Il Maresciallo Emmanuel de Grouchy è stato a lungo al centro di accese discussioni storiche per il suo operato nella campagna di Waterloo. La sua presunta inazione nel fermare l'armata prussiana di Blücher, consentendo così a quest'ultima di giungere in aiuto del Duca di Wellington, ha alimentato accuse di incompetenza o addirittura di tradimento. Tuttavia, il resoconto pubblicato a Wavre nel 1885 da J.B.L. Dalimont, ufficiale del Genio, prende una posizione netta: Grouchy non fu colpevole di tradimento.
Dalimont, sulla base di una ricostruzione attenta degli eventi, sostiene che il maresciallo seguì gli ordini ricevuti da Napoleone e agì in base alle informazioni disponibili. L’ordine chiave, emesso il 17 giugno 1815, gli imponeva di "seguire i prussiani" e "impedirne la riunione con Wellington". Grouchy, con un corpo d’armata di circa 33.000 uomini, si diresse verso Wavre, ritenendo che…… ritenendo che i prussiani stessero ritirandosi in quella direzione, e non che si stessero ricongiungendo con Wellington. Il 18 giugno, mentre infuriava la battaglia di Waterloo, Grouchy ricevette un messaggio da Napoleone che gli ordinava di marciare verso il campo di battaglia per colpire il fianco prussiano. Tuttavia, il maresciallo giudicò che fosse troppo tardi per un cambio di direzione e preferì continuare a impegnare i prussiani a Wavre, dove combatté una battaglia contro von Thielmann.
Dalimont sottolinea che Grouchy non disobbedì a un ordine diretto, ma eseguì la sua missione secondo le circostanze che gli si presentavano. Inoltre, l’ufficiale del Genio evidenzia come le comunicazioni fossero lente e frammentarie: Grouchy ricevette il messaggio di Napoleone solo nel tardo pomeriggio del 18 giugno, quando ormai la battaglia di Waterloo era già decisa.
L’accusa di tradimento, dunque, appare infondata. Secondo Dalimont, il maresciallo divenne il capro espiatorio del disastro francese, quando in realtà fu vittima di ordini ambigui e di una situazione strategica complessa. La vera responsabilità, secondo l’autore del resoconto, ricade su Napoleone stesso, che sottovalutò la capacità di Blücher di riorganizzarsi e intervenire rapidamente sul campo di Waterloo.
Grouchy, lungi dall’essere un traditore, fu un comandante che agì in buona fede, ma la cui prudenza si rivelò fatale per l’esito della campagna.
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