giovedì 26 agosto 2021

Primo Impero francese

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Il Primo Impero fu instaurato in Francia da Napoleone Bonaparte per sostituire il Consolato. Ebbe inizio il 18 maggio 1804, quando un senatoconsulto proclamò Bonaparte Imperatore dei Francesi (Empereur des Français) e terminò nell'aprile 1814 con l'abdicazione di Napoleone e l'esilio sull'isola d'Elba.
Il Primo Impero fu seguito dalla Restaurazione, interrotta dai cosiddetti "Cento giorni", dal 20 marzo al 22 giugno 1815, che portarono Napoleone alla sconfitta di Waterloo.
Il plebiscito del 6 novembre 1804 legittimò il passaggio al Primo Impero. Napoleone Bonaparte fu consacrato imperatore a Notre-Dame il 2 dicembre 1804 con il nome di Napoleone I.

L'ascesa di Napoleone
Il 18 brumaio
Ritornato precipitosamente dall'Egitto nel 1799 nella speranza di poter salvare le sue conquiste in Italia ed evitare il tracollo della Prima Repubblica, Napoleone venne messo a parte di un complotto per rovesciare il governo repubblicano del Direttorio e instaurare un potere autoritario. A capo del complotto era il membro del Direttorio Emmanuel Joseph Sieyès, che vedeva in Napoleone l'uomo amato dal popolo e capace di portare dalla sua l'esercito. Napoleone acconsentì, così come il fratello Luciano Bonaparte, che deteneva la presidenza del Consiglio dei Cinquecento, ed altri esponenti di spicco della politica del tempo. Tra il 9 e il 10 novembre 1799 (18-19 brumaio dell'anno VII), le truppe di Napoleone dispersero i membri riottosi degli organi legislativi e sciolsero il Direttorio, imponendo la nomina di un triumvirato composto da Napoleone, Sieyès e Ducos.

Il Consolato
La Costituzione dell'anno VIII istituì il Consolato e permise a Napoleone di essere nominato Primo Console, ponendosi al di sopra dei due colleghi. La Costituzione dell'anno X fece del Primo Console una carica a vita. La vittoria di Marengo del 1800 contro le armate austriache consolidò il prestigio di Napoleone e gli permise di riaffermare le proprie conquiste in Italia, mentre con il Concordato con il Papa dello stesso anno egli mise fine all'ostilità tra la Francia rivoluzionaria e la Chiesa Romana. Nel 1802 la Pace di Amiens con l'Inghilterra gettò le basi per un'era di tranquillità che tuttavia non durò a lungo: temendo le ambizioni espansionistiche di Napoleone, il governo inglese riprese le ostilità nel 1803.

L'avvento dell'Impero
La consacrazione e l'incoronazione
Il 18 maggio 1804 il Senato francese approvò la mozione che concedeva a Napoleone il titolo di "Imperatore dei Francesi".
L'incoronazione del nuovo sovrano Napoleone I si tenne il 2 dicembre 1804 nella cattedrale di Notre Dame alla presenza del papa Pio VII. Nonostante l'officio della messa, Napoleone non comunicò di non essere praticante. Si incoronò lui stesso, come convenne col Papa e, dopo la sua auto-incoronazione, incoronò l'imperatrice Giuseppina di Beauharnais. Questa scena è rappresentata nel quadro di Jacques-Louis David, Le Sacre de Napoléon. Il 26 maggio 1805 Napoleone venne incoronato Re d'Italia nel Duomo di Milano. Nel primo anniversario della sua incoronazione a imperatore, Napoleone batté ad Austerlitz le forze congiunte di Austria, Prussia e Russia diventando di fatto padrone dell'Europa continentale.

L'espansione
In seguito alle sue prime, folgoranti vittorie come imperatore, Napoleone mise fine all'obsoleta istituzione del Sacro Romano Impero, imponendo all'imperatore d'Austria di abbandonare quel titolo e istituendo la Confederazione del Reno, un'unione di staterelli tedeschi (Baviera, Baden, Württemberg, Hesse-Darmstadt e Sassonia) sotto la diretta influenza di Napoleone in qualità di "protettore". In Italia, dove istituì il regno d'Italia, Napoleone si appropriò anche di Venezia. Affidò quindi al fratello Luigi Bonaparte il Regno d'Olanda, fece del fratello maggiore Giuseppe Bonaparte il re di Napoli, e nel 1808 il re di Spagna, di Girolamo Bonaparte, cognato del re del Württemberg, il re di Vestfalia, del figliastro Eugenio di Beauharnais il cognato del re di Baviera e, poco dopo, viceré d'Italia. Successivamente, nella battaglia di Jena Napoleone liquidò la Prussia di Federico Guglielmo III e a Friedland anche lo zar di tutte le Russie rimase sconfitto.

L'apogeo dell'Impero
La conquista dell'Europa

Con il Trattato di Tilsit del 1807, Napoleone e lo zar Alessandro I di Russia giunsero a una pace e a un'informale spartizione dell'Europa: la parte occidentale e centrale nell'orbita francese, quella orientale nell'orbita russa. Restava ancora una spina nel fianco del poderoso Impero napoleonico, l'Inghilterra. Falliti i tentativi di invasione del suolo britannico in seguito alla sconfitta francese nella battaglia di Trafalgar, l'imperatore decretò un blocco economico e commerciale che impose a tutti i porti d'Europa, sia a quelli alleati che a quelli fino ad allora rimasti neutrali, per impedire ogni scambio con Londra e le sue colonie. Al contempo Napoleone, sempre meno favorevole al potere temporale del papa, avviò una nuova invasione dell'Italia che portò alla conquista delle Marche e della Toscana (annesse direttamente all'Impero) e alla cattura di Pio VII: in questo modo i domini francesi del Regno d'Italia si congiungevano senza soluzione di continuità con quelli dell'Italia centrale e del Regno di Napoli. La penisola italiana passò sotto il completo controllo napoleonico.
Nello stesso periodo, approfittando del consenso spagnolo al passaggio delle truppe francesi verso il Portogallo che ancora commerciava con l'Inghilterra, Napoleone penetrò nella penisola iberica. Sfruttando le ostilità dinastiche tra il sovrano Carlo IV e il figlio, Napoleone li costrinse all'abdicazione e pose sul trono di Madrid il fratello Giuseppe, trasferendo a Napoli il fido maresciallo e cognato Gioacchino Murat. L'esplodere di una violentissima guerriglia, tale da mettere in ginocchio l'esercito francese, e le vittorie del generale inglese Wellington in Portogallo, costrinsero tuttavia Napoleone a porsi personalmente al comando della Grande Armée in Spagna per riuscire a riconquistare Madrid abbandonata dal fratello. Tutto ciò finì per favorire le aspirazioni degli austriaci ad approfittare della debolezza dell'Impero per scendere nuovamente in guerra, ma la campagna del 1809 si risolse in maniera disastrosa per gli Asburgo, le cui truppe vennero sconfitte prima ad Aspern-Essling e poi a Wagram, spianando ai francesi la strada per Vienna. La deportazione del Papa, infine, consentì a Napoleone di annettere i territori dello Stato Pontificio e di istituire il titolo di "Re di Roma" per il proprio erede.
Proprio riguardo al problema dell'eredità imperiale, Napoleone si convinse della sopravvenuta sterilità della moglie Giuseppina: dopo quasi quindici anni, l'imperatrice non gli aveva infatti procurato il figlio a lungo atteso. Perciò, dopo aver saggiato la strada di un matrimonio con un'appartenente alla famiglia dello zar, Napoleone si accordò con Metternich per contrarre matrimonio con la figlia dell'Imperatore d'Austria, la giovane Maria Luisa d'Asburgo-Lorena. Dopo aver divorziato da Giuseppina, Napoleone ottenne così la nascita del suo erede, Napoleone Francesco, nel 1811. Da quel momento, la stabilità dell'Impero era assicurata.


La struttura politica, amministrativa ed economica
Secondo lo storico Georges Lefebvre, nel 1812 - all'apogeo della sua potenza - il Primo Impero francese vantava un'estensione di circa 750.000 chilometri quadrati, popolati da 44 milioni di abitanti e divisi in 130 dipartimenti. Di questi, 102 appartenevano alla Francia storica; gli altri territori annessi all'Impero (e del quale erano parte integrante) sono i Paesi Bassi, i Paesi tedeschi sul Mare del Nord, la Catalogna, il Piemonte, la Liguria, Parma, la Toscana, la parte occidentale dello Stato pontificio e, non incluse nominalmente nei 130 dipartimenti, le Province Illiriche. A ciò si aggiungeva il cosiddetto Grande Impero costituito dagli Stati satelliti come il Regno di Napoli, quello di Spagna, la Confederazione del Reno. L'amministrazione dell'Impero era apparentemente complessa: solo i dipartimenti propriamente francesi erano governati dal sistema politico di Parigi, mentre gli altri erano controllati da governatori e inviati imperiali. In realtà a capo di tutto c'era solo Napoleone.
A lui spettava il potere esecutivo, ma deteneva anche quello legislativo: aveva infatti l'esclusivo potere di proporre le leggi insieme al Consiglio di Stato (un consesso di funzionari amministrativi) da lui nominato e presieduto. Tali leggi venivano poi presentate al Tribunato, un organo di cento membri che poteva solo approvarle o respingerle e di qui al Corpo legislativo, formato da trecento deputati teoricamente eletti sulla base di liste circoscrizionali (che però non furono mai compilate). Al Corpo legislativo si affiancava infine il Senato, che era però una diretta emanazione di Napoleone, essendone i membri da lui direttamente nominati.
Infine, Napoleone controllava anche la magistratura, avendo il potere di nomina dei giudici. Questo sistema, che s'impose con la Costituzione dell'anno VIII voluta principalmente da Sieyès, non durò a lungo: già nel 1802 il Tribunato fu ridotto a cinquanta membri e perse, insieme al Corpo legislativo, la prerogativa di ratificare i trattati di politica estera. Nel 1807, infine, l'organo venne soppresso e si fuse con il Corpo legislativo. Quest'ultimo non mise mai in discussione le leggi di Napoleone, di fatto approvandole sempre tutte (benché a porte chiuse) e quando, nel 1813, approfittò della debolezza dell'imperatore per riacquistare autonomia, Napoleone lo sciolse. In definitiva, l'imperatore governava attraverso senatoconsulti e decreti imperiali.
A livello amministrativo, l'accentramento fu più rigido anche rispetto a quello rivoluzionario ma perfezionato attraverso un sistema di frazionamento della Francia in province amministrate dai prefetti. Tali funzionari, nominati dal governo centrale, non godevano di ampi margini di autonomia, dovendo mantenersi continuamente in corrispondenza con i ministri. Tuttavia, a causa dei canali di comunicazione difficoltosi, i prefetti potevano spesso svincolarsi dalle direttive ministeriali. A tale proposito, Napoleone riprese l'abitudine tipica del governo del Comitato di salute pubblica di inviare dei commissari straordinari nelle province per ottenere informazioni di prima mano. Riguardo al controllo poliziesco, il sistema napoleonico era reso efficientissimo dall'azione instancabile dei ministri della polizia Fouché prima e Lavalette poi. Nel 1810 vennero reintrodotte le prigioni di Stato, che tuttavia si limitavano a ospitare un numero molto ristretto di dissidenti, insieme ai manicomi.
Nel 1814, all'apice del controllo poliziesco causato dall'imminente caduta dell'Impero, i prigionieri di Stato erano circa 2500. Pur convinto della necessità di ridurre ogni forma di opposizione (anche attraverso la censura giornalistica), Napoleone non commise gli errori di Robespierre durante il Terrore e si limitò a perseguire pochi intellettuali o esponenti politici pericolosi, ignorando la massa. Su questo piano il sistema giudiziario manteneva un'assoluta imparzialità, anche attraverso le giurie popolari, garantendo il massimo rispetto del principio ultimo del Primo Impero: egalité, uguaglianza di tutti davanti alla legge.
Sul piano economico-fiscale, il Primo Impero diventò ben presto un modello esemplare per tutti gli altri paesi e il suo sistema era destinato a reggere alla caduta di Napoleone. L'imperatore era per natura un uomo oculato, continuamente preoccupato di ridurre le spese per evitare deficit di bilancio. Ciononostante, per un solo anno, il 1802, il bilancio fu in pareggio, successivamente i disavanzi si mantennero però sempre molto lievi. Le entrate erano infatti garantite da un solido sistema di esazione e la stabilità della nuova moneta, il franco (che sostituiva gli ormai inutili assegnati), era garantita dall'istituzione, con capitali privati, della Banca di Francia.
La ripresa dei consumi, le conquiste di guerra, l'apertura di grandi arterie commerciali rinforzarono l'economia imperiale. Restavano tuttavia diverse particolarità, principalmente nell'arretratezza tecnologica in campo agricolo e nel particolare sistema finanziario (Napoleone non aveva alcuna simpatia per le borse e le speculazioni finanziarie, e le contrastò in tutti i modi). In seguito alla sconfitta di Trafalgar e al blocco continentale, l'economia francese venne poi ulteriormente colpita dalla crisi del commercio marittimo e di diversi settori chiave della produzione: quello tessile e quello siderurgico.


Ripartizione amministrativa
Il territorio era suddiviso fino ad un massimo di 159 Dipartimenti, prefetture e sottoprefetture:
  • Ain (Bourg)
  • Aisne (Soissons)
  • Allier (Moulins)
  • (Basse) Alpi (Digne)
  • (Alte) Alpi (Gap)
  • Alpi Marittime (Nizza)
  • Appennini (Chiavari)
  • Ardeche (Viviers)
  • Ardenne (Mezieres)
  • Arno (Firenze)
  • Arriege (Foix)
  • Aube (Troyes)
  • Aude (Carcassonne)
  • Aveyron (Rhodez)
  • Bocche dell'Ebro (Lerida) dal 1812
  • Bocche dell'Elba (Amburgo) dal 1811
  • Bocche della Schelda (Middelburg)dal 1810
  • Bocche della Mosa (Rotterdam) dal 1810
  • Bocche del Reno (Bois le Duc) dal 1810
  • Bocche del Rodano (Marsiglia)
  • Bocche dell'Yssel (Zwolle) dal 1810
  • Bocche del Weser (Brema) dal 1811
  • Calvados (Caen)
  • Cantal (S. Flour)
  • Charente (Angouleme)
  • Charente Inferiore (La Rochelle)
  • Cher (Bourges)
  • Correze (Tulles)
  • Costa d'Oro (Digione)
  • Coste del Nord (St. Briec)
  • Creuse (Gueret)
  • Dora (Ivrea)
  • Dordogna (Perigueux)
  • Doubs (Besançon)
  • Drome (Valence)
  • Dyle (Bruxelles)
  • Ems occidentale (Groninga)
  • Ems orientale (Aurich)
  • Ems Superiore dal 1811
  • Eure (Evreux)
  • Eure e Loira (Chartres)
  • Finistere (Quimper)
  • Forets (Lussemburgo)
  • Frisia (Leuwaard) dal 1811
  • Gard (Nimes)
  • Alta Garonna (Tolosa)
  • Genova (Genova)
  • Gers (Auch)
  • Gironda (Bordeaux)
  • Golo (Bastia)
  • Herault (Montpellier)
  • Ille e Villaine (Rennes)
  • Indre (Chateauroux)
  • Indre e Loira (Tours)
  • Isere (Grenoble)
  • Isola d'Elba (Portoferraio) è un commiissariato militare
  • Jemappes (Mons)
  • Giura (Lons le Saunier)
  • Landes (MOnt de Marsan)
  • Lemano (Ginevra)
  • Liamone (Ajaccio)
  • Lippe dal 1811
  • Loira e Cher (Blois)
  • Loira (Montbrison)
  • Alta Loira (Le Puy)
  • Loira Inferiore (Nantes)
  • Loiret (Orleans)
  • Lot (Cahors)
  • Lot e Garonna (Agen)
  • Lozere (Mende)
  • Lys (Bruges)
  • Maine e Loira (Angers)
  • Manche (Avranches)
  • Marengo (Alessandria)
  • Marna (Reims)
  • Alta Marna (Chaumont)
  • Mayenne (Laval)
  • Mediterraneo (Livorno)
  • Meurthe (Nancy)
  • Mosa (Bar sur Ornain)
  • Mosa Inferiore (Maastricht)
  • Monte Bianco (Chambery)
  • Montenotte (Savona)
  • Montserrat (Barcellona) dal 1812
  • Mont Tonnerre (Magonza)
  • Morbihan (Vannes)
  • Mosella (Metz)
  • Due Nethes (Anversa)
  • Nievre (Nevers)
  • Nord (Lille)
  • Oise (Beauvais)
  • Ombrone (Siena)
  • Orne (Seez)
  • Ourthe (Liegi)
  • Passo di Calais (Arras)
  • Pirenei occidentali dal 1812
  • Po (Torino)
  • Puy de Dome (Clermont Ferrand)
  • Bassi Pirenei (Bayonne)
  • Alti Pirenei (Argeles)
  • Pirenei Orientali (Perpignano)
  • Basso Reno (Strasburgo)
  • Alto Reno (Colmar)
  • Reno e Mosella (Coblenza)
  • Rodano (Lione)
  • Roer (Aquisgrana)
  • Roma (Roma)
  • Sambre e Mosa (Namur)
  • Alta Saona (Vesoul)
  • Saona e Loira (Autun)
  • Sarre (Treviri)
  • Sarthe (Le Mans)
  • Schelda (Gand)
  • Segre (Puigcerda) dal 1812
  • Senna (PARIGI)
  • Senna Inferiore (Rouen)
  • Senna e Marna (Meaux)
  • Senna e Oise (Versailles)
  • Sesia (Vercelli)
  • Due Sevres (Niort)
  • Sempione (Sion)
  • Somme (Amiens)
  • Stura (Cogne)
  • Tarn (Albi)
  • Tarn e Garonne (Montauban)
  • Taro (Parma)
  • Ter (Girona) dal 1812
  • Trasimeno (Spoleto)
  • Var (Draguignan)
  • Vaucluse (Avignone)
  • Vandea (Napoleon-la Roche sur Yon)
  • Vienne (Poitiers)
  • Alta Vienne (Limoges)
  • Vosges (Epinal)
  • Yonne (Auxerre)
  • Yssel Superiore (Arnheim) dal 1810
  • Zuiderzee (Amsterdam) dopo il 1810
Vi fecero parte anche le Province Illiriche con 11 intendenze
Vi furono inoltre le colonie francesi:
  • San Domingo, suddivisa nei dipartimenti
    • Nord
    • Sud
    • Ovest
    • Samana
    • Inganne
  • Guadalupa
  • Martinica
  • Guiana e Cajenna
  • S. Lucia e Tobago
  • Ile Bonaparte, già Reuniòn
  • Ile de France
  • Indie orientali

Opera istituzionale
  • Nel 1801 venne ratificato il Concordato tra Napoleone Bonaparte e il papa Pio VII.
  • Il 21 marzo 1804 fu promulgato il Codice Civile.
  • Nel 1806 si costituì il consiglio dei "prud'hommes".
  • Nel 1808 Napoleone creò l'Università come istituzione di Stato.


Diritto
  • Codice Napoleonico (Codice Civile Francese), 1804.
  • Codice di procedura civile, 1806.
  • Codice di commercio, 1807.
  • Codice di istruzione criminale, 1808.
  • Codice penale, 1810.
  • Codice rurale, mai promulgato.
Grandi opere
  • Lavori stradali: strade dei passi del Moncenisio, del Sempione, del Monginevro; si continua la costruzione delle strade già cominciate nel XVIII secolo;
  • Lavori portuali: Anversa, Dunkerque
  • Urbanistica: si costruiscono dei Mattatoi tra i quali quello della "Villette", cimiteri, l'obitorio di Parigi, il ponte delle Arti, di Jena, di Austerlitz, la Borsa, il Quai d'Orsay a Parigi e Place Bellecour a Lione.
La caduta dell'Impero
Intrighi, complotti e tradimenti
Pur avendo consegnato i troni degli Stati satelliti a membri della propria famiglia, Napoleone si trovò ben presto al centro di una serie di intrighi per indebolirne il potere. Già durante la campagna di Spagna vennero diffuse voci sulla sua morte sul campo, cosa che convinse l'imperatore dell'improrogabilità della questione dell'erede. Ma anche dopo la nascita del futuro Napoleone II, la situazione rimase difficoltosa. Il fratello Luigi Bonaparte, messo sul trono d'Olanda, venne deposto nel 1810 per la sua eccessiva indipendenza, così che i Paesi Bassi furono annessi ai territori imperiali. Anche Girolamo, sul trono di Vestfalia, si barcamenava tra dissesti finanziari e problemi amministrativi. L'ambiziosa Carolina tramava per riuscire ad elevarsi dal rango di regina di Napoli a futura imperatrice, complottando contro il fratello ma anche contro il marito Murat. Divenuto re di Svezia nel 1811 in seguito alla vacanza del trono, il maresciallo Jean-Baptiste Jules Bernadotte non perse tempo a tradire il suo vecchio padrone, alleandosi con le forze antifrancesi. Infine, il ministro degli esteri Talleyrand fu licenziato nel 1809 in seguito alla scoperta del complotto antinapoleonico e alla sua intelligenza con i cospiratori, mentre nel 1810 venne destituito anche l'intrigante ministro della polizia Joseph Fouché che era entrato in contatto con gli inglesi. Tuttavia, tutte queste trame ormai in moto presto distrussero le forze di Napoleone. Durante la campagna di Russia del 1812, a Parigi il generale Malet insieme ad altri esponenti politici e militari tentò un colpo di Stato per impossessarsi del potere, sventato con facilità.

Dalla campagna di Russia a Waterloo
La solida struttura amministrativa ed economica del Primo Impero era tale da poter resistere per lunghissimo tempo. Napoleone aveva costruito il suo impero con la forza delle armi, ed era chiaro che lo avrebbe perso nello stesso modo: più di vent'anni di guerre ininterrotte avevano ormai fiaccato lo spirito delle forze francesi e, sebbene il numero dei morti fu sicuramente elevato, il calo demografico non fu significativo: tra il 1750 e il 1815, la popolazione raddoppiò e poté sopportare, nello stesso periodo di tempo, un quadruplicamento della popolazione inglese, perché allo scoppio delle guerre la Francia possedeva un'enorme riserva di giovani, superiore a quella degli altri paesi europei.
Le cause della caduta vanno tutte rintracciate nello sproporzionato aumento dei confini dell'Impero, troppo vasto per poter essere controllato efficacemente e ancora molto lontano dall'essere omogeneizzato. Il passo falso, tuttavia, avvenne nel 1812: l'amicizia tra Napoleone e lo zar Alessandro era ormai incrinata a causa di reciproche incomprensioni, della volontà dello zar di non rispettare il blocco continentale, del problema della Polonia. Così, sfruttando un semplice pretesto, Napoleone decise l'invasione della Russia con la Grande Armée e con rinforzi da tutta Europa per un totale di circa 690.000 uomini. La sconfitta della Russia sarebbe stato il passo finale per Napoleone, l'eliminazione dell'ultimo avversario rimasto ancora indipendente nell'Europa continentale. Ma la vittoria a Borodino e la rapida conquista di Mosca non impedirono al generale russo Kutuzov di applicare una spietata tattica di terra bruciata che finì per tagliare ogni possibile rifornimento alle armate napoleoniche. L'imperatore fu così costretto a ordinare la ritirata: le incursioni russe, il rigidissimo inverno e la mancanza di viveri avrebbero massacrato l'esercito, la cui ultima resistenza fu spezzata nell'eccidio della Beresina. Poco più di 10.000 uomini tornarono sani e salvi in patria.
L'ecatombe non fiaccò la capacità di Napoleone di disporre, l'anno successivo, di un nuovo esercito di 400.000 uomini. Ma si trattava di giovani inesperti, e intanto la sconfitta russa, unita alle notizie di una imminente capitolazione in Spagna rinfocolava la volontà delle potenze europee, riunitesi nella Sesta Coalizione, di annientare una volta e per sempre l'Impero francese. Napoleone riuscì a battere il nemico a Lützen e a Bautzen ma rimase infine sconfitto a Lipsia. Così, negli ultimi giorni del 1813, le truppe della Sesta coalizione invasero la Francia. Solo l'accanita resistenza della Vecchia Guardia, comandata personalmente da Napoleone, rallentò l'avanzata inesorabile degli alleati verso Parigi, che infine cedette il 30 marzo 1814.
Pochi giorni dopo, Napoleone a Fontainebleau firmava l'abdicazione. Respinte le sue condizioni di mantenere il trono ritornando ai confini rivoluzionari e la successiva condizione di concedere la reggenza a Maria Luisa in attesa della maggiore età del figlio, i vincitori restaurarono i Borbone nella figura di Luigi XVIII ed esiliarono Napoleone all'Isola d'Elba. La fuga dell'imperatore dall'isola, l'anno successivo, fu l'ultimo estremo tentativo di riconquistare la Francia perduta: i leggendari Cento Giorni, iniziati il 20 marzo 1815 con il rientro a Parigi senza sparare un solo colpo, si conclusero con la sconfitta di Waterloo e la restaurazione di Luigi XVIII l'8 luglio 1815. Esiliato a Sant'Elena, egli vi morì il 5 maggio 1821: il Primo Impero, che si reggeva tutto sulle sue spalle, svanì senza colpo ferire con la caduta di Napoleone.

Cronologia essenziale del Primo Impero
  • 18 maggio 1804: proclamazione di Napoleone Bonaparte imperatore dei francesi
  • 15 luglio 1804: prima cerimonia di consegna della Legione d'onore
  • 2 dicembre 1804: consacrazione di Napoleone da papa Pio VII
  • 26 maggio 1805 : incoronazione di Napoleone re d'Italia a Milano
  • 2 dicembre 1805: battaglia di Austerlitz
  • 14 ottobre 1806: battaglie di Jena e di Auerstädt
  • 21 novembre 1806: instaurazione del blocco continentale
  • 7 luglio 1807: trattato di Tilsit con la Russia
  • 1808: guerra di Spagna
  • 2 aprile 1810: matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d'Asburgo-Lorena
  • 20 marzo 1811: nascita di Napoleone Francesco, re di Roma, erede al trono.
  • Dal 24 giugno al 30 dicembre 1812: Campagna di Russia
  • Da gennaio a marzo 1814: Campagna di Francia: Austriaci, Prussiani e Russi occupano il paese.
  • 6 aprile 1814: prima abdicazione di Napoleone.
  • 30 maggio 1814: primo trattato di Parigi
  • dal 20 marzo al 22 giugno 1815: i Cento Giorni
  • 20 novembre 1815: secondo trattato di Parigi


mercoledì 25 agosto 2021

Imperatore dei francesi

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Imperatore dei francesi, in francese Empereur des Français, fu il titolo utilizzato dal Casato dei Bonaparte a partire dalla proclamazione di Napoleone I a imperatore dal Senato francese il 14 maggio 1804 e la conseguente incoronazione il 2 dicembre nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, con la Corona imperiale.
Il titolo enfatizzava lo stretto legame fra il sovrano e il popolo francese, inteso come Nazione, più che con la Francia. La vecchia formula di re di Francia e Navarra caratterizzava la Francia come proprietà personale del sovrano, mentre il nuovo termine indicava una monarchia costituzionale. Il titolo venne volutamente creato per preservare almeno nell'aspetto la Repubblica francese e per dimostrare che, in seguito alla Rivoluzione, il sistema feudale era stato abbandonato, con la creazione di uno Stato nazionale, con cittadini uguali in quanto sudditi del loro imperatore (lo Stato divenne ufficialmente l'Impero francese solo il 1º gennaio 1809).
Il titolo di Imperatore dei francesi intendeva dimostrare che l'incoronazione di Napoleone non fu una restaurazione della monarchia, ma bensì l'introduzione di un nuovo sistema politico: l'Impero dei francesi (Empire des Français). Napoleone rimase sul trono sino al 22 giugno 1815, quando fu sconfitto nella battaglia di Waterloo, esiliato e imprigionato nell'isola di Sant'Elena. Il suo governo venne interrotto dalla Restaurazione borbonica nel 1814 e dal suo esilio nell'isola d'Elba, da dove fuggì dopo meno di un anno per reclamare il trono, regnando come Imperatore per altri 94 giorni prima della sua definitiva sconfitta.
Meno di un anno dopo il Colpo di Stato del 2 dicembre 1851 messo in atto dal nipote di Napoleone, Luigi Napoleone Bonaparte, che si concluse con la dissoluzione dell'Assemblea nazionale francese, la Seconda Repubblica francese venne trasformata nel Secondo Impero francese, confermato da un plebiscito, il 7 novembre 1852. Il presidente Luigi Napoleone Bonaparte, eletto dal popolo francese, divenne ufficialmente Napoleone III, Imperatore dei francesi, a partire dalla data simbolica e storica del 2 dicembre 1852.
Rimase sul trono sino al 4 settembre 1870, quando venne catturato nella battaglia di Sedan durante la guerra franco-prussiana. Visse poi in esilio in Inghilterra sino alla sua morte, il 9 gennaio 1873.
Dalla morte prematura del suo unico figlio Luigi Napoleone, il Casato dei Bonaparte ha avuto numerosi pretendenti al tono imperiale di Francia. Il pretendente attuale è Carlo Napoleone, che divenne capo del casato dei Bonaparte il 3 maggio 1997. La sua posizione è contestata da suo figlio Giovanni Cristoforo, nominato erede nel testamento del suo defunto nonno.

Titolatura completa
I titoli degli Imperatori dei francesi rifletterono la vastità geografica e la diversità delle terre governate dal Casato dei Bonaparte.

Napoleone I
Sua maestà imperiale e reale Napoleone I, per grazia di Dio e la Costituzione della Repubblica, imperatore dei francesi, re d'Italia, protettore della Confederazione del Reno, mediatore della Confederazione svizzera e coprincipe di Andorra.

Napoleone II
Sua maestà imperiale Napoleone II, per grazia di Dio e la Costituzione della Repubblica, imperatore dei francesi e coprincipe di Andorra.

Napoleone III
Sua maestà imperiale Napoleone III, per grazia di Dio e volontà della Nazione, imperatore dei francesi e coprincipe di Andorra.





martedì 24 agosto 2021

Alcune curiosità su Napoleone


Napoleone Bonaparte nacque il 15 agosto 1769. A 250 anni dalla nascita abbiamo smontato alcune false credenze (non era basso come si crede, non aveva la fobia dei gatti e, anche se amava l'arte, non fu lui a portare la Gioconda in Francia) e raccolto alcune curiosità (è anche merito suo se abbiamo il cibo in scatola, il codice civile e la traduzione dei geroglifici).


Immaginate che il prossimo presidente della Repubblica sia un altoatesino nato un anno dopo il passaggio del Südtirol dall’Austria all’Italia, che sia alto, biondo, con gli occhi azzurri e parli l’italiano con accento tedesco. O provate a figurarvi come successore di Giuseppe Conte un africano, immigrato bambino dall’Etiopia quando ancora era una colonia italiana (cioè fino al 1941), e che al governo delle regioni insedi fratelli e parenti.
Inverosimile? Eppure è grossomodo quanto capitò ai francesi alla fine del Settecento, quando si ritrovarono come capo dello Stato un oriundo italiano dalla erre poco arrotata e la grammatica zoppicante: Napoleone Bonaparte.
La Corsica, dov’era nato nel 1769, era stata ceduta dalla Repubblica di Genova alla Francia da appena un anno. I genitori di Napoleone erano di origini toscane e in casa loro si parlava italiano. Come poi quel ragazzino sbarcato in Francia per frequentare un collegio militare ne sia diventato imperatore, rientra negli oscuri piani del destino.
Come tanti stranieri fu deriso, guardato con ostilità e sospetto, odiato da molti, mal sopportato dai più: se fosse vissuto oggi, sarebbe magari stato relegato in un centro di accoglienza o rispedito al mittente sul primo barcone e la sua sarebbe stata una comune brutta esperienza da profugo.
Invece la condizione sociale, l’ambizione e le giuste scelte politiche trasformarono la sua avventura di emigrante in una carriera che lo portò a regnare su mezza Europa. Il nome di questo fortunato immigré còrso e mezzo italiano era Napoleone Buonaparte (Napoleone cambiò il cognome in "Bonaparte" dopo la morte del padre, pochi giorni prima di sposare Giuseppina e partire per la campagna d'Italia, per renderlo più adatto alla lingua francese).
Malinconico e arrogantello, egocentrico e un po’ complessato, sognatore ma capace di pragmatismo, era un uomo dalle mille contraddizioni, ma soprattutto uno straniero in casa degli oppressori della sua terra, i francesi.
Il futuro imperatore di Francia era infatti nato ad Ajaccio, in Corsica, nel 1769, quarto di 12 fratelli (secondo degli otto rimasti in vita). Pare fosse un ragazzino vivace, pronto a sfidare la severità della madre, Maria Letizia Ramolino (nobildonna discendente da italiani emigrati in Corsica), con un cipiglio da primogenito che mancava al fratello più grande, Giuseppe. Forse per questo, il padre Carlo Maria, avvocato, borghese affascinato dall’aristocrazia, aveva destinato il minore alla carriera militare e il maggiore alla vita ecclesiastica. Entrambi furono spediti in prestigiosi collegi francesi.

ITALIANO. I Buonaparte vantavano nobili origini toscane, anche se si erano trasferiti in Corsica, allora genovese, già nel 1567. Lo stesso Napoleone confessò: “Io sono italiano o toscano, piuttosto che còrso”. Questa frase però non deve trarre in inganno. Raccontava di essere italiano, ma dell’Italia diceva peste e corna: come ogni politico badava al sodo, a quello che poteva tornargli utile. La familiarità linguistica (in Corsica l’italiano era lingua ufficiale) gli rendeva congeniale l’Italia e probabilmente è vero che ci metteva piede con piacere, dato che vi si era affermato come militare e politico. Ma in più occasioni Napoleone si fece scappare valutazioni non troppo positive sul carattere italico. Come quando, rivolto al viceré d’Italia, il figlioccio Eugenio Beauharnais disse: “Avete torto a pensare che gli italiani siano come fanciulli: c’è del malanimo in loro; non fategli dimenticare che io sono padrone di fare ciò che voglio, questo è necessario per tutti i popoli, ma soprattutto per gli italiani, che non obbediscono che alla voce del padrone”.
Inoltre:
1. ERA UN NANEROTTOLO? Napoleone basso? Sì, ma non "così" basso: gli storici concordano che fosse alto circa 1,68 cm, 3 centimetri più della media dei francesi del suo tempo (e 3 centimetri in più dell'ex presidente francese Nicolas Sarkozy). Quella di Napoleone "formato mignon" sarebbe una maldicenza degli inglesi per sminuirne la fama sui campi di battaglia.
2. RUBÒ LA GIOCONDA? Non è neppure vero che trafugò la Gioconda di Leonardo: secondo gli storici il dipinto si trovava in Francia dal 1517, dove lo aveva portato proprio l'autore. In seguito il quadro fu acquistato molto probabilmente dal Re Francesco I: Napoleone, grande appassionato d'arte nel 1800 si limitò ad appenderlo nelle stanze della moglie Josephine e in seguito la Monna Lisa entrò a far parte della collezione permanente del Louvre (che all'epoca si chiamava Museo Napoleone). La bufala del furto napoleonico nasce forse dal fatto che i soldati napoleonici trafugarono davvero alcune opere d'arte durante la campagna d'Italia. Ma non la Gioconda.
3. PERCHÉ LO VEDIAMO SPESSO RITRATTO CON UNA MANO NEL GILET? Che fosse un tic? Un segno del feroce mal di stomaco di cui soffriva? No, semplicemente un'usanza diffusa tra coloro che si prestavano a un ritratto tra il 18°e il 19°secolo.
4. QUAL ERA IL SUO "NICKNAME"? Se fosse vissuto nell'epoca di Twitter, forse avrebbe scelto come nickname Nabulio: il soprannome con cui lo chiamavano i genitori da piccolo.
5. INNOVATORE. Fu durante le campagne napoleoniche che si cominciò a sperimentare il cibo in scatola: merito del pasticciere Nicolas François Appert che ideò un metodo di cottura del cibo in vasetti di vetro a chiusura ermetica. Appert per la sua invenzione fu premiato con 12 mila franchi.
6. STORICO. Strano ma vero, la più grande conquista della spedizione in Egitto non è militare o politica, ma scientifica: la scoperta da parte di un ufficiale francese della Stele di Rosetta, una tavola di granito dove accanto ai geroglifici c'è il testo tradotto in greco. Una scoperta di eccezionale importanza: ha aiutato i linguisti a capire finalmente i geroglifici, aprendo la strada allo studio dell'antico Egitto.
7. LEGISLATORE. Sul web circola la leggenda che in Francia ancora oggi è vietato dare a un maiale il nome Napoleone: in realtà non ne parla nessun articolo del Codice Napoleone. Che sia un'altra diceria?
In realtà il più importante lascito dell’età napoleonica sono le riforme attuate fra il 1800 e il 1804, anni durante i quali fu redatto il Codice civile, detto anche Codice Napoleone, approvato il 21 marzo 1804. Durante il periodo napoleonico, il sistema amministrativo francese abbandonò il decentramento della rivoluzione e si caratterizzò per un fortissimo accentramento statale.
Il Codice andò a toccare anche le regole per la successione imponendo che una parte delle eredità dovesse essere divisa in modo uguale tra i discendenti. Napoleone però volle che nel Codice la donna risultasse totalmente sottomessa all’uomo al quale doveva assoluta obbedienza: non poteva ad esempio sottoscrivere un contratto o avviare un’azione autonomamente. Le controversie tra coniugi potevano tuttavia essere risolte col divorzio (al quale non si fece gran ricorso, almeno in Italia), purché chiesto consensualmente.
Grazie a Napoleone venne sviluppata anche l’istruzione superiore con l’introduzione dei licei statali, scuole impegnative e riservate ai giovani di buona famiglia o di eccezionale talento. I licei napoleonici erano, come quelli di oggi, pubblici, finanziati cioè dal denaro raccolto con le tasse e con gli investimenti del governo, e i docenti erano dipendenti dello Stato.
Analogamente a quanto accade ancora oggi, le scuole private venivano sottoposte a controlli e verifiche da parte di funzionari statali e nel 1806 venne introdotto il monopolio statale dell’istruzione universitaria una sorta di Ministero per la ricerca e l’università.
8. TEMERARIO (E SUPERSTIZIOSO). E non è vero che avesse la fobia dei gatti. Lo ha precisato la storica Katharine MacDonogh nel libro "Storia dei cani e gatti a corte dai tempi del rinascimento", dopo averlo letto da più parti: non esiste alcuna evidenza storica che Napoleone soffrisse di ailurofobia. Ma era superstizioso e come molti europei del tempo si teneva lontano i gatti neri.

Un pezzo del pene di Napoleone.

9. IL MISTERO... DEL PENE. John K. Lattimer urologo della Columbia University, nel 1972 disse di aver acquistato il pene di Napoleone per 4.000 dollari. «La misura del pene di Bonaparte - spiegò, senza fornire dettagli - era di 4,5 centimetri in stato di riposo che diventavano 6,1 in erezione». Come l'urologo abbia fatto a capirlo rimane un mistero. La sua diagnosi? L'imperatore avrebbe sofferto di un problema endocrinologico che ha limitato la crescita degli organi genitali di Napoleone.
Il primo a possedere la reliquia sarebbe stato l'abate Vignali, suo cappellano a Sant'Elena. Sulla vicenda è stato scritto anche un saggio sul Journal of Sex Research: La peregrinazione postuma e itinerante del pene di Napoleone. Jean Tulard, esperto di storia napoleonica, sull'evirazione post mortem è sempre stato scettico e finché non si riesuma la salma, la questione si può archiviare come "leggenda metropolitana".


lunedì 23 agosto 2021

Quali erano le peggiori abitudini nel Rinascimento?


Quando si visita la Reggia di Versailles a Parigi, si nota che il sontuoso palazzo non ha servizi igienici. Nel Medioevo, non c'erano spazzolini da denti, profumi, deodoranti, per non parlare della carta igienica.



Escrementi umani venivano gettati dalle finestre del palazzo. In un giorno di festa, la cucina del palazzo poteva preparare un banchetto per 1500 persone, senza la minima igiene.

Nei film di oggi vediamo la gente di allora muoversi o sventolarsi. La spiegazione non è il calore, ma il cattivo odore che emettevano sotto le loro gonne (che erano fatte apposta per contenere l'odore delle loro parti intime, poiché non c'era igiene). Non si usava nemmeno fare la doccia a causa del freddo e della quasi inesistenza di acqua corrente. Solo i nobili avevano camerieri che li sventolavano, per dissipare il cattivo odore esalato dai loro corpi e dalle loro bocche, oltre che per allontanare gli insetti.



Chi è stato a Versailles ha ammirato gli enormi e bellissimi giardini che, a quel tempo, non erano solo da contemplare, ma anche usati come bagni nelle famose ballate promosse dalla monarchia, perché non c'erano bagni.



Nel Medioevo, la maggior parte dei matrimoni avveniva in giugno (per loro, l'inizio dell'estate). La ragione è semplice: il primo bagno dell'anno è stato fatto a maggio, quindi a giugno l'odore della gente era ancora tollerabile. Tuttavia, poiché alcuni odori cominciavano già a dare fastidio, le spose portavano mazzi di fiori vicino al loro corpo per coprire il fetore, da qui la spiegazione dell'origine del bouquet da sposa.



I bagni venivano fatti in un'unica enorme vasca da bagno piena di acqua calda. Il capofamiglia aveva il privilegio del primo bagno in acqua pulita.

Poi, senza cambiare l'acqua, vennero gli altri della famiglia, in ordine di età, le donne, sempre per età, e infine i bambini. I bambini erano gli ultimi a fare il bagno. Quando era il loro turno, l'acqua della vasca da bagno era così sporca che era possibile ucciderci un bambino.



I tetti delle case non avevano soffitto e le travi di legno che li sostenevano erano il posto migliore per gli animali: cani, gatti, ratti e scarafaggi per tenersi caldi.

Quando pioveva, le perdite costringevano gli animali a saltare a terra. Quelli che avevano soldi avevano piatti di latta. Alcuni tipi di cibo arrugginivano il materiale, causando la morte di molte persone per avvelenamento.



Ricordate che le abitudini igieniche dell'epoca erano terribili. I pomodori, essendo acidi, furono considerati velenosi per molto tempo, le tazze di latta erano usate per bere birra o whisky; questa combinazione lasciava talvolta l'individuo "a terra" (in una specie di narcolessia indotta dalla miscela di bevanda alcolica con ossido di stagno).

Qualcuno che passava per strada avrebbe pensato che fosse morto, così il corpo fu raccolto e preparato per il funerale. Il corpo veniva poi messo sul tavolo della cucina per alcuni giorni e la famiglia guardava, mangiava, beveva e aspettava di vedere se il morto si svegliava o no. Da qui la veglia (velatorio o velorio), che è la veglia al fianco della bara.



L'Inghilterra è un paese piccolo, dove non c'era sempre spazio per seppellire tutti i morti. Le bare venivano poi aperte, le ossa rimosse, messe in ossari e la tomba usata per un altro cadavere. A volte, quando le bare venivano aperte, si notava che c'erano graffi sui coperchi all'interno, indicando che il morto era stato, in effetti, sepolto vivo.

Così, quando la bara veniva chiusa, nacque l'idea di legare una striscia del polso del defunto, farla passare attraverso un foro fatto nella bara e legarla ad una campana. Dopo la sepoltura, qualcuno rimaneva in servizio presso la tomba per alcuni giorni. Se l'individuo si svegliava, il movimento del suo braccio faceva suonare il campanello. E sarebbe stato "salvato dalla campana", un'espressione usata da noi fino ad oggi.



domenica 22 agosto 2021

Da cosa deriva il termine cicisbeo?

Il cicisbeo nel '700 era un gentiluomo che aveva il compito di fare da accompagnatore alle donne dell'aristocrazia alle feste, alle occasioni mondane o semplicemente assisterla in assenza del marito.



Il vero termine per definirli era cavalier servente, "Cicisbeo" è una parola di origine onomatopeica che indica il suono del bisbigliare o chiacchierare sottovoce perchè nell'immaginario collettivo dell'epoca questi damerini venivano sempre immaginati a sussurrare all'orecchio delle loro dame.

Tra i compiti del cicisbeo c'era infatti anche quello di adulare, compiacere in ogni modo e "flirtare" la dama.

La figura del cicisbeo era all'epoca oggetto di derisione da parte degli intellettuali e dalla cultura dell'epoca.