da cui gli austriaci traevano enormi profitti, stimati intorno ai 4 o 5 milioni di lire all'anno.

Fu così che per le strade di Milano smisero tutti improvvisamente di fumare e i pochi che ignorarono lo sciopero dovettero adeguarsi a suon di minacce e disprezzo.

Per tutta risposta le autorità austriache distribuirono sigari ai soldati, che iniziarono a fumare con atteggiamento provocatorio di fronte ai cittadini.

Seguirono alcuni scontri violenti che, oltre a causare 6 morti e una sessantina di feriti, non fecero che aumentare la tensione tra milanesi e austriaci, tanto che un paio di mesi dopo la città insorse nelle famose cinque giornate di Milano.


lunedì 31 gennaio 2022

Da dove deriva l'espressione "dopo di noi il diluvio"?

Questa espressione deriva dall’omologa espressione francese, "Après nous, le déluge".



Venne utilizzata per la prima volta dalla favorita del re di Francia Luigi XV, la celebre Madame de Pompadour per confortarlo, dopo la sconfitta da lui subita a Rossbach il 5 novembre 1757 contro Federico il Grande.

Oggi viene utilizzata per sostenere l’inevitabile disastro della dipartita (reale o metaforica) di chi la pronuncia, denotando nel contempo una debordante considerazione di sé stessi e disinteresse per gli altri.


domenica 30 gennaio 2022

Com'era Napoleone Bonaparte con la sua amata?

Non lavarti, arrivo!”

Messaggio che Napoleone Bonaparte inviò alla moglie Joséphine, prima di tornare in Francia.

Il loro inizialmente fu un matrimonio di interesse che successivamente sfociò in una passione sfrenata.



Napoleone, non aveva un buon carattere e neppure dei modi raffinati, desiderava essere introdotto dalla consorte, che invece era molto amata e ben inserita negli ambienti nobiliari, per guadagnarsi quel consenso necessario all’ascesa al potere che aveva in mente e che lo avrebbe portato a cingere la corona.

Giuseppina d’altro canto aveva notato le potenzialità dell’uomo e volle diventare la consorte di un uomo potente, migliorando ancora di più la sua scalata sociale.

Fu nei primi mesi di matrimonio che i due iniziarono a conoscersi meglio e divampò la passione.

Napoleone durante le sue campagne militari non mancò mai di mandarle lettere d’amore appassionate.

Giuseppina era un’appassionata coltivatrice di rose e il marito era solito portarle tante varietà di questo fiore dai suoi viaggi.

A Napoleone piacevano gli odori e i sapori forti: si narra che raccomandasse la moglie di non lavarsi più fino al momento dell’incontro.

Quando i dottori, dissero che Giuseppina a causa di una menopausa precoce non poteva avere più figli, il divorzio fu inevitabile, anche se Napoleone continuò ad amarla ed a incontrala.

Giuseppina morì nel 1814, quando Napoleone era già in esilio e la sua disperazione fu grande, non potendole aver detto addio. Il generale non la dimentico’ mai, rimembrandola anche nei suoi ultimi attimi di vita.


sabato 29 gennaio 2022

La sorella di quale generale “faceva l’amore con tutti, qualche volta anche con il marito”?

Parole di Indro Montanelli, che sintetizzano magistralmente l’essenza di questa donna, l’unica Bonaparte che preferiva l’amore al potere: Maria Paola.



Nacque nel 1780 ad Ajaccio, sesta di otto figli. Le peregrinazioni familiari la portarono a Marsiglia, dove si fece conoscere con il nome di Pauline. Sedicenne, intraprese una relazione sentimentale con il docente Fréron, ma il fratello Napoleone pose fine alla relazione.

Quest’ultimo le fece conoscere un suo amico, il generale Charles Victor Leclerc, con cui si sposò. Ma a causa delle continue assenze del marito, impegnato a scrivere la Storia d’Europa, rimediava alla solitudine frequentando diversi uomini, attratti dalla sua seducente bellezza non meno che dal suo nome, che ogni impresa di Napoleone rendeva più scintillante.

Nel 1801 Leclerc, per sedare una rivolta, partì con tutta la sua famiglia alla volta di Santo Domingo. Sull’isola il cibo per gli appetiti sessuali della donna non mancavano e così continuò a mietere “vittime” anche tra la popolazione locale.

Leclerc morì l’anno dopo a causa della febbre gialla, e Paolina si reimbarcò per la Francia. Non passò troppo tempo prima che la donna si mostrasse sensibile alle attenzioni di un nuovo corteggiatore, il principe Camillo Borghese.

La sposò nel 1803 e si trasferirono a Roma; le scappatelle extraconiugali proseguirono imperterrite.

Dopo Waterloo fece ritorno a Roma mettendosi sotto la protezione di papa Pio VII e morì il 1825 a Firenze.

Si concluse così la storia di una delle più belle e chiacchierare donne del suo tempo; il suo atteggiamento ribelle e provocatorio sconvolse i salotti di mezza Europa in cui tutti erano basiti dall’incedere militare del fratello mentre lei si accontentava soltanto di scandalizzarli.