venerdì 27 settembre 2024

Napoleone, Nelson e Collingwood: tre volti di un’epoca, uniti dalla guerra e dalla grandezza

Quando si evoca l’epopea napoleonica, l’immagine che sovente domina è quella del condottiero a cavallo, in posa imperiale, intento a ridisegnare l’Europa secondo la propria volontà. Tuttavia, per cogliere appieno la portata di quell’epoca tumultuosa, è necessario volgere lo sguardo verso il mare — e lì si stagliano, altrettanto epici, i profili di Horatio Nelson e Cuthbert Collingwood, i due ammiragli britannici che, più di chiunque altro, contrastarono l’espansionismo francese sui mari.

Il filo che lega Napoleone Bonaparte ai due eroi navali britannici non è fatto solo di battaglie e sangue, ma di una concezione totalizzante della guerra: per tutti e tre, il conflitto non fu solo uno strumento strategico, ma un elemento identitario, un destino. Napoleone, Nelson e Collingwood furono figli e interpreti di un mondo in guerra permanente, che affidava il proprio futuro al coraggio individuale, alla disciplina e alla capacità di visione.

La loro traiettoria comune culmina nel 1805, al largo di Capo Trafalgar. Napoleone aveva da poco ammassato la Grande Armée sulle coste della Manica, con l’obiettivo di invadere l’Inghilterra. Ma per realizzare quell’ambizione serviva il controllo del canale, e dunque la neutralizzazione della Royal Navy. Fu a quel punto che Nelson — già leggenda vivente — intercettò la flotta franco-spagnola dell’ammiraglio Villeneuve. Lo scontro che ne seguì, Trafalgar, fu il capolinea del sogno napoleonico di egemonia marittima.

Eppure, proprio nel momento del trionfo, la tragedia: Nelson cadde colpito da un tiratore scelto nemico, spirando a bordo della HMS Victory poco dopo aver appreso della vittoria decisiva. Il comando passò al suo secondo, Lord Collingwood, che concluse la battaglia con fermezza e lucidità, garantendo che quel trionfo non si trasformasse in una débâcle logistica. In quell’istante, la fiaccola dell’eroismo britannico passava da un uomo che incarnava la gloria — Nelson — a uno che ne rappresentava la stabilità — Collingwood.

Napoleone, pur non presente in mare, fu indirettamente ma profondamente coinvolto. Trafalgar segnò la fine definitiva della sua ambizione marittima. Da quel momento, la Francia si trovò confinata a una guerra continentale, mentre la Gran Bretagna, saldamente padrona dei mari, poteva colpire ovunque e sostenere economicamente le coalizioni anti-francesi. La supremazia navale britannica, garantita dal genio di Nelson e dalla fermezza di Collingwood, fu uno dei fattori decisivi del progressivo logoramento del progetto imperiale bonapartista.

Ma l’accostamento tra Napoleone e i suoi due rivali britannici non si limita agli eventi bellici. Tutti e tre condivisero una medesima grandezza tragica. Nelson, devoto alla patria fino all’estremo sacrificio, ma lacerato nella vita privata. Collingwood, uomo di mare severo e inflessibile, che mal sopportava la politica ma incarnava l’etica del dovere. Napoleone, titanico nell’ambizione, ma destinato all’esilio e alla solitudine. Tre uomini profondamente diversi, ma animati dallo stesso spirito di epoca: quella del coraggio individuale al servizio di un’idea superiore.

Oliver Warner, nel suo approfondito saggio pubblicato su History Today nel dicembre 1966, sottolineava come la successione di Collingwood a Nelson non fosse solo un passaggio operativo, ma un momento di continuità morale e strategica. Collingwood portò avanti la visione navale di Nelson con dedizione, mantenendo alta la guardia nei mari europei e rafforzando il blocco continentale che strangolò lentamente l’economia francese. Un'opera silenziosa e tenace, complementare alla spettacolarità napoleonica.

A distanza di oltre due secoli, il confronto fra Napoleone, Nelson e Collingwood resta un caso esemplare di come la storia si scriva anche — e soprattutto — nei momenti di tensione estrema. Dove il mare incontra la terra, dove l’ambizione incontra il sacrificio, dove il genio incontra il destino. E dove tre figure monumentali, pur su fronti opposti, finirono col definire il medesimo mondo.



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