
Un’analisi storica del trattato del 1800 che pose fine a un conflitto navale non dichiarato e segnò una tappa fondamentale nei rapporti transatlantici del primo Ottocento.
Mortefontaine, 30 settembre 1800 – In un elegante château immerso nella campagna francese, lontano dal clangore delle guerre europee e dal fragore degli scontri navali che avevano agitato l’Atlantico negli ultimi anni del XVIII secolo, si consumò uno degli atti diplomatici più significativi e meno celebrati della storia moderna: la firma del Trattato di Mortefontaine, noto anche come Convention del 1800. Questo accordo, siglato il 30 settembre 1800 tra la Francia post-rivoluzionaria e i giovani Stati Uniti d’America, pose fine a un conflitto non dichiarato, la cosiddetta Quasi-Guerra, e gettò le basi per una ripresa dei rapporti tra le due nazioni.
Nel 1778, in piena Guerra d’Indipendenza americana, la Francia e gli Stati Uniti avevano firmato un’alleanza storica. Quel trattato, voluto da Luigi XVI e da Benjamin Franklin, era stato determinante per la nascita degli Stati Uniti. Ma poco più di vent’anni dopo, lo scenario internazionale era radicalmente mutato. La Rivoluzione francese aveva abbattuto l’Ancien Régime e portato al potere nuove forze rivoluzionarie, spesso ostili ai principi conservatori delle altre monarchie europee.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, sotto la presidenza di John Adams, si erano avviati su una strada più prudente e filo-britannica, nonostante l’alleanza formale con la Francia. Questa frizione si intensificò dopo il Trattato di Jay del 1794 tra Washington e Londra, visto da Parigi come un tradimento. In risposta, il governo francese iniziò a intercettare e sequestrare navi mercantili americane, accusandole di violare la neutralità e di sostenere la Gran Bretagna nella sua guerra contro la Francia.
Così, tra il 1798 e il 1800, si sviluppò una guerra navale non dichiarata tra le due potenze: la Quasi-Guerra. Un conflitto senza dichiarazioni ufficiali, combattuto principalmente tra fregate e corsari, in cui la Marina degli Stati Uniti — creata da poco — dimostrò capacità sorprendenti nel difendere le proprie rotte commerciali.
Nonostante l’ostilità crescente, né la Francia né gli Stati Uniti desideravano una guerra totale. La Repubblica francese, impegnata su più fronti in Europa, non poteva permettersi un nuovo nemico oltre Atlantico. Gli Stati Uniti, da parte loro, erano ancora una giovane nazione, priva di risorse sufficienti per sostenere una guerra di lunga durata con una delle potenze più temute del mondo.
Fu così che nel 1800, grazie alla volontà di Napoleone Bonaparte, allora Primo Console della Repubblica Francese, venne avviata una delicata missione diplomatica. A rappresentare Parigi fu inviato Joseph Bonaparte, fratello del futuro imperatore. Dalla parte americana furono nominati tre commissari plenipotenziari: Oliver Ellsworth, allora Chief Justice della Corte Suprema; William Richardson Davie, ex governatore della Carolina del Nord; e William Vans Murray, ambasciatore degli Stati Uniti nei Paesi Bassi.
Le trattative si svolsero a Mortefontaine, una tenuta aristocratica nella regione dell’Oise, non lontano da Parigi. L’atmosfera era tesa ma produttiva. I francesi volevano il ristabilimento delle relazioni diplomatiche e il superamento delle clausole del trattato del 1778, ormai considerate obsolete. Gli americani chiedevano garanzie contro il sequestro delle loro navi e la cessazione delle ostilità navali.
Il Trattato di Mortefontaine, firmato il 30 settembre 1800, fu il risultato di un compromesso diplomatico maturo e realistico. I suoi principali punti possono essere riassunti come segue:
Cessazione immediata delle ostilità navali tra le due nazioni;
Ripristino delle relazioni diplomatiche, con l’invio di nuovi rappresentanti tra i due governi;
Annullamento formale del trattato del 1778, che aveva sancito l’antica alleanza franco-americana durante la guerra d’indipendenza;
Garanzia di libertà commerciale e di navigazione per entrambe le parti, secondo i principi di neutralità marittima.
Importante notare che non fu prevista alcuna forma di risarcimento per le navi e i carichi sequestrati durante la Quasi-Guerra: un punto controverso che causò tensioni interne negli Stati Uniti, dove molti armatori e mercanti si sentirono abbandonati dal proprio governo. Tuttavia, la priorità in quel momento era ristabilire la pace.
Contrariamente a quanto talvolta erroneamente riportato, il Trattato di Mortefontaine non ha nulla a che vedere con la cessione della Louisiana. La vendita di quel vasto territorio agli Stati Uniti avverrà tre anni dopo, nel 1803, con il celebre Louisiana Purchase, un accordo separato negoziato da Robert Livingston e James Monroe da una parte, e François de Barbé-Marbois per conto di Napoleone.
Il trattato del 1800 fu dunque un accordo puramente diplomatico e politico, senza implicazioni territoriali. La sua importanza risiede nel fatto che permise agli Stati Uniti di uscire indenni da un potenziale conflitto con la Francia e a quest’ultima di concentrarsi sulle guerre europee e sulla propria instabilità interna.
Il Trattato di Mortefontaine rappresenta un passaggio chiave nella diplomazia americana ed europea del primo Ottocento. Dal punto di vista statunitense, segnò una netta affermazione della volontà di rimanere neutrali nei conflitti europei, in linea con la dottrina inaugurata da George Washington. Fu anche uno dei primi esempi concreti della politica estera americana improntata alla realpolitik, più che all’ideologia.
Per la Francia, l’accordo fu un modo elegante per evitare un fronte secondario indesiderato e mantenere aperto un canale strategico con una nazione in rapida ascesa. Ma soprattutto, segnò la fine simbolica dell’antica alleanza tra monarchia francese e repubblica americana: un’alleanza figlia di un altro secolo, superata dalla corsa rivoluzionaria e imperiale che stava per travolgere l’Europa.
Oggi, a distanza di oltre due secoli, il Trattato di Mortefontaine rimane uno degli accordi più sottovalutati della storia diplomatica moderna. Firmato in un momento di transizione politica — tra la fine del Direttorio francese e l’ascesa al potere definitivo di Napoleone —, esso rappresenta un esempio di diplomazia sobria, razionale e pragmatica, capace di prevenire un conflitto senza inutili fanfare.
Nel pantheon degli accordi storici americani, spesso oscurato da trattati più celebri come quello di Versailles o il Louisiana Purchase, Mortefontaine merita di essere ricordato come un tassello essenziale nella costruzione della credibilità diplomatica degli Stati Uniti e come un episodio emblematico della difficile arte della pace in un mondo dominato dalla guerra.