domenica 23 gennaio 2022

Un brigante italiano decantato dal popolo che fu in realtà un sanguinario

Il “passator cortese".



Stefano Pelloni, passato alla Storia e alla leggenda con il soprannome di Passatore (dal mestiere del padre, che traghettava chiunque ne avesse bisogno da una sponda all’altra del fiume Lamone) nacque a Boncellino di Bagnacavallo, vicino a Forlì, nel 1824.

Operò quasi esclusivamente nei territori della Romagna, allora parte dello Stato pontificio. Secondo la narrazione popolare, il nobile scopo della sua attività era quello di sottrarre gli averi agli odiati ricchi per ridistribuirli ai poveri.

Secondo le ricostruzioni storiche, invece, il Passatore era un malvivente piuttosto crudele, che giovanissimo si era introdotto negli ambienti malavitosi attraverso le conoscenze acquisite negli anni in cui aiutava il padre sulle sponde del fiume Lamone.

Stefano Pelloni si macchiò di crimini estremamente efferati: come sezionare le sue vittime per lasciare poi i resti in strada e sparare a sangue freddo a una presunta spia all’interno del suo gruppo.

Quanto alla sua sbandierata generosità nei confronti dei poveri, anche questa pare essere una leggenda; sua sorella confessò: “Non ha mai dato nulla per bontà d’animo; se dava qualcosa lo faceva di complicità o altro”.

Saccheggiò intere città e uccise senza pietà fin quando la gendarmeria pontificia non lo freddò nel 1851.

In ogni caso la sua figura leggendaria ha sopraffatto quella storica nell’immaginario della gente, che lo considera ancora oggi un mito. A lui è dedicata persino una gara podistica di 100 chilometri che parte da Firenze e arriva a Faenza.


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