giovedì 6 gennaio 2022

Un fatto inquietante ma allo stesso tempo interessante su Jamestown

Jamestown, la prima colonia inglese permanente in Nord America, fu fondata nel maggio del 1607 da 104 coloni che giunsero a bordo di tre navi: la Susan Constant, la Discovery e la Godspeed. Fondarono la propria colonia in una sottile penisola del fiume James, costruirono un forte di legno, un magazzino, una chiesa e tot abitazioni. I coloni di Jamestown soffrirono molto di fame e malattia, e faticarono a coltivare piantagioni per via della siccità della regione e dell'inesperienza. Affidavano la sopravvivenza alle scorte che portarono successive navi di coloni e agli scambi con tribù locali di nativi americani, stabiliti grazie alle negoziazioni tra il Capitano John Smith e il leader algonchino Capo Powhatan. Nell'ottobre del 1609, Smith si ustionò per sbaglio con della polvere da sparo e fu costretto a tornare in Inghilterra per curarsi; non fece mai ritorno in Virginia. Qui sotto la foto di Jane di Jamestown.



Durante l'inverno che seguì, la situazione dei coloni di Jamestown rimasti si fece ancora più disperata. Le relazioni con i membri del clan Powhatan diventavano ogni giorno più ostili, e la debilitante siccità continuava. George Percy, che ebbe il ruolo di governatore di Jamestown durante il Periodo della Fame, scrisse nel 1625 che i coloni mangiavano i propri cavalli per sopravvivere e che poi erano passati ai cani, ai gatti e a parassiti come topi e ratti. Alla fine, scrisse Percy, finirono per praticare cannibalismo: "… Nulla fu risparmiato per rimanere in vita e si fecero cose che sembravano incredibili, come dissotterrare corpi morti dalle fosse e mangiarli. E alcuni leccarono il sangue sgorgato dai corpi dei loro compagni più deboli." Oltre a quella di Percy, altre cinque testimonianze fanno riferimento al fatto che a Jamestown si sia praticato cannibalismo in quel periodo.

Primi scavi nel sito di Jamestown hanno rivelato carcasse di cani, gatti e cavalli consumati durante l'inverno 1609–10, ma nessuna prova di resti di cadaveri cannibalizzati. Poi, durante l'agosto scorso, gli archeologi che lavoravano come parte del progetto di preservazione della Virginia e riscoperta di Jamestown (cominciato nel 1994) hanno scoperto frammenti di scheletro appartenenti a una ragazza di circa 14 anni sepolta in una cantina piena di detriti nel forte di Jamestown. Dopo aver esaminato le ossa, Douglas Owsley, un fisico antropologo del Museo di Storia Naturale Nazionale Smithsonian a Washington, ha scoperto che i resti dello scheletro della ragazza - che includono un teschio, la mandibola e un osso della gamba - presentano tutti i segni di un'accetta o di una mannaia o di un coltello, che lui ha descritto come segni rivelatori di attività cannibali. La foto sotto mostra i segni di taglio sul teschio di Jane di Jamestown.



Oswley e il capo archeologo William Kelso hanno presentato le proprie scoperte in una conferenza stampa del Museo Nazionale di Storia Naturale. Usando tecnologia come la computer grafica e lo scanner CT, insieme a materiale scultoreo e demografico, sono stati in grado di ricostruire come doveva apparire il volto della ragazza. Credono che probabilmente provenisse dalla colonia di una delle sei navi di rifornimenti arrivata nel giugno del 1609. Poteva trattarsi di una serva, anche se un'analisi a isotopi sulle ossa ha rivelato che la sua dieta doveva essere altamente proteica, suggerendo la possibilità che fosse in realtà la figlia di un gentiluomo, e uno dei colonizzatori. Visto che gli scienziati non hanno trovato prove che sia stata uccisa, è probabile che i suoi affamati compagni l'abbiano mangiata dopo che è morta per cause naturali. La foto sotto mostra la mandibola di Jane di Jamestown con segni di taglio.




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